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Campagna elettorale: il diktat è "pulizia e moralità". Che Dio ci salvi...

Siamo in piena campagna elettorale: si salvi chi può. O meglio, salviamoci dalla raffica di dichiarazioni e contro dichiarazioni, alleanze e contro alleanze che sono ormai all'ordine del giorno fra tutti i partiti politici in lizza e tolgono chiarezza agli elettori italiani che mai come in questa ennesima tornata elettorale, rischiano di capire davvero poco e, di conseguenza, di disaffezionarsi ulteriormente da ogni tipologia di partito e movimento. Sembra però che i protagonisti della scena politica non lo stiano capendo, dal momento che le tecniche e le strategie elettorali, appaiono essere più o meno, le stesse utilizzate da sempre.

Dopo le prime schizofreniche dichiarazioni del leader del centrodestra Silvio Berlusconi, che in poche ore e pochi giorni è stato capace di dichiarare e controdichiarare sulla sua effettiva candidatura a premier, gli fanno seguito gli altri poli politici che in quanto a linearità peccano alquanto.

In un periodo storico in cui i troppi scandali che hanno coinvolto ed in qualche misura continuano a coinvolgere le istituzioni, appare palese come la strategia elettorale globale, sia quella che tende a far percepire agli elettori una grande volontà di "pulizia" e “moralità”. Lo slogan per tutti è "fuori i corrotti e i condannati dalle nostre fila”! Ma è uno slogan, e come tale serve semmai a darsi una ripulitina all’immagine, visto che realisticamente si rischia di avere la più alta disertazione delle urne della storia della repubblica italiana.

Berlusconi per primo, avanza il grande atto morale, dichiarando l'incandidabilità di Marcello Dell'Utri - per il quale sono stati chiesti 7 anni di carcere per reati di mafia – e di Scajola che, pur facendo il passo indietro, “non comprende perché lui debba farlo e Verdini no”, misteri della fede politica…

Gli rimane il neo di Cosentino, sotto inchiesta per concorso esterno in associazione camorristica, il quale aggiunge che sia dell'Utri che Cosentino che gli altri incandidabili, sono in realtà - non avevamo dubbi - povere vittime di un sistema giudiziario vessatorio nei soli confronti di alcuni componenti del parterre politico che ne sarebbero vittime sacrificali senza alcuna colpa. Sono "garantisti" loro. Garantiscono a chiunque, mafiosi, camorristi, colpevoli di qualsivoglia danno, di potersi assicurare un posto in Parlamento e l'immunità eventuale...

Di conseguenza, come fidarsi dell'eventuale non candidatura di Dell'Utri e di altri corrotti e colpevoli dichiarati se fondamentalmente è un gesto offerto e proposto non sulla base di una presa di coscienza quanto di una strategia utile solo ad ottenere maggior adesione elettorale?

Ovvio che ci si aspetti che i “condannati ingiustamente” possano poi rientrare dalla finestra una volta ottenuta l'eventuale elezione del partito di riferimento. Sorvolerei sulla neo ri-alleanza del PdL con la Lega Nord: per certi atti persecutori ai danni della nazione, non esistono più aggettivi né parole... Per quanto riguarda gli altri: il tira e molla delle alleanze appare essere l'attività primaria dei leader di ogni partito. Chi si alleerà con chi?

Lo scopriremo solo vivendo, considerando l'assoluta superficialità con cui queste alleanze appaiono essere anche solo prese in considerazione. Il problema - più che altro per gli elettori - è che questi "matrimoni" politici non vengono presi in considerazione in virtù di proposte e progetti utili per il Paese, bensì nella consapevolezza della maggior opportunità numerica: le alleanze, si sa bene, servono ad assicurarsi un maggior bacino elettorale. Al Paese e alle sue esigenze primarie, realisticamente, nessuno sembra veramente interessato.

