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Camera e Senato: la battaglia dei Presidenti e la disfatta del Cavaliere

Un esito del genere della battaglia dei Presidenti di Camera e Senato non era lontanamente prevedibile ed il Cavaliere ha fatto di tutto per aggravare la sua posizione. Ma cominciamo dall’inizio. Berlusconi aveva proposto Romani come Presidente del Senato ed i 5stelle avevano risposto picche per via di una condanna francamente risibile.

Improvvisamente il Cavaliere “apriva ai 5 stelle” sia per le Camere che per il governo (più per tagliare la strada a Salvini che altro) e confermando il nome di Romani ed i 5 stelle gli rispondevano prendendolo a pesci in faccia e dicendogli di non volerlo neppure incontrare perché non parlamentare (modo delicato per dire “sei un pregiudicato”). A quel punto Berlusconi pensava di avere la partita in mano in tre mosse: confermare Romani facendolo passare con l’appoggio del Pd, ringraziare il Pd offrendogli la presidenza della Camera e, così, preparare un governo Salvini con l’astensione Pd.

Dopo di che lui sarebbe tornato in gioco come palla al piede di Salvini, con l’appoggio esterno del Pd. Mossa non priva di intelligenza dietro la quale si intravedeva una soffiata di Gianni Letta.

Però, la manovra si infrangeva, perché Salvini e Di Maio sono politicamente rozzi, ma non sono scemi, per cui avevano già un accordo alle spalle ed hanno reagito alla melina del Cavaliere con brutalità. Salvini ha votato la Bernini in modo da affondare la candidatura di Romani (e, con essa, l’illusione del Cavaliere di essere ancora lui il “regista del centro destra”). Berlusconi ha perso la testa dichiarando rotta la coalizione, ma ci son volute poche ore per spiegargli che non era cosa che potesse permettersi, perché avrebbe accelerato le nuove elezioni che l’avrebbero visto (e lo vedranno) fatto a pezzi. Salvini è comunque quello con più voti, ha più probabilità di tirare dalla sua FdI ed essere il rivale dei 5s in caso di elezioni, ma, soprattutto ha un vantaggio di 40 anni su Berlusconi e può anche aspettare 4-5 anni per una rivincita, Berlusconi no.

In caso di nuove elezioni ( e vedremo con che legge elettorale) Fi avrebbe due scelte una peggiore dell’altra: presentarsi praticamente da sola o fare una qualche alleanza con Renzi. In tutti due i casi avrebbe ben poche probabilità di sopravvivenza.

Mogio mogio è ritornato all’ovile parlando addirittura di un buon rapporto personale con Salvini di cui si fiderebbe: peggio la toppa del buco. Ora potrebbe anche partire il rompete le righe di Forza Italia dato che la credibilità del suo capo è un po’ sotto lo zero. Certo è un po’ difficile immaginare un Berlusconi, con il suo Io ipertrofico, rassegnarsi ad essere il numero due di qualcuno ed è facile profezia che darà di matto almeno due volte al giorno, ma non è che gli siano restate molte carte da giocare. Ora che accadrà? Semplicemente M5s e Lega andranno avanti come carri armati verso il loro governo di scopo per una nuova legge elettorale e nuove elezioni-plebiscito in autunno. E Berlusconi se vorrà starci è bene, altrimenti si va avanti senza di lui, tanto Lega e M5s hanno da soli la maggioranza.

Questa è proprio la fine del Cavaliere.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Carlo (---.---.---.109) 26 marzo 2018 16:23

    Per continuare a riflettere con tranquillità e senza inutili insulti sull’esito del "Voto del 4 marzo – una felice discontinuità".

    Per mio promemoria ci tengo a ricordare che il cittadino italiano con il suo voto 2018 ha voluto punire sonoramente una modalità politica comune a due c.d. leader
     il primo è Matteo Renzi il Segretario dei DS;
     il secondo è il sig. Berlusconi al quale (me lo permetterete) non intendo riconoscere, neppure oggi, i suoi trascorsi incarichi istituzionali, ottenuti legittimamente con il voto popolare, ma finalizzati esclusivamente a proteggere la sua persona ed i suoi molteplici interessi dal "naso" dei magistrati, sino a giungere finanche alla derisione del Parlamento italiano asservito agli scopi e deriso dalla vicenda infima della nipote di Mubarak. Mentre il primo si è apparentemente e momentaneamente defilato dalla scena politica, lasciando dietro di se un gruppo politico fantasma, spaesato ed incredulo, che stenta a riprendere le fila della esistenza, il secondo con la sua protervia e consueta arroganza, attraverso abili manovre preelettorali (coalizione di dx) pretende di dettare ancora le regole della coalizione, mostrando di non aver capito la sonora lezione. I commentatori più autorevoli avevano già sentenziato sulla inconsistenza delle compagini in campo sopratutto su quella capeggiata dallo steward del S.Paolo (B:"hanno un frontman che si chiama Di Maio, un faccino pulito, che ha fallito alle facoltà di Legge e Ingegneria, ha fatto solo un mestiere: lo steward al San Paolo per vedersi gratis le partite del Napoli".) Il Matteo leghista, nelle nomine istituzionali, ha sparigliato, spiazzando l’ingombrante ed ottuso compagno di coalizione, facendogli attorno terra bruciata, mettendo in chiaro quello che nessuna rete nazionale e nessun giornale, ma neppure l’Annunziata con la sua intervista inginocchiata, era stata in grado di fare. La nomina della Presidente del Senato, sia pure affiancata e supportata dalle precedenti considerazioni, certo non mi entusiasma, anzi, ma c’è da esprimere due sostanziosi corollari:
     il più importante è il rispetto della volontà dell’elettore di dx che il Matteo leghista, parlando a nome della coalizione di dx (legittimato dal voto del 37% degli italiani), ha espresso prima con un nominativo sul quale il Movimento si è professato indisponibile al voto perché condannato e poi lo ha successivamente sostituito con Anna Maria Bernini e dopo l’intervento pacificatore della Meloni, il nominativo "Bernini" è stato rimpiazzato con l’attuale Presidente che non ha certo brillato per indipendenza rispetto allo sconfitto dalle elezioni;
     il secondo assunto è che non è possibile con il 32,5%, ottenuto stratosfericamente dal Movimento 5 stelle, pretendere di nominare i Presidenti delle due Camere.

    Quale era l’alternativa disponibile?

    Quella di tornare nuovamente alle urne per liquidare definitivamente i conti con i due attuali perdenti e tentare di raggiungere il fatidico 40%?

    Questa ipotesi, priva dell’esperimento di tutte le possibilità plausibili, sarebbe stata utilizzata dalla propaganda come segno di inconsistenza ed avrebbe fatto presa sull’elettore? Io credo che sia necessario verificare ogni possibilità, sapendo che la politica è l’arte del possibile e che i principi debbono contemperarsi necessariamente con la realtà, senza snaturarsi. La Presidenza della Camera dei Deputati a Roberto Fico è un risultato inimmaginabile per qualsiasi commentatore politico, anche per quello più sottile. E’ del tutto evidente che sia entrata nuova aria nel Parlamento Italiano, i ragazzi dei 5stelle accusati di voler irridere le istituzioni stanno contribuendo a risollevarle dal degrado in cui sono. Carlo

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