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Caso Fortuna Loffredo di Caivano (NA), la mamma poteva non accorgersi delle violenze?

Una persona in forma anonima ha voluto raccontare la sua storia e prendere le difese di Domenica Guardato, madre della piccola Fortuna, detta "Chicca", criticata perché non se n'è accorta che la bambina subiva da tempo delle violenze sessuali.

Una persona residente anche'egli in un paese a nord di Napoli che in passato ha subito delle violenze sessuali, spontaneamente ha deciso di raccontare la sua storia, che se pur non con un finale come quello di Fortuna Loffredo, detta Chicca, ha lasciato dentro di lui un segno indelebile, sentir questa persona mentre raccontava la sua storia sono rimasto traumatizzato, perché fa rabbrividire la presenza di questi mostri che approfittano delle debolezze di un bambino per fargli del male.
Ecco il suo racconto: 

"Avevo 5 anni quando tutto è cominciato, abitavo con i miei genitori in un palazzetto situato in un comune a nord di Napoli, abitavamo da soli nel piano di sopra. Un giorno il proprietario del palazzo decise di Affittare una casetta con un garage a un meccanico. Il meccanico, amico della mia famiglia aveva un figlio che allora aveva un età se non erro intorno ai 18 anni. Quel ragazzo, così giovane era già un buon meccanico, e il padre spesso si allontanava rimanendo da solo il figlio nell'officina. Io avevo solo 5 anni, con i miei genitori sempre in conflitto tra di loro e siccome padre e figlio erano amici di famiglia, io passavo molto tempo nell'officina. Un giorno quel ragazzo mi fece delle domande strane, domande che un bambino di 5 anni non sa rispondere, parlava di sesso e io non capivo l'argomento, allora lui si spogliò e cominciò ad abusare di me. Ricordo che non avevo la forza di ribellarmi come fece la piccola Fortuna. Gli abusi continuarono per mesi, ricordo che quel ragazzo tentò di abusare anche di un mio amichetto, ricordo che quell'amichetto tutti lo chiamavano "Maradona" per la sua somiglianza al calciatore, ma quel mio amichetto scappò mentre io rimasi da solo con lui è di nuovo mi violentò. Mia madre sentiva sui miei vestiti l'odore di olio di auto, insomma la puzza di lavoro che ogni persona si porta addosso quando svolge le sue mansioni, ma non si rendeva conto di quello che mi stava accadendo. Io non avevo il coraggio di dire ai miei genitori quello che mi stava accadendo. Ricordo che un giorno dissi a mio padre: "papà lo sai che il figlio del tuo amico meccanico si butta sempre addosso?" E mio padre mi rispose che il ragazzo voleva solo giocare....
Gli abusi sono durati per un annetto, finirono quando quel mostro fu chiamato alle armi, perché all'epoca c'era l'obbligo del servizio militare. Non ho mai detto nulla ai miei genitori, mi vergognavo e loro non se ne sono mai accorti, mai nessun dubbio, eppure io stavo male, neanche mia sorella maggiore e né mio fratello maggiore hanno mai capito quello che mi succedeva, neanche a scuola, non so se ero io bravo a nascondere tutto, eppure alle volte è difficile capire il dolore che c'è dentro gli occhi di un bambino. Sono cresciuto e quando arrivai ai miei 14 anni cominciai a dubitare della mia sessualità, forse perché mi portavo dentro questo dolore. Quando tutto sembrava dimenticato, questo ricordo è tornato nella mia vita, senza vergogna raccontai tutto a mia moglie e mia moglie tutt'ora mi sta aiutando insieme al psichiatra a metterci la cosiddetta pietra sopra.
Ho voluto raccontare questa storia, perché credo che la mamma di "Chicca" non ha nessuna colpa se non s'è resa conto di quello che stava succedendo, anche i miei genitori non hanno mai capito nulla, neanche mio fratello e mia sorella e nemmeno le maestre a scuola. Alle volte chi ama tenta di vedere solo la positività della persona amata senza accorgersi che magari dietro ad un sorriso ci sono tante lacrime che vengono asciugate stesso dal mostro che te le provoca. Per questo do la mia solidarietà alla mamma di Fortuna e spero che quel mostro, se è veramente colpevole, marcisca in galera per tutta la sua vita."

Che dire, sentire questa storia mi ha commosso, non credevo che un giorno avrei scritto un articolo del genere. Questo signore ha voluto raccontare la sua storia dopo che su un social io ed alcuni iscritti ci chiedevamo come mai la mamma di "Chicca" non ha mai capito quello che stava succedendo alla sua bambina.
Voglio ringraziare questa persona che mi ha dato l'autorizzazione pur in forma anonima di raccontare la sua storia, purtroppo, probabilmente parecchi bambini subiscono delle violenze in silenzio, forse perché qualche mostro, in tenere età fa capire ad un bambino che cos'è la vergogna, un sentimento che un bambino non dovrebbe conoscere e che alla sua conoscenza si rimane zitti e indifesi.

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