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Crisi globale e effetti individuali

La conformazione globale della crisi odierna ci sta facendo constatare il totale fallimento del modello di efficientismo e apparenza che ha caratterizzato la società negli ultimi anni.

La conformazione globale della crisi odierna ci sta facendo constatare il totale fallimento del modello di efficientismo e apparenza che ha caratterizzato la società negli ultimi anni.

Sul lavoro, nel tempo libero, nelle relazioni interpersonali, siamo sollecitati ad uno sforzo sfrenato volto soprattutto ad aumentare la nostra produttività, grazie anche al supporto di una tecnologia che supera continuamente se stessa in ogni campo.

In questo momento, la nostra attenzione si concentra soprattutto sui problemi della gente comune, su chi non arriva alla fine del mese, sulla tragedia dei precari che vedono compromesso il loro futuro e sentono di non avere alternative, sugli insegnanti che perderanno il posto di lavoro a causa dei tagli inflitti alla scuola; insomma, su tutti coloro che, nonostante le divisioni interne e i pessimi segnali forniti negli ultimi mesi ai cittadini vogliono ritrovare una società a misura d’uomo.

La società moderna sembra infatti trattare le persone esclusivamente come merci, prodotti da vendere e comprare, mentre la tv -vetrina per eccellenza- ci offre solo una carrellata di immagini in cui gli uomini sono ridotti ad apparenze prive di contenuti. La moda, poi, diffonde false verità, falsi miti, come quello della donna alta, magra, giovane e perfetta: un vuoto culto della estetica!

Oggi si è, si esiste, si conta, si incute rispetto nella gente solo per quanto si appare in tv, per la fama delle persone che si frequentano, per il conto in banca ereditato dalla famiglia, per il nome che si porta o per l’auto che si guida.

Questa società dell’anomia che porta allo sconforto nasce prima di tutto a scuola, dove ottimi insegnanti (la stragrande maggioranza) vengono appesantiti dalla zavorra di pessimi programmi, dove alunni saggi e volenterosi (anche qui, la stragrande maggioranza) vengono tacciati di essere un manipolo di bulli da personaggi che tutti insieme, per dirla con Guareschi, non riescono a recitare mezzo alfabeto, dove capacità e meriti (che ci sono eccome, senza bisogno di essere valutati da fantomatiche pagelle assegnate da non si sa chi né come né perché) non possono essere espressi a causa di strutture per lo più fatiscenti e non a norma. A questa società, noi che crediamo in un’Italia migliore dobbiamo dire basta.



Gli italiani all’estero si attendono dal Parlamento Nazionale il rispetto di un’etica politica che risponda puntualmente alle promesse fatte all’elettorato e a un genere di rappresentanza che assuma le dimensioni di servizio dovuto alla collettività che non sia soggiogato dalla strumentalizzazione del voto per fini di interessi partitici.

Quando diventa necessario essere flessibili ed adattabili, non per proprio piacere, ma per la sopravvivenza del proprio impiego, quando un lavoratore, per motivi che rispondono esclusivamente a leggi produttive o di mercato, è declassato o non si vede riconosciuto nelle proprie attitudini, questi subisce, sul piano psicologico, nella sua configurazione identitaria, un vero e proprio trauma, spesso sottovalutato se non del tutto ignorato: l’identificazione lavorativa, l’autostima, il sistema delle sue motivazioni, l’organizzazione delle sue personali sicurezze vengono meno.

Ciò crea una "situazione sociale" marcata dal malessere del lavoro, dal timore di perdere il proprio posto e non poter tornare ad avere più una vita sociale, e di dover impegnare la vita solo nel lavoro e per il lavoro, con l’angoscia legata alla coscienza di un’evoluzione tecnologica che non risolve le necessità sociali.

E’ un processo che rende precario tutto il vivere sociale. Riportiamo quindi nella società e nella Politica la pratica dell’ascolto, la cultura dell’attenzione e l’etica della solidarietà e per questo ci impegniamo ad agire per una politica che diffonda la conoscenza, sviluppi la cultura, protegga l’ambiente, promuova un’equa redistribuzione delle risorse economiche, realizzi le libertà individuali, concretizzi una rete di solidarietà sociale efficace e condivisa. Recita un proverbio del Kenya: "Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare lontano, cammina insieme".

Solo insieme possiamo farcela.

Facebook (gruppo italiani all’estero)

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