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Bruce Willis contro Apple

Da oggi di hacktivisti di Terms of Service. Didn’t Read hanno un temibile alleato: Bruce Willis

AGGIORNAMENTO: La moglie dell'attore, Emma Heming, ha smentito su Twitter la notizia secondo cui Willis intenderebbe fare causa alla Apple. In attesa di una smentita ufficiale, crediamo che le considerazioni riportate in questo articolo rimangano valide.

Il duro dei duri cinematografico ha dichiarato infatti di voler far causa ad Apple perché si è accorto che tutti i brani musicali e gli eBook acquistati su iTunes non sono suoi e non può lasciarli in eredità ai figli. La notizia – diffusa dal Daily Mail – sta rimbalzando su tutti i giornali del mondo. Il protagonista di "Die Hard" è incappato nelle astrusità delle “condizioni di utilizzo” del mondo digitale denunciate da Hugo Roy, studente dell’Institut d’études politiques (IEP) di Parigi e dai suoi amici. Altro che cazzotti. Questa volta il poliziotto cattivo John McClane deve vedersela con nemici molto più pericolosi. La storia – in sintesi – è questa. Quando si compra un disco o un libro in formato digitale nei negozi online di Apple o Amazon (e molti altri), non se ne diventa proprietari. E’ una sorta di leasing che scade se si chiude l’account o si muore. Non c’è trasmissione ereditaria. Libri e dischi, in teoria, non potrebbero neanche essere dati in prestito.

Qualche mese fa Kyle Jarrard, editorialista dell’International Herald Tribune, ha raccontato di aver chiesto ad Amazon “cosa ne sarà dei miei libri quando non ci sarò più”? Ecco la risposta della multinazionale digitale:

“I’m sorry; Kindle content can’t be resold or donated, or transferred between accounts. The purchase and download of digital content from Amazon.com, including content from the Kindle Store, is associated with the Amazon.com account used to make the original purchase. As a result, Kindle content can’t be transferred to another person.”[1]

Sono gli effetti perversi (ma non ineluttabili) della dematerializzazione fatta soltanto tenendo conto degli interessi delle major discografiche, cinematografiche, editoriali. Assurdi, incomprensibili, inaccettabili.

Qualche mese fa ho tentato una riflessione: “Compro un libro di carta e lo leggo. Mi è piaciuto, lo consiglio, lo faccio leggere a moglie e figli (se ce li ho), oppure lo do in prestito all’amico caro che sicuramente me lo restituirà. All’editore non importa se uso gli occhiali e neanche che tipo di occhiali. A lui importa soltanto che io lo acquisti. Insomma, su quel libro ho tutti i diritti, escluso quello di fotocopiarlo per trarne profitto. Compro un libro in formato digitale, un eBook, insomma. Ebbene, l’editore (o il distributore) mi impone lo strumento con cui devo leggerlo (il tablet, l’eReader, il desktop, lo smartphone, l’applicazione) e poi ci mette un marchio indelebile (si chiama DRM) che mi impedisce di farlo leggere ad altri o darlo in prestito. Sarà mio per sempre, come accade per i libri di carta? In quale scaffale potrò conservarlo per rileggerlo tra vent’anni? Oppure succederà come i vecchi VHS, la cui morte ci ha costretto a ricomprare i film in DVD e poi in BlueRay e domani chissà?"

Ben venga la promessa iniziativa giudiziaria di Bruce Willis. Intanto proviamo a difenderci facendo copia su un disco fisso di tutti i brani musicali acquistati su iTunes. La procedura è raccontata in questo sito.

Quanto agli eBook, la soluzione è il software Calibre, potente, facile, straordinario. D’altronde, quando il gioco si fa duro, non solo Die Hard comincia a giocare.

 


[1]Ho provato a tradurre: “ Ci dispiace, i contenuti del Kindle non possono essere rivenduti, donati o trasferiti ad altro account. L’acquisto e il download di contenuti digitali da Amazon.com, compresi i contenuti del Kindle Store, è associato all’account Amazon.com utilizzato per effettuare l’acquisto originale. Dunque i contenuti del Kindle non possono essere trasferiti ad un’altra persona”.

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