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Carbon free: l’obiettivo comune

Alla prima rivoluzione industriale, nata in Inghilterra nel 1850, seguirono altre fasi di progresso tecnologico, che però continuarono ad avere nell’utilizzo di massa degli operai la loro struttura produttiva.

 Solo alla fine degli anni ’70 con la disponibilità di microprocessori e computer si crearono le condizioni per l’automazione e la robotica, che determinarono quella che, secondo me, è sostanzialmente la seconda rivoluzione industriale, la cui discontinuità con la prima è determinata dalla diminuzione del numero degli addetti alla produzione, fase nella quale siamo coinvolti tuttora. E’ banale sostenerlo, ma questi eventi sono stati decisi e realizzati dal potere capitalista che continua tutt’oggi a muoversi nella direzione del profitto e non del bene comune. Tutta l’economia mondiale si muove con questa logica: è guidata dal “pensiero unico”, dalla eterna crescita, dal profitto, dalla concorrenza, dall’automazione, dal consumismo, della globalizzazione. Dopo 170 anni di “progresso” forse è il caso di elencare qualche problemino che quel tipo di sviluppo ha creato: riscaldamento globale dell’ecosistema dovuto alla combustione dei fossili (carbone, petrolio, gas) per produrre energia, con conseguenti fenomeni di scioglimento dei ghiacciai, aumento del livello dei mari, fenomeni di cambiamento del clima con eventi estremi sia di siccità che di freddo, desertificazione che avanza in molti paesi, inquinamento incredibile di plastica in tutti i mari, che, accompagnato dall’inquinamento chimico, fa diminuire il patrimonio ittico e lo rende pericoloso per il consumo umano. L’aria, l’acqua, la terra sono anche esse profondamente inquinate, le polveri sottili emesse dalle auto sono causa di malattie dell’apparato respiratorio, i cibi sono pieni di veleni chimici e tutto ciò che mandiamo in atmosfera ricade giù con le piogge che inquinano anche ciò che viene coltivato con metodi biologici. Le cose sono arrivate ad un punto di non ritorno, con la possibilità di creare tragedie globali, ma solo gli scienziati ed i giovani e giovanissimi di tutto il mondo si sono accorti che non c’è futuro se si continua a bruciare fossili. La “decarbonizzazione” dell’economia mondiale con le rinnovabili, ossia lasciare carbone, petrolio, gas sotto terra e quindi passare alla terza o quarta rivoluzione industriale, sarebbe la prima rivoluzione contro gli interessi dei grandi gruppi capitalistici multinazionali, che vogliono continuare a distruggere l’ecosistema badando solo ai propri interessi, deridendo e calunniando chiunque si opponga. Per la prima volta nella storia i giovani di tutto il mondo sono uniti da un obiettivo comune, al di là di divisioni etniche, religiose, politiche, che è quello di garantirsi il futuro nel passaggio rivoluzionario dai fossili alle rinnovabili. Greta Thunberg ha fatto da detonatore ad una emergenza ambientale, che da 30 anni viene denunciata inutilmente dagli scienziati (eccetto quelli a libro paga dai petrolieri) e viene seguita e ascoltata, in quanto i fenomeni causati dalla carbonizzazione si vedono e si sentono nella vita di ogni giorno, e i giovani sanno che la posta in gioco è la loro salute e la loro esistenza, perciò sarà ben difficile fermarli o imbrogliarli. Da questa nuova cultura e dalle lotte che ne seguiranno, nascerà una nuova classe dirigente che dovrà diventare politica perché la vecchia politica è quella che non ha mosso un dito contro gli inquinatori ed è complice del disastro. Paolo De Gregorio

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