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Cambiamenti climatici - Parte I: L’albedo

Cambiamenti climatici - Parte I: L'albedo

Quest’articolo è il primo di una serie volta a descrivere, in maniera divulgativa, i principali fattori che governano il riscaldamento ed i cambiamenti climatici della Terra.
 
Comincerò con il più intuitivo di tutti: l’albedo. La Terra e la sua atmosfera intercettano la radiazione elettromagnetica solare (che porta calore e di cui la luce visibile è solo una parte) e ne riflettono una frazione, chiamata albedo, nello spazio esterno. La Terra diventa più fredda se l’albedo aumenta, poiché diminuisce la quantità di radiazione solare assorbita. Viceversa, la Terra si riscalda se l’albedo diminuisce: aumenta, infatti, la radiazione solare assorbita. In sintesi: se l’albedo aumenta la Terra si raffredda, se l’albedo diminuisce la Terra si riscalda. Analizzeremo alcune cause naturali e poi vedremo come l’azione dell’uomo può cambiare l’albedo, con conseguenze sulla temperatura terreste e sul clima.
 
La neve riflette quasi tutta la radiazione solare che la colpisce. Pertanto, quando la neve si scioglie, l’albedo diminuisce provocando un aumento della temperatura (ricordate? Se l’albedo diminuisce la temperatura aumenta) che, a sua volta, fa sciogliere altra neve e, quindi, provoca un ulteriore aumento di temperatura.
 
Questo fenomeno continua fino al raggiungimento di un equilibrio termodinamico, ma comporta un aumento complessivo della temperatura e, quindi, del riscaldamento terrestre. Uno dei motivi per cui è importante che i ghiacciai non si sciolgano è legato a questo fenomeno: uno scioglimento dei ghiacciai comporterebbe, oltre all’innalzamento dell’acqua, una diminuzione dell’albedo con conseguente aumento di temperatura ed effetto a catena di scioglimento dei ghiacciai.
 
Le nuvole, invece, riflettono la radiazione solare e quindi contribuiscono globalmente ad aumentare l’albedo ed a raffreddare la Terra. Anche gli aerosol (le particelle sospese nell’atmosfera a causa di eventi naturali, come eruzioni e tempeste di sabbie, o dell’inquinamento dell’uomo) riflettono la radiazione solare, aumentando quindi l’albedo, anche se la variazione nella loro composizione può comportare alcune variazioni nel potere riflettente.
 
Le attività dell’uomo legate alla deforestazione e all’agricoltura possono portare ad una diminuzione dell’albedo e, quindi, ad un riscaldamento globale. Ad esempio, nelle foreste tropicali gli alberi sono tagliati e rimpiazzati con suolo ancora più scuro a scopo di coltivazione. In questo caso, la radiazione solare assorbita aumenta (i colori scuri assorbono maggiormente la luce, mentre il bianco la riflette) e la temperatura aumenta. Pertanto, la deforestazione e la cattiva gestione dei terreni agricoli possono contribuire ad aumentare la temperatura terrestre.
 
Alcune immagini satellitari mostrano come le zone di città con costruzioni di colore scuro siano molto più calde di zone delle città che hanno giardini, piante ed alberi, esattamente come succede per il suolo scuro delle foreste. Anche le scelte costruttive e di politica urbanistica possono, quindi, influenzare il riscaldamento della Terra. Nel prossimo articolo, parleremo proprio di questo trattando di un argomento non molto affrontato: le isole di calore urbano.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.178)  0:0
    Renzo Riva

    L’ing. Giorgio Prinzi spiega del falso concetto di "effetto serra"

    http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=2149

    Qui sotto invece le argomentazioni del prof. Franco Battaglia sul cosiddetto GW- RG

    Renzo Riva

    http://www.meteoclima.net/it15/index.php?option=com_content&view=article&id=296:io-fisico-controcorrente-vi-spiego-il-bluff-del-riscaldamento-globaleqdrfbattaglia&catid=35:franco-battaglia&Itemid=58

    da "il Giornale"
    Giovedì 8 Gennaio 2009

    Io fisico controcorrente
    vi spiego il bluff
    del riscaldamento globale

     

    Franco Battaglia è uno dei quattro italiani tra i 650 scienziati firmatari dell’appello contro la bugia del cambiamento climatico indotto dall’uomo

    Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s’usa dire, come sparare sulla croce rossa; e, a dire il vero, non ne avrei tanta voglia. Anche perché, diciamolo con l’onestà scientifica di sempre, i freddi globali - e sottolineo globali - di questi giorni non sconfessano la balla più di quanto l’afa di luglio non confessi che esso balla non è. E anche perché il pianeta sta effettivamente attraversando una fase di riscaldamento globale: ciò che balla è - colossale, gigantesca balla - è che l’uomo abbia un qualche ruolo sul riscaldamento e, men che meno, sul clima. E anche perché, infine, è da 10 anni che ne scriviamo.

    Faccio parte di un organismo internazionale, l’N-Ipcc (la N sta per «non-governativo») che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, ma è giunto a conclusioni opposte, e ha pubblicato il rapporto «La Natura, non l’Uomo, governa il clima» (tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall’editore 21mo Secolo). Il rapporto è stato inviato - assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo - al Senato americano, per far ascoltare ai membri di quell’alto consesso, la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, una volta per tutte, perché col riscaldamento globale l’uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione e che tutti insieme fanno una schiacciante prova.

    1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto «periodo caldo olocenico» di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel «periodo caldo medievale» di 1000 anni fa.

    2) L’attuale riscaldamento è cominciato nel 1700, quando erano l’industrializzazione assente e mezzo miliardo la popolazione mondiale, e ha continuato fino al 1940 quando erano l’industrializzazione quasi assente e la popolazione 1/3 della odierna.

    3) La temperatura del pianeta è diminuita dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso era popolare un’isteria per il freddo paragonabile a quella odierna per il caldo; peccato, però, che furono, quelli, anni di boom industriale, demografico e di emissioni di gas-serra.

    4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; ma dal 1998 le emissioni di gas-serra sono ininterrottamente aumentate.

    5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governatori del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell’equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure (ripeto: misure, non chiacchiere) satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.

    Come si vede, quindi, l’attuale riscaldamento è occorso nei tempi e nei luoghi sbagliati rispetto alla congettura che lo vorrebbe d’origine antropica. L’ultimo indizio, poi, non è un indizio: nato come «prova regina» della teoria antropogenica del global warming esso si è evoluto in prova regina della sua inconsistenza. La parola chiave è «sensitività climatica», cioè l’aumento della temperatura conseguente a un raddoppio della concentrazione atmosferica di gas-serra; orbene, la sensitività climatica è di mezzo grado, il che significa che alla fine del 2100 potremmo aspettarci un contributo antropico alla temperatura della Terra di, forse, 0,2 gradi; contributo ben nascosto dalle molto più ampie variazioni naturali.

    Mi piacerebbe che nessuno parlasse più di riscaldamento globale, anche perché comincio ad annoiarmi; ma più che un auspicio è, la mia, una pia illusione: quella del riscaldamento globale antropogenico è una fiorente industria, ben oliata dal denaro delle nostre tasse - una quantità fantasmagorica di denaro pubblico - diretto verso progetti tanto grandiosi quanto inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la burla della realizzazione di parchi eolici, la truffa della realizzazione degli impianti fotovoltaici. Il tutto con la benedizione del Parlamento europeo; il quale, promuovendo la politica energetica suicida del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sembra ansioso di dare il via ai lavori di scavo per la nostra fossa.
    Che qualcuno lo fermi.

