“Campo largo” o “Campo giusto” quale possibile scelta?
Con la rottura operata dal M5S circa le elezioni regionali in Liguria, seguita da quella in Emilia Romagna ed Umbria, le differenze tra l’impostazione di Conte e quella della Schlein è emersa in tutta la sua complessità. Invitato da Bruna Vespa alla trasmissione Cinque minuti, su Raiuno, alla domanda circa l’esistenza del “campo largo”, Conte ha risposto che “ non esiste più”.
La verità è che Conte tutte le volte che è stato interpellato sul tema ha sempre parlato di “campo giusto” mai di “campo largo” per cui la dichiarazione alla trasmissione condotta da Bruno Vespa non è una novità. Liquidare le dichiarazioni di Conte come semplice tattica, dovuta al conflitto interno al M5S alimentato dal ritorno del “padre padrone” del movimento Beppe Grillo, è di una superficialità più unica che rara. Purtroppo il servilismo dei media nazionali è disarmante. La prima cosa da evidenziare è che la posizione di Conte non è affatto isolata, Avs ( Alleanza Verdi – Sinistra) è dello stesso avviso. M5S e Avs sono fondamentali ai fini della costruzione di una coalizione alternativa al centro – destra. Stando ai sondaggi , M5S e Avs sommati fanno il 16 – 17% per cui pensare di poterne fare a meno è pura follia come provano le scorse elezioni politiche quando la coalizione costruita dal Pd guidato da Letta ne è uscita con le ossa rotte. La costruzione di una coalizione alternativa al centro – destra non può essere ridotta ad una semplice sommatoria di partiti e cartelli elettorali. Il “ campo largo” teorizzato dalla Schlein è una semplice sommatoria di sigle. Il ragionamento della Schlein oltre ad essere stantio è banale e politicamente superficiale. La Segretaria del PD dovrebbe sapere che, in politica, 1+ 1 non fa necessariamente 2. Le elezioni regionali in Abruzzo, esempio di “campo largo“, a quanto pare non hanno insegnato nulla. In Abruzzo la coalizione di centro – sinistra teneva insieme sia il M5S che Azione di Calenda, il risultato è stato che tanto una parte degli elettori del partito personale di Calenda quanto del M5S hanno votato altro o si sono astenuti. Il “ campo largo” non si giustifica nemmeno rispetto ai vincoli imposti dal sistema elettorale, le elezioni politiche ultime lo provano. “ Campo largo” e Campo giusto” sono strategie politiche alternative tra di loro. Le due ipotesi segnando il confine delle alleanze finiscono con il definire il programma facendo emergere l’incompatibilità di Renzi e Calenda con il M5S. Il “ campo largo” di cui blatera la Schlein è solo una “brutta copia” de l’Ulivo e de l’Unione di Prodi. Non capire che quelle stagioni politiche sono morte e sepolte significa non avere chiaro il quadro politico e nel contempo non comprendere le trasformazioni che hanno interessato la società italiana nell’ultimo quarto di secolo. Il semplice richiamo ad una sorta di “fronte comune antifascista” non regge. L’egemonia neoliberale ha reso inutili gli armamentari ideologici propri della “ modernità”. La post modernità ha reso residuali tanto il fascismo quanto l’antifascismo per cui sono categorie incapaci di mobilitare le masse sia in un senso che nell’altro. Il M5S dopo il risultato delle elezioni politiche ed europee ha avviato una riflessione politica sulla propria identità e collocazione lungo l’asse sinistra – destra. Lo scontro tra Conte e Grillo riguarda la collocazione del M5S e quindi il suo profilo politico, non è una semplice questione di guida del movimento. Gli eletti del M5S al parlamento UE, guidati dall’ex Presidente dell’INPS Pasquale Tridico, hanno aderito al gruppo parlamentare The Left. Di tale gruppo parlamentare fanno parte: Insoumise, partiti comunisti, socialisti ed ecosocialisti. The Left è un gruppo parlamentare con connotati politici fin troppo chiari. Critico verso questa U.E. ritenuta poco democratica ed espressione degli interessi del capitalismo e dell’ideologia neoliberale; in merito alla transizione ecologica ritiene che non debba essere scissa da politiche di giustizia sociale; è contro la NATO e il Trattato di Maastricht ed fortemente pacifista rispetto ai conflitti bellici in corso in Europa e nel Medio Oriente. Su questi temi The Left ha posizioni differenti dal gruppo dei Socialisti & Democratici al quale aderisce il PD. Il gruppo parlamentare S&D ha sostenuto l’elezione della von der Layen insieme a Liberali, Popolari e Verdi; il M5S in linea con il gruppo The Left ha votato contro. L’adesione del M5S al gruppo The Left nel parlamento europeo ha posto fine alla confusione che ha regnato tra i parlamentari “grillini” negli anni passati. Altro elemento di distinzione è la diversa opinione circa il piano Draghi. Il giudizio di Tridico è stato netto . Ha dichiarato il capo delegazione del M5S al Parlamento Ue << Il rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi alla Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo non risponde in maniera sufficiente alle gravi e importanti sfide che sono dinanzi all’Unione europea. Il tema della guerra in Ucraina che ha destabilizzato il mercato energetico e rallentato la transizione verde non viene affrontato nell’ottica dell’unico interesse europeo che è quello di una soluzione pacifica, duratura e giusta. Il solo accento al rafforzamento della difesa europea lascia presagire la trasformazione dell’economia europea in una economia di guerra che avrà come unica conseguenza quella di distrarre ulteriori fondi alla competitività delle imprese e alla spesa sociale, uno scenario che manderà in macerie il welfare europeo che nel mondo tutti ci invidiano>> (n.d.r. estratto dalla dichiarazione del prof. Tridico riportata dall’Ansa del 04/09/24). Ciò che accade nelle istituzioni europee ha riflessi anche sul quadro nazionale per cui pensare che “campo giusto” e “campo largo” siano la stessa cosa è fuori luogo. he ci siano questioni sulle quali M5S, PD e Avs si trovano concordi non vuol dire che “campo giusto” e “ campo largo” sono la stessa cosa. Un solo esempio per chiarire. La battaglia contro il regionalismo differenziato, ammesso che il referendum abrogativo venga vinto non è detto che poi M5S e Pd troveranno una quadra rispetto a come dare corso all’applicazione del Titolo V della Costituzione. Se non fosse ancora chiaro il referendum abrogativo della Legge Calderoli sul regionalismo differenziato non rimuove il Titolo V della Costituzione che resta come un macigno ricordando a tutti che il decentramento dal 2001 è previsto dalla Carta Costituzionale. Il “ campo largo” è il solito tentativo egemone del Pd che punta a tenere dentro ltalia Viva, + Europa e Azione sperando in questo modo di ritagliandosi una posizione all’interno dello “campo”. Il “campo giusto” è altra cosa. Tenendo fuori Renzi e Calenda , per coerenza dovrebbe essere esclusa anche + Europa, pone con forza il tema del programma facendo emergere con chiarezza l’incompatibilità di Azione e Italia con le proposte di M5S e Avs. Per sconfiggere il centro – destra non serve mettere insieme la solita e stantia accozzaglia, serve elaborare una proposta politica in grado di mobilitare quei pezzi di società civile capaci di portare valore aggiunto, ossia consenso, alla coalizione di centro – sinistra. Mobilitare gli astenuti è cosa difficile, a renderla ancora più difficile sono la confusione programmatica e la percezione che l’alleanza sia la solita operazione autoreferenziale di ceti politici decotti e scollegati dalla realtà.
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