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Carcere per gli evasori e dichiarazione dei redditi pubblica. Lo stato della commedia dell’arte

Mentre la decomposizione del governo italiano diffonde in tutta Eurolandia un fetore insopportabile, malgrado dalle parti di Bruxelles e Francoforte in molti continuino a turarsi masochisticamente il naso, continuano le evoluzioni dell’esecutivo di Silvio Berlusconi, l’uomo a cui perfettamente si attaglia uno dei più celebri aforismi del padre del teatro dell’assurdo, Eugène Ionesco: “Prendete un circolo, accarezzatelo. Diventerà vizioso”

Ed è proprio quanto sta accadendo in questi giorni, con il grande ritorno di Giulio Tremonti sul palcoscenico di questa farsa infinita. Chi volesse un rapido compendio degli atti precedenti può fare riferimento a questo bignami di Francesco De Dominicis, che purtroppo è ormai divenuto obsoleto, ma che certamente sarà aggiornato nei prossimi giorni.

Venghino, venghino, signore e signori: più gente entra, più bestie si vedono. A questo giro abbiamo il carcere per evasione fiscale eccedente i tre milioni di euro, e la pubblicazione online delle liste dei contribuenti italiani. Ancora una volta, Giulio Tremonti si è trasformato nel doppio che lo ossessiona da una vita, e rispetto al quale si sente evidentemente in condizioni di inferiorità intellettuale (anche perché palesemente lo è): Vincenzo Visco.

E pensate che questa è la stessa coalizione, lo stesso ministro e lo stesso premier che, ai tempi della pubblicazione degli elenchi delle dichiarazioni dei redditi del 2005 per mano di Visco medesimo, gridarono allo “stato di polizia tributaria”. Una domanda per voi lettori, che siete uomini di mondo anche se non avete fatto il militare a Cuneo: a che serve, esattamente, la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi, sapendo che vi sono redditi che da lì non transitano, come quelli di capitale, perché tassati a cedolare secca? Forse serviranno ad alimentare l’invidia sociale di un popolo ormai incarognito ed incattivito, abituato a guardare il mondo dal buco della serratura di un infinito reality show? Oppure a spingere torme di vicini di casa, inguattati dietro il computer, a chiamare sdegnati il 117, altro servizio istituito da Visco?

Ma non sarebbe stato molto più semplice ordinare ai contribuenti di compilare ogni anno una dichiarazione patrimoniale ed obbligare le banche a consegnare i tabulati dei movimenti di conto corrente, per trovare l’unica vera quadra? Oppure negoziare con la Svizzera un accordo come quello chiuso da Regno Unito e Germania, rispetto ai capitali esportati? No, vero?

Il risultato finale è una manovra che non è tale, frutto della condizione terminale di questo esecutivo. Purtroppo, lo stallo è completo. Abbiamo un esecutivo in avanzato stato di decomposizione ma che riesce a trovare sempre, al momento dei voti di fiducia, una cosiddetta maggioranza, per motivi facilmente intuibili. Il capo dello stato è chiaramente impotente, non esistendo in parlamento una maggioranza alternativa. Vuoi perché l’opposizione sta aspettando che Berlusconi si suicidi (cosa che è molto ben avviato a fare, portandosi però dietro l’intero paese), vuoi perché, in questo parlamento, tutti sono ricattabili da tutti, e quindi è meglio lo status quo ed il collaudato gioco delle parti. L’Italia è un paese a somma minore di zero, costruito com’è su corporazioni e ricatti incrociati.

Per questo non si riuscirà ad arrivare ad un governo tecnico, l’unico che potrebbe recidere questo inviluppo. Almeno fin quando i mercati non diranno che può bastare. Per oggi, abbiamo terminato. Domani leggerete le analisi dei nostri retroscenisti, mentre vi recherete al lavoro (per chi ne ha uno). Ma non disperate, perché nulla dura in eterno, nella vita. Un giorno vi sveglierete, e scoprirete che è stato tutto un brutto sogno, ripromettendovi di non mangiare pesante, prima di coricarvi.

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