Sempre a Proposito del Processo breve
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Mi viene in mente il reparto di un ospedale. Vi sono malati
lievi e gravi. La strumentazione fornita ai sanitari non è adeguata, mancano
gli infermieri e vi sono pochi medici. Nell’ambito ospedaliero si aggirano
grossi ratti e luridi insetti di ogni tipo.
I pazienti stentano a guarire: i malati meno gravi si
infettano, quelli gravi a volte defungono; tutti restano per mesi in attesa di
un esito, anche quelli affetti da patologie tali che la letteratura mondiale le
classifica di breve durata e con rapido esito fausto.
Arriva qualcuno dal Ministero a ispezionare il nosocomio e
decide che così non si può più andare avanti. Tornato al Ministero redige un
promemoria per il Ministro e questi lo sottoscrive e lo rinvia con una sua nota
ai propri Direttori generali.
La nota programmatica dice: "è necessario che si
assumano adeguati provvedimenti perché le degenze all’interno dell’ospedale di
... abbiano una ragionevole durata."
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La nota del Ministro è impegnativa, ma questi non si
accontenta: chiama i suoi Direttori e pretende che la sottoscrivano tutti. Cosa
che puntualmente avviene.
I “capi” del Ministero cominciano così a studiare le
possibili soluzioni per quell’ospedale. Pressoché tutti comunque, dopo avere
ascoltato i sanitari del centro in questione, concordano sul seguente
protocollo:
risanamento igienico della struttura, incremento degli
organici di medici e paramedici, acquisizione di adeguati presìdi (apparecchi di radiologia, strumentazioni da
sala operatoria, farmaci e medicinali, carta igienica per i cessi, ecc.).
Alla fine i Tecnici, redatta la lista delle necessità,
completano la loro relazione con i relativi costi.
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Il Ministro, che ha i cordoni della borsa tirati, perché
preferisce che i soldi in sua dotazione siano spesi secondo come il suo
arbitrio gli suggerisce, legge la
relazione e la classifica come “opera di sabotaggio ordita da funzionari comunisti,
tristo lascito del precedente governo”.
Riconvoca i suoi Direttori e mostrando la lettera
programmatica da costoro sottoscritta, nella quale c’è scritto di portare i
tempi della degenza nell’ospedale di ... entro una ragionevole durata, li minaccia
di licenziarli in tronco, qualora non sostengano la sua proposta operativa.
Quale?
"Stabilire, ope legis, che nell’ospedale di ... , per
le patologie non gravi, la durata massima delle degenze non superi la
settimana; per quelle medie i 10 giorni; per quelle gravi e gravissime
rispettivamente i 15 e i 20 giorni".
Nulla più.
A detta del Ministro, infatti, è un diritto dei pazienti
quello di essere curati nel più breve tempo possibile.
Non solo, così continua il Ministro ai Direttori:
“Essendo un diritto sacrosanto dei pazienti quello relativo
alla ragionevole durata della degenza, il provvedimento che voi dovrete
sostenere, pena il vostro licenziamento, si applichi anche, anzi soprattutto,
ai casi pregressi. Per cui l’ospedale verrà immediatamente liberato dai propri
degenti”.
Va da sé che i tempi citati della ragionevole durata delle
degenze sono in linea – anzi li migliorano – con quelli presenti nella
letteratura medica mondiale aggiornata (a non essere in linea sono le
condizioni dell’ospedale, n.d.r.).
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Quasi tutti i Direttori, per difendere il proprio posto,
sottoscrivono il provvedimento. Solo in pochi si rifiutano e vengono deferiti
al Consiglio di Disciplina del Ministero (fatto di “probi viri”).
In particolare uno dei Direttori, che ebbe a difendere a
gran voce la strategia per cui prima si deve rimettere a posto l’ospedale e poi
cercare così di ridurre i tempi di degenza, anzi, i tempi relativi alla
guarigione dei pazienti, viene immediatamente cacciato dal Ministero, in quanto
definito “incompatibile con le strategie operative della struttura",
perseguitato sulla stampa edita dal fratello del Ministro (per una strana
storia connessa a una eredità), e in seguito accusato di essersi autonomamente
licenziato con intenti traditori nei confronti del Ministro.
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Ma quali sono gli interessi del Ministro verso i quali preferisce indirizzare il bilancio del
Ministero?
Strano ma vero:
il Ministro della Sanità nella vita privata fa il
“Necroforo”!
Si proprio quello: come dire, è impresario di pompe funebri. Anzi, il
titolare della maggiore Agenzia nazionale di pompe funebri, con interessi anche
nelle fabbriche di casse da morto, nel racket delle riesumazioni, nella
edilizia cimiteriale e cointeressenze nella vendita delle indulgenze.
Nessuno però ha avuto mai nulla da ridire su un conflitto di interessi, sempre possibile, tra
il più grande impresario di agenzie mortuarie della nazione e il suo ruolo di
Ministro della Salute Pubblica?
In effetti, no! sarà perché l’accorto Imprenditore aveva nel
frattempo intestato la proprietà delle sue agenzie al proprio fratello? perché
assegnò al figlio di primo letto e alla figlia, una ninfetta che si delizia a correre in moto
d’acqua mostrandosi in top less ai turisti, l’affare dei necrologi?
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Morale.
Una storia come questa sopra è raccapricciante e talmente
assurda da essere ritenuta impossibile.
Impossibile davvero?
Proviamo a dimenticare per un momento l’importanza della
salute del corpo di ogni singolo individuo e proviamo a concentrarci sulla
salute dello Stato di Diritto.
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Fatto?
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Bene: allora ci verrà in mente che, per esempio, nella
antica Roma, pur essendo i presìdi sanitari alquanto primitivi, lo Stato non
rinunciava, anzi si faceva della cosa un punto d’orgoglio, alla salute dei
rapporti civili.
I romani infatti curarono nei minimi dettaglio il loro
sistema della Giustizia, al punto che ancora oggi le Istituzioni di Diritto
Romano sono un cardine nello studio del Diritto.
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Alla luce di questo, vi appare ancora tanto assurdo
l’esempio per il quale il rispetto del diritto, per lo Stato, deve non essere
considerato da meno del rispetto per la salute delle anime (per i credenti) o
dei corpi per tutti i cittadini?
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Infine chi si dica sbigottito per la assurdità del mio
esempio; chi pensi sia impossibile che un simile Ministro possa esistere in uno
Stato civile; rifletta sulla condizione nazionale italiana.
Da noi un Presidente del Consiglio dei Ministri così ce lo
abbiamo davvero.
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Assecondare le pretese del Primo Ministro su “la ragionevole
durata dei processi”, fa diventare chi lo facesse simile a quei Direttori del
Ministero della Salute, pronti a sottoscrivere, in base ad un indefinito
indirizzo programmatico, qualsiasi nefandezza.
Perché:
-1)
per salvare il proprio posto e poltrona;
-2)
per far sì che il proprio padrone (nell’esempio il Ministro
della sanità Impresario di Pompe Funebri, nella realtà un Presidente del
Consiglio con molti processi a carico che vuole siano prescritti i processi
pendenti e soprattutto i suoi) possa uscire dalla vicenda:
“più ricco e più potente che pria!!!
Bravo! – Grazie! (così Gastone).
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Finiani, Futuristi, Liberali, avete capito?
NO AL PROCESSO BREVE. Senza "se e senza ma".