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Caso Anemone. Sottigliezze semantiche

Caso Anemone. Sottigliezze semantiche

Dunque, abbiamo il premier che, improvvisamente, si adira e si adonta per le notizie su una gigantesca organizzazione malavitosa che gli ruota intorno, nelle persone di alcuni suoi ministri e collaboratori di suoi ministri, più o meno (in)consapevoli. Il premier è come noi, garantista ma non fesso, e si chiede come sia possibile che qualcuno sia in politica per rubare (scusate il francesismo), anziché per “servire il popolo”. Sono cose da non credere, signora mia.

Al contempo il Cav. si ostina a dire che non c’è nessuna Tangentopoli, ma solo casi individuali. E qui sorge un problema semantico, oltre che politico: meglio avere una classe politica che “ruba per il partito” o una moltitudine di politici che rubano per sé? E soprattutto, siamo certi che all’elettorato freghi qualcosa della differenza? Che ne sarà della strategia berlusconiana di riforma delle intercettazioni, non sarà che c’è il rischio che i cittadini equivochino sul provvedimento, e finiscano col correlarlo ad una volontà di insabbiamento? Come potrà Berlusconi andare davanti alle assise confindustriali chiedendo quanti imprenditori si sentano ascoltati quando alzano il telefono? La tempistica è davvero sfortunata, non c’è che dire. Ma Berlusconi, a sua volta travolto dalle dissonanze cognitive (perdonate il recente abuso dell’espressione, ma davvero non troviamo di meglio per descrivere lo smottamento della realtà addosso al povero Pdl), non rinuncia a prendersela con i giudici, anche se ha smesso di parlare di complotto.

Resta da capire se i suoi pretoriani faranno lo stesso. Dopo le narrative di Claudio Scajola e Stefania Craxi (che non è una pretoriana ma solo una piccola cliente del Cav.) ci era sfuggito, giorni addietro, il teorema di Denis Verdini, basato sul metodo scientifico:

“Ma certo c’è una puntualità nel ripetersi di certi fatti. Io sono fiorentino, mi piace citare il metodo di Galileo. Se un fatto si ripete costantemente, è scientifico. Mi pare che certi meccanismi attuali lo siano. (…) Questo grande partito che è il Pdl presta il fianco agli avversari che non vogliono le riforme di cui l’Italia ha bisogno”

E’ scientifico che in questo paese ci sia una elevata propensione a rubare? Che abbiamo una classe politica tra le più costose del mondo (basandosi sui dati dei rimborsi elettorali) che non disdegna di farsi pagare gli appartamenti da appaltatori della pubblica amministrazione? Definire “scientifico”, per favore, con o senza Galileo. E comunque Verdini è troppo pessimista, alcune riforme non sono state bloccate dalla Spectre. Per esempio quella teorizzata da Gaetano Quagliariello per l’introduzione del “centralismo mediatico”, che in Rai hanno iniziato ad applicare fedelmente.

Il premier ora si trova di fronte alle sue stesse contraddizioni, manco fosse un Veltroni qualunque: “tutti rubano”, ma anche “non esiste una nuova Tangentopoli”. Siamo pronti a colpire la corruzione, ma il relativo disegno di legge è stato rapito dagli alieni. Volevamo liberare dai tradizionali “lacci e lacciuoli” la Protezione civile, creare una bella SpA con cui fare tutto a trattativa privata, per portare celere conforto a orfani e vedove, ma ci siamo accorti che la spa era già operativa, mignotte incluse.

Che accadrà? Difficile dirlo, anche se ci corre l’obbligo di evidenziare che pubblicare elenchi, come è stato fatto per la “lista Anemone”, è vagamente barbarico, perché associa in un’unica notte vacche che non sarebbero neppure tutte nere, come i furbetti dell’appaltino ed inconsapevoli inquilini che nulla sapevano (né erano tenuti a farlo) su chi fosse l’impresa incaricata di ristrutturare il loro appartamento per conto della proprietà. Come sempre, in questo paese, non riusciamo a distinguere il grano dal loglio, ammassando in un’unica indistinta melma guardie e ladri, vittime e carnefici. A noi italiani è la memoria che ci frega. Da sempre, non solo dal 1994.

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