    Dr. Franco Battaglia

  • Di Giovanni Macchia (---.---.---.183)  0:0

    Quando seppe di un libro intitolato “100 fisici contro Einstein”, il grande fisico disse: “Se avessi sbagliato ne sarebbe bastato uno solo”. Analogamente, se i dati dei rapporti dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) fossero fallaci, non vi sarebbe necessità di 650 persone che negano l’effetto serra, ne basterebbe una con argomenti scientifici convincenti. Premesso che anche chi vi scrive è dottore in fisica, spero che nessuno voglia negare l’effetto albedo. Significherebbe negare la termodinamica, buona parte della fisica e dati scientifici. In effetti, nel commento si parla di altro: un’interpretazione dell’effetto serra (e dello scambio di radiazione terra-cosmo) e di una tesi, per così dire, “negazionista” dei cambiamenti climatici. Personalmente, ho già avuto modo di discutere con alcune persone (non erano scienziati, almeno spero), che negavano il riscaldamento globale, al Climate Change Think Tank Blog di Copenaghen e, sinceramente, a volte sembravano interessate ad avere solo e soltanto ragione, con posizioni scandalosamente contro verità scientifiche elementari o assodate da decenni. Ho notato anche che avevano un sacco di tempo che dedicavano a dire la stessa cosa su ogni post del blog (ed erano centinaia…), neanche fosse questione di vita o di morte. Una vera tortura per chi era in possesso di conoscenze di fisica. Agli antipodi, una discussione, in un gruppo che tratta di cambiamenti climatici su un social network, con alcune persone americane, che mi avevano semplicemente chiesto spiegazioni su un articolo che, a parer loro, negava l’effetto serra, fu cancellata dall’amministratore prima che potessi rispondere (poi, in altro modo, ho dimostrato a questi amici che l’articolo in questione diceva cose false basandosi su un articolo, scientificamente valido, che diceva tutt’altro, cosa che mi ha stupito per il pessimo esempio di giornalismo scientifico). Anche questo evitare la discussione pensando “religiosamente”, come se quanto scritto dall’IPCC fosse Vangelo, è un atteggiamento sbagliato, perché tende a promuovere, nell’immaginario collettivo, la tesi di un complotto che, secondo me, non esiste. Allora, come la penso? Rimando al mio prossimo articolo (sempre se la redazione lo considererà pubblicabile, ovviamente) , che non sarà più sulle isole di calore urbano (le tratterò dopo, se me ne sarà data la possibilità) ma sull’effetto serra ( e anche sulla radiazione entrante e uscente, cosa collegata), su quello che è e su quali concetti fisici si basa. E lì potremmo discuterne tranquillamente e in maniera aperta, sperando di poter fare chiarezza sull’argomento. Ora si corre il rischio di essere dispersivi, rischiando di non fornire l’attenzione dovuta ad un argomento di grande attualità.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.238)  0:0
    Renzo Riva

    Veda Dr. Macchia,
    Che lei volesse, e meritoriamente, fare un ciclo di sei lezioni per la divulgazione scientifica di alcune grandezze in gioco nelle considerazioni del cambiamento del clima non significa che le considerazioni del Dr. Battaglia e di Fred S. Singer, solitario dapprima (anno 2000) nel negare le affermazioni dell’IPCC, oggi sappiamo pure truccate nei dati che le facevano discendere, non inficia il suo obiettivo.
    È all’opera meritoria del prof. Battaglia se oggi gli si sono aggiunti altri 649 firme per sottoporre al senato americano le "truffe" perpetrate all’intera umanità.
    Continui lei nella sua opera e qualora voglia confrontare i suoi studi con altri portatori anche di dati diversi, quindi anche col prof. Battaglia, non mancherà l’occasione.
    Dopo di che veda lei se l’informazione ha servito oppure manipolato il cittadino.

    Renzo Riva

    SE L’INFORMAZIONE FA TERRORISMO"
    del Dr.Franco Battaglia

    Cominciai a scrivere per il Giornale perché accadde che un giorno fui animato dalla imperdonabile presunzione di volermi rendere utile ad una società più ampia di quella, strettissima, interessata alla chimica teorica (che è la mia specialità). Accadde nel 2000, quando il Paese già da un pezzo era entrato nel pallone – era anzi ampiamente all’apice – dell’isteria da elettrosmog. Il quale, si temeva, diceva, e, soprattutto, scriveva, avrebbe mietuto leucemie infantili in abbondanza.

     Non conoscendo nulla sull’argomento ma avendo una figlia che era, allora, un’infante di 3 anni, sentii l’obbligo d’informarmi. In capo ad un’ora scoprii dalla letteratura scientifica disponibile che l’elettrosmog non esisteva.

     Animato dalla imperdonabile presunzione di rendermi utile, dicevo, sollevai il telefono e composi il numero della redazione di quello che, quando ero piccolo, ricordo, mio papà diceva essere il più stimabile quotidiano nazionale: il Corriere della Sera. La conversazione col capo-redattore si svolse nei termini seguenti:

    – Buon giorno, sono un docente del dipartimento di fisica dell’università di Roma; vi interessa un articolo sull’elettrosmog?