Così ci stiamo sciroppando amene alleanze fra Radicali e la Destra di Storace (…) ritirata dopo 48 ore e senza troppe spiegazioni logiche, dal momento che illogica appariva la coalizione fra due partiti da sempre ostili e dissimili in quanto a contenuti ed ispirazioni. Divorzi ancor prima di giungere “all’altare” fra il PD ed il neonato partito di Ingroia, Rivoluzione civile”. Piccola nota sulla salita – o discesa – in campo di quelli che oggi sono ex Magistrati: Ingroia denota già un notevole piglio da politico navigato. Ha già fatto sue le strategie demagogiche e gli atteggiamenti da dibattito politico televisivo. Un virus. Deve essere un virus quello che aggredisce tutti coloro che entrano negli ambienti politici. Da subito se ne notano gli effetti secondari.

Monti, eminenza tecno-grigia di un sistema politico ben più internazionale del nostro piccolo mondo antico degli stessi identici protagonisti di sempre, si fa le sue liste poliedricamente composte da personaggi di vario livello e specie, e promette di tornare indietro sulle conquistate riforme appena siglate. Si sa che in effetti, molte delle azioni messe in atto dal governo pseudo-tecnico più chiacchierato degli ultimi 150 anni sono state il proseguio di scelte effettivamente prese dai governi precedenti. Ma è pur vero che, se sei a capo di un governo, qualche decisione la puoi pure prendere, a parte chiedere per oltre 50 volte una fiducia che toglie ogni dubbio sull’assoluta volontà di mettere in ginocchio un paese che in ginocchio comunque ci stava già cadendo di suo.

Ora che anche Monti decide il passo e sale (…) nei dorati ambienti a lui effettivamente ben noti, cade – come tutti – nell’unica strategia che appare possibile: promettere. Rimangiarsi intere riforme. Far intravvedere un futuro fatto di minor tasse e maggiori sostegni. A questo punto noi italiani dovremmo sperare di poter costantemente vivere in regime di campagna elettorale: altro che regime democratico...

Grillo straparla di mandar fuori “tutti ma proprio tutti” dimenticando che anch’egli è ormai entrato a far parte, comunque, della casta che vorrebbe veder morta e sepolta e ad oggi non ci è dato sapere con chiarezza come vorrebbe ristabilire Democrazia, dignità e sviluppo economico nel Paese. A giugno dello scorso anno fu pubblicato questo mio articolo su come - a mio parere - Grillo non rappresenti l'alternativa all'attuale politica.

I dibattiti politici televisivi, rimandano trite e ritrite promesse mai messe in atto nel corso dei decenni. I temi sono sempre gli stessi: lavoro, tasse minori, finanziamenti... Il fatto che le tematiche non cambino mai deve dirla lunga su come sia effettivamente dubbiosa la messa in atto di eventuali soluzioni alle priorità ormai impellenti di una nazione mangiata a morsi da un sistema godereccio che sembra non temere mai di dover coprirsi la faccia e vergognarsi di fronte a coloro cui, una volta di più, si chiede di operare una "scelta".

"Scelta", è bene tenerlo a mente, che scelta reale non è avendo l'attuale legge elettorale di fatto distrutto il concetto di sovranità popolare. Tornare alle urne con la stessa legge elettorale di cui persino il creatore ha avuto modo di ridacchiare definendola una vera e propria porcata, deve davvero far riflettere sulla sanità mentale di tutti gli italiani che stiano pensando di correre alle urne. Nessuno escluso.

Alla luce di tutto questo, chiediamoci cosa vogliamo realmente: un Paese ancora in mano – nonostante tutto – ai soliti noti o un Paese che abbia il coraggio – finalmente – di dire no a tutti questi ed a tutto questo, provando semmai non più un governo “tecnico” ma l’esperienza già fatta in Belgio rimasto per due anni senza governo, ritrovando una spinta economica e sociale notevole, come spiegai in questo mio articolo di qualche tempo fa?

Pensiamoci…
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