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Capitalesimo. Il feudalesimo finanziario

Paolo Gila, noto giornalista della Rai, ha pubblicato “Capitalesimo” (Bollati Boringhieri, 2013), un saggio limpido e approfondito che rivela le grandi malizie legali del capitalismo anglosassone.

L’attuale economia finanziaria è una forma indiretta di feudalesimo che opera tramite le moderne reti finanziarie e i sistemi automatizzati di gestione dei derivati, e Gila rivela il principale segreto del potere finanziario anglosassone, che conserva la ricchezza attraverso il Trust, un sistema legale di origine medievale.

Nell’istituto del Trust “non esiste la figura della proprietà o del proprietario. Esiste la figura del bene (mobile, immobile o quant’altro) di colui che lo cede in gestione, di colui che lo gestisce e di colui che trae i benefici della gestione” (Antonio Scipione, legale di Chieti, p. 217). In questo modo i feudatari della finanza possono prendere tre piccioni con una fava: l’anonimato, l’elusione delle tasse, le truffe più o meno legalizzate (soprattutto tramite le società nate nei paradisi fiscali).

D’altra parte, “Tra i primi cento miliardari al mondo, Forbes ne conta 32 statunitensi, altri 18 sono russi e una decina indiani. Gli italiani sono 4 e per il momento non compaiono i cinesi” (p. 246). E bisogna considerare che la maggiore concentrazione di milionari italiani non la troviamo nel laborioso Nord Italia, ma a Roma, l’indolente capitale della Repubblica Burocratica Italiana.

Comunque Paolo Gila è un comunicatore eclettico e agile, sa muoversi in molti ambiti e riesce a descrivere bene il dominio della casta finanziaria anglosassone che ha trasformato il pianeta in un casinò senza confini: “la reale ricchezza prodotta da tutte le nazioni è pari a circa 70 mila miliardi di dollari, ma l’ingegneria finanziaria ha creato ad arte un valore virtuale di scambi che vale trenta volte tanto”. Anche le agenzie di rating sono parte di un colossale sistema di conflitti di interessi che rischia di implodere insieme all’incredibile ragnatela di bit inflazionati e di notizie taroccate.

Infatti tutti “i gestori dicono di essere professionalmente disposti alla tutela dei risparmi, ma sappiamo che sono alla ricerca di numerose e laute provvigioni, dalle quali dipendono i loro stipendi e le loro provvigioni. Se non si separano i risparmi dei cittadini dal sistema ingegnerizzato dei derivati finanziari che pochi capiscono e dominano, il rischio di assistere al fenomeno del trafugamento di ricchezze diverrà ancora più elevato” (p. 260). Poi arriveranno i fantasmi del Ventinove e i demoni del 2013, che faranno impazzire le borse e quasi tutti gli operatori finanziari.

Paolo Gila è un giornalista economico-finanziario della Rai di Milano. Ha ideato l’indice Ifiit, il primo indice di fiducia sugli investimenti nelle nuove tecnologie, riconosciuto dall’Agenzia dell’Innovazione e dal Ministero dello Sviluppo Economico.

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