    – Eccome no, professore, è l’argomento del giorno… ma mi raccomando, non sia troppo tecnico… sa, i nostri lettori… Ma, piuttosto, cosa vuol scrivere?

    – Che l’elettrosmog non esiste.

    – Allora no, non ci interessa, grazie.

    – Ma come… le leucemie… i bambini…

     La circostanza era curiosa perché erano mesi che quasi quotidianamente tutti i giornali, nessuno escluso, denunciavano l’inquinamento elettromagnetico. Ancora più curioso il fatto che la conversazione si ripeté, esattamente nei termini sopra esposti, quando telefonai a Repubblica e alla Stampa. Quarto della mia lista era il Giornale; anch’esso, come tutti gli altri, avvertiva dei rischi da elettrosmog, ma quando gli telefonai ebbi tutt’altra accoglienza: si incuriosirono, mi chiesero di inviar loro l’articolo e lo pubblicarono. Da allora cominciò sia la mia collaborazione al Giornale, sia l’impegno del quotidiano a denunciare la frottola-elettrosmog. L’impegno durò per mesi anche perché, nel frattempo e con mio stupore, anziché rivedere le proprie posizioni in merito, tutti gli altri quotidiani elevarono vieppiù il livello di allarmismo. A onor del vero, tutti fuorché Libero: ricordo ancora una lunga conversazione telefonica col vicedirettore Renato Farina che mi telefonò perché voleva apprendere come stavano i fatti. Gli raccontai, tra le altre cose, che trovavo strano che il Corsera avesse pubblicato un articolo ove riportava, completamente alterati, i risultati di ricerca del grande epidemiologo Richard Doll: questi aveva trovato che l’elettromog non esisteva, ma il più stimabile quotidiano italiano pubblicò esattamente il contrario. Raccontai a Farina che avevo pure telefonato a Doll, a Oxford, per avere conferma di quanto il Corsera aveva riportato: era tutto sbagliato, mi disse e mi scrisse Doll. Pur da collaboratore del Giornale, mi sembrò corretto che fosse il Corsera a smentire, lo contattai ma si rifiutò di pubblicare le dichiarazioni di Doll da me intervistato. Naturalmente il bravo Farina non si lasciò sfuggire l’occasione e mi chiese che inviassi a lui l’intervista a Doll, che fu così pubblicata da Libero

     Per farla breve, a quel tempo sulla faccenda elettrosmog vi era da una parte il Giornale e Libero; dall’altra, a terrorizzare su un’emergenza – era venuto alla luce – inesistente per la scienza, il resto del gotha dell’informazione italiana, televisione inclusa.
     
    In prima linea c’era Rai3, sia nei Tg che in vari programmi tipo Report o simili. Ricordo ancora quando il Tg3 mi intervistò: avevo dichiarato alle loro telecamere che l’elettrosmog non esiste, ma con un appropriato taglia-e-cuci mandarono in onda una mia dichiarazione con l’esatto contrario di quel che avevo detto. Inviai una email alla povera giornalista che aveva realizzato il servizio, la quale mi rispose scusandosi ma anche dichiarando che non poteva farci niente.

    Quanto ai politici, c’era, da una parte, interessatissimo a far passare la frottola-elettrosmog, l’intero centro-sinistra (che era al governo). Con una sola eccezione: Umberto Veronesi, che però, allora, non era un politico ma “solo” il ministro della Sanità; essendo anche stimato oncologo, non aveva evidentemente alcuna intenzione, solo per compiacere i suoi colleghi di governo, di perdere la faccia predisponendo la prevenzione dai tumori tramite interramento delle linee di trasmissione elettrica (perché di questo – 60mila miliardi di lire – si trattava). Dall’altra parte c’era il centro-destra, all’opposizione, che navigava nella più assoluta ignoranza sulla questione, coi più che s’erano fidati di quel che avevano appreso dagli organi di – diciamo così – informazione. Quando la verità cominciò a emergere, una minoranza, più perspicace di tutti, osservò del rischio che, se avessero fatto propria la voce della scienza, il loro leader, Silvio Berlusconi, sarebbe stato oggetto di ulteriori pesantissimi attacchi (di cui certamente non sentiva il bisogno) di conflitto d’interessi: da proprietario di reti televisive era anch’egli responsabile di quell’inquinamento.

