C’è del petrolio nel tratto di mare tra Albania e Grecia, ma Tirana la cede ad Atene

Probabilmente il giacimento di “oro nero” si trova nel tratto di piattaforma continentale recentemente ceduto dall’Albania alla Grecia,vicino all’isola di Corfù.
E’ l’antico adagio del paese più arretrato nei confronti del più ricco: in cambio di una promessa vaga, il secondo pretende dal primo le sue esigue ricchezze, dando così prova di sostanziale disprezzo.
E’ quanto accaduto la scorsa settimana tra Grecia ed Albania, quando i premier dei due stati si sono incontrati a Tirana. Sali Berisha e Costas Karamanlis hanno siglato un importante accordo in materia di delimitazione certa dei confini marittimi tra le due Nazioni, spartendosi anche la piattaforma continentale e la zona di pesca esclusiva.
In cambio della promessa greca di appoggio alla domanda albanese di adesione all’Unione europea, Atene ha strappato condizioni più che vantaggiose: tutto il tratto di mare a sud della punta superiore della penisola di Karaburun verrà sfruttato economicamente in maniera esclusiva dallo stato ellenico. Tra Karaburun e Corfù, e per la precisione dinnanzi alla città di Saranda, probabilmente esistono giacimenti petroliferi, non di grandissima estensione ma comunque economicamente rilevanti: da oggi, dunque, il diritto a sfruttarli spetterà ad Atene in virtù del suddetto accordo, in pratica una cessione operata dall’esecutivo di Tirana dell’area pari a circa 225 chilometri quadrati.
L’accusa, dura e circostanziata è stata avanzata dall’opposizione socialista guidata da Edi Rama che ha accusato Berisha di continuare a svendere quel poco che rimane in Albania, in cambio di promesse vaghe utili solamente alla sua propaganda personale. Ovviamente secca la smentita del partito di Berisha e del governo albanese, che invece accusano Rama di opportunismo e sciacallaggio politico. La Grecia, durante il recente vertice europeo di Praga ha poi veramente salutato favorevolmente la candidatura albanese ma la medesima è stata accolta, a voler essere eufemistici, con freddezza da parte dei ventisette, giacché considerata temeraria. Il commissario all’allargamento Olli Rehn, infatti, aveva pregato Tirana di presentarla dopo le lezioni legislative albanesi del ventotto giugno ma Berisha, forte dell’accordo con Karamanlis, non ha aspettato ed ha deciso di inoltrare lo stesso a Bruxelles la propria domanda di adesione.
Ora però sta emergendo la verità circa il vero accordo esistente tra i due paesi confinanti e l’opposizione socialista al governo del cardiologo di Tropoje, già allarmata per il recente assassinio nei pressi di Fier di un suo deputato (fatto che getta una luce sinistra sulla politica del paese d’oltre-Adriatico) ha deciso di passare all’attacco e di sviscerare in ogni sua parte il recente accordo greco- albanese. L’accusa che alcuni propagandisti d’opposizione lanciano a Berisha è quella di aver svenduto gli interessi economici del paese in cambio di una promessa che poi non si saprà se verrà mantenuta. Poca serietà da parte della destra albanese, che non ha saputo farsi rispettare dai propri omologhi greci o tutta una bufala costruita ad arte dai socialisti d’oltre-Adriatico, magari sostenuti dai Democratici italiani che per mezzo dell’onorevole Massimo D’Alema da tempo stanno dimostrando un sospetto interesse nei confronti della politica albanese e sperano in una vittoria di Edi Rama alle legislative di Giugno?
Non è ancora possibile saperlo con certezza, ma di sicuro a farne le spese è la politica albanese che, ancora una volta, si mostra suddita nei confronti dei più potenti e ricchi vicini, si chiamino essi Grecia od Italia.
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