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C’era una volta un Dal Molin al cospetto di Obama

"il notiziario radiofonico regionale Rai del pomeriggio del 22 aprile ci ha informati che Cinzia Bottene, del movimento "No dal Molin" verrà ricevuta a Washington dal parlamento americano che, prima di decidere sulla questione, desidera ascoltare anche le ragioni del no."
(Luigi Cancrini su L’Unità del 27 aprile)

Un accordo viene preso ormai due legislazioni fa tra Berlusconi e Bush, in clima di guerra santa, contro l’invasione dei fondamentalisti islamici, contro Bin Laden e tutto quanto. Contro quella potentissima organizzazione i cui capi (leggasi Mullah Omar) scappano nel deserto con un sì (leggasi motorino piaggio).

Segue una legislazione di diverso orientamento, ma che in materia non si distingue per differenza, ma per l’assurda conferma dei piani precedenti.
Segue ennesima legislazione identica alla prima citata.

Sorge una domanda.

Se i cittadini non vengono ascoltati in tre legislazioni da due differenti capi di stato e da due differenti premier, da tre differenti parlamenti, se non trovano voce, dico io, chi può ancora parlare di democrazia?

La cosa paradossale, ridicola, è che ad ascoltare le proteste dei cittadini non sia il relativo capo di stato, non il relativo premier, bensì il premier del paese che per primo chiese la stesura dell’accordo. In questo preciso caso, leggasi Barack Obama.




Siamo alle favole.

Forse nessuno credeva che i No dal Molin sarebbero andati avanti così tanto, sopportando la gogna mediatica, l’indifferenza mediatica e politica, sopportando i manganelli e le infamate, sopportando chi crede di avere l’obbligo di governare, anche senza il consenso, scordandosi di essere semplicemente simbolo del popolo, e non suo duce.

Tuttavia i No Dal Molin continuano, continua Vicenza, continua la democrazia:



"Il 4 luglio, giornata in cui gli statunitensi festeggiano la propria indipendenza dall’impero britannico, vogliamo decretare la nostra indipendenza dall’impero militare statunitense, liberando la terra dalla presenza di una nuova base di guerra.

Nei tre anni di mobilitazione trascorsi abbiamo imparato che un sol giorno non cambierà le sorti della nostra città; ma sappiamo anche che la strada che abbiamo davanti non può che portarci a nuove sfide: per questo, alla vigilia del vertice del G8 e dell’arrivo in Italia di Obama, chiediamo alle donne e agli uomini che vogliono opporsi alla militarizzazione e alla guerra di tornare nelle strade di Vicenza e iniziare a costruire, dal basso e collettivamente, l’indipendenza dell’Altrocomune, ovvero un territorio libero e inospitale alla presenza militare perché vissuto e realizzato da un arcobaleno di diversità che, nel costruire un mondo di pace, liberano il territorio dalle servitù militari e dalle devastazione ambientale.

4 luglio 2009 a Vicenza, restituiamo il Dal Molin ai cittadini
Indipendenza, dignità, partecipazione: la terra si ribella alle basi di guerra.
"
(da No dal Molin, presidio permanente)

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