    Particolarmente interessante fu l’atteggiamento di Antonio Di Pietro. Per ragioni sulle quali è ora troppo lungo dettagliare, il senatore mi aveva contattato per chiedermi di aiutarlo nella stesura della voce protezione-ambientale del suo programma politico, dicendomi che intendeva porre, al centro dello stesso, la questione – a suo dire – morale. Onorato di tanta considerazione gli dissi di dubitare di intendermi io di questioni morali ma che, per quel che capivo, poteva forse interessargli la faccenda elettrosmog che, al di là dei 60mila miliardi di lire, stava impropriamente allarmando l’intero Paese, e che avrebbe potuto rassicurare, almeno lui – che non era col centrosinistra né possedeva impianti di emissioni di campi elettromagnetici – che l’elettrosmog non esiste. Mi rispose che non poteva farlo perché non poteva perdere voti e che avrebbe invece messo la lotta all’elettrosmog al centro del suo programma di protezione dell’ambiente. Sconsolato per la certezza di non intendermi affatto di questioni morali salutai definitivamente il senatore.

    Chiosa finale: NEL 2001 il centro-destra vinse le elezioni e nel 2002 il bravo Altero Matteoli, allora ministro all’Ambiente, pose la pietra tombale sulla questione in modo da evitare al Paese lo sperpero di 60mila miliardi di lire in interramento delle linee di trasmissione elettrica, una manovra che, anche se fatta, non avrebbe evitato neanche una leucemia infantile. Antonio Di Pietro, invece, assieme a Verdi, Rifondazione comunista e compagnia cantando, nel 2003 organizzò un referendum che, se fosse passato, avrebbe obbligato, comunque, l’interramento dei cavi elettrici e lo sperpero di 60mila miliardi. Gli italiani al referendum di Di Pietro neanche ci andarono.
    Dr.Franco Battaglia

  • Di Giovanni Macchia (---.---.---.183)  0:0

    Innanzitutto grazie per l’interessamento che ha mostrato nei confronti del mio articolo. La mia idea era quella di scrivere degli articoli divulgativi, non certo delle lezioni (il numero non so da dove l’ha preso... ), che qui sarebbero fuori luogo . I motivi che mi hanno indotto a farlo sono principalmente due:
    a) la voglia di persone scettiche sui cambiamenti climatici (ma per motivi non scientifici, solo perchè non si fidano di politici) di capirne di più (l’ho constatato su vari social network);.
    b) la mancanza di un dibattito su questo argomento.
    Mi ha anche colpito l’ammontare di fondi che negli Stati Uniti alcune società forniscono ad associazioni scientifiche statunitensi che negano i cambiamenti climatici e che si battono strenuamente contro l’IPCC (Non avrà difficoltà a verificare questa mia informazioni da una semplice ricerca su internet). Mi ha tanto colpito che la mia intenzione è di pubblicare gli articoli anche in inglese, per raggiungere un pubblico più vasto (quello sull’albedo è su Agoravox.com... ma lì cercherò di seguire l’ordine iniziale che avevo previsto perchè non ho ricevuto commenti come i suoi)
    Ritornando a noi, a breve pubblicherò (sempre se la redazione lo accetterà) qualcosa sull’effetto serra, come promesso. Un pò più tecnico di quanto prevedessi prima del suo intervento, ma comunque cerchèro di renderlo il più comprensibile possibile. Con dei dati scientifici, sicuramente a prova di taroccamento (come, d’altra parte, quelli dell’IPCC, ma non voglio entrare nella polemica) e disponibili a tutti per verifica. E su questi dati e sulle mie affermazioni scientifiche potremo discutere con calma. Mi creda, se lei ha dei dubbi su quanto ho scritto, me lo dica, che sarò ben felice di risponderle.

    La ringrazio ancora. 

    PS: sull’ignoranza scientifica dei nostri politici, meglio stendere un velo pietoso. Obama ha come responsabile del dipartimento energia (mi pare sia questo) un premio Nobel. I nostri li regaliamo alle altre nazioni...

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