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 Home page > Attualità > Società > Caro Peppino, grazie!

Caro Peppino, grazie!

Caro Peppino,

sono già passati 35 anni da quella maledetta sera tra l'8 e il 9 maggio 1978 in cui alcuni scagnozzi assassini mandati dai vertici della famiglia mafiosa di Cinisi (Palermo) - il capo Gaetano Badalamenti e il fedelissimo Vito Palazzolo - ti prelevarono insieme alla tua Fiat 850, ti ridussero con violenza in stato di incoscienza (o, più verosimilmente, ti uccisero), ti trasportarono a bordo dell'auto sulla linea ferroviaria Palermo-Trapani all'altezza di una contrada di Cinisi, ti adagiarono sui binari e ti posizionarono sul bacino una carica di 5 chili di esplosivo, fatta infine deflagrare.

Il tuo povero corpo fu martoriato e dilaniato, i tuoi numerosi frammenti anatomici si sparsero in ogni dove nel raggio di 300 metri. Il composto di nitroluene (un derivato del tritolo) utilizzato per l'esplosivo proveniva dalle cave di Badalamenti e del suo clan.

Non solo. 

Dopo il truculento omicidio i mafiosi inscenarono un attentato dinamitardo da te premeditato ed eseguito, facendoti passare per un terrorista al fine di ottenere il duplice scopo di allontanare il movente mafioso e di salvaguardare l'onore degli Impastato (tuo padre era un mafioso vicino a Badalamenti). 

Lo Stato italiano si è voluto bere questa messa in scena per tanti, troppi anni, fino a quando tra il 2001 e il 2002 la terza sezione penale della Corte di Assise di Palermo ha condannato - come ideatori e mandanti della tua morte - i boss di Cinisi Gaetano Badalamenti e Vito Palazzolo, il primo all'ergastolo e il secondo a 30 anni di carcere.

Attraverso la tua attiva militanza nei partiti della sinistra extra-parlamentare (Lotta Continua, Unione Comunisti Italiani Marxista-Leninista e Democrazia Proletaria), hai sempre manifestato apertamente le tue idee con tutti i mezzi a tua disposizione e con azioni anche eclatanti, ma non ricorrendo mai alla violenza. Sei sempre stato aperto al confronto, ma intransigente contro qualsiasi forma di sopraffazione e ingiustizia. 

Per anni hai denunciato pubblicamente i crimini mafiosi e le relative collusioni politiche e amministrative, soprattutto con la Democrazia Cristiana. 

Con entusiasmo e fervore, hai lottato per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla mafia, sulle speculazioni edilizie e sulla deturpazione del territorio. 

Hai smascherato lo sfruttamento indiscriminato delle cave di mafia, attivate in concomitanza con l'inizio dei lavori dell'autostrada Palermo-Mazara del Vallo (con relativa, irrimediabile devastazione delle montagne); lo scempio delle spiagge causato dal cemento incontrollato, dalle lottizzazioni selvagge e dalle licenze edilizie rilasciate dal Comune di Cinisi; le miliardarie speculazioni edilizie sotto i ricatti e le minacce incrociate dei mafiosi e dei loro amichetti democristiani; le pazze spese inutili dell'amministrazione comunale in favore degli amici degli amici; la realizzazione imminente di un inceneritore per rifiuti.

Ti sei candidato alle elezioni comunali di Cinisi indette il 14 maggio 1978, ma ti hanno ucciso cinque giorni prima. Hai tenuto comizi in piazza, allestito mostre fotografiche, effettuato attività di volantinaggio, promosso riunioni con i tuoi compagni di vita e di partito. Proprio quell'8 maggio 1978 avevi preparato l'ultimo comizio della tua campagna elettorale che avresti dovuto tenere il giorno seguente. 

Hai pubblicamente indicato - e senza mezzi termini - Gaetano Badalamenti per quello che tutti sapevano essere, ma che nessuno aveva il coraggio di dire: un potente boss trafficante di droga legato a molti imprenditori e politici. 

Il tuo prediletto strumento di denuncia è stato indubbiamente la satira, utilizzata a piene mani parlando ai microfoni di Radio Aut - da te fondata - durante la trasmissione Onda Pazza. Hai avuto la geniale - e insopportabilmente irritante per i mafiosi e i loro complici - idea di utilizzare l'irriverente dileggio tipico del linguaggio satirico per mettere a nudo la personalità mafiosa, i suoi interessi e le sue connivenze politiche.

Chiamavi il Municipio di Cinisi "il Maficipio di Mafiopoli" e Gaetano Badalamenti, il boss incontrastato di Cinisi, "Tano Seduto". Hai così tremendamente violato il muro di omertà e complicità che si respirava a Cinisi e in Sicilia, attraverso una tale irriverenza da poterti fermare solo chiudendoti la bocca per sempre. La mafia non poteva permettere che le tue denunce proseguissero ulteriormente, soprattutto se fossi stato eletto addirittura in consiglio comunale.

Caro Peppino, sei morto a soli 30 anni per aver incessantemente lottato, fino all'ultimo giorno, contro quella "montagna di merda" che è la mafia e i suoi uomini infiltrati nelle imprese, nelle istituzioni e nella società.

Ancora oggi, purtroppo, una larghissima parte di siciliani e italiani è addormentata di fronte ai rapporti intessuti dai vari Andreotti, Lombardo, Cuffaro, Crisafulli, Dell'Utri, Schifani,...

Ti prego, Peppino, aiutaci a seguire il tuo esempio, a considerare i mafiosi e i loro amici per quello che sono - una banda di schifosi assassini -, a vivere ogni giorno secondo i principi della democrazia e della legalità, a combattere in prima persona per svegliare le coscienze intorpidite di questo povero e triste paese, che non solo non disprezza i mafiosi, ma li usa per promuovere reciproci sporchi interessi.

Ti prego, Peppino, aiutaci. 

Nel frattempo, sperando che il tuo esempio possa un giorno far sì che sia la mafia a soccombere e non più chi la combatta, ti dico solo: grazie!

 

 

P.s.: Caro Peppino, l'anno scorso il parroco della parrocchia "Ecce Homo" di Cinisi, don Pietro D'Aleo, non ha voluto celebrare una messa in tuo ricordo sostenendo che "i tempi non sono maturi", mentre la presidente del Consiglio Parrocchiale di Azione Cattolica, Caterina Palazzolo, non ha avuto una minore faccia tosta nell'affermare che "con la veglia di preghiera ("per la legalità e la giustizia sociale", officiata da don Ciotti, nda) abbiamo cercato una soluzione nel segno del dialogo. La messa sarebbe stata vista male soprattutto all'interno del mondo comunista, più che dentro la Chiesa".

Lo so, caro Peppino, è mortificante e avvilente dover appurare ancora oggi la presenza di chi pensa vi siano tempi più o meno maturi per ricordare le vittime di mafia o che - per farlo - sia necessario scendere a compromessi non si sa bene con chi (o forse si sa benissimo e tu lo hai ben chiaro più di chiunque altro).

Aiutaci, caro Peppino, il tuo sostegno è sempre più indispensabile.

 

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