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Brasile: sarà riaperto il caso Marielle Franco

Lo ha dichiarato il ministro della Giustizia Flavio Dino, ma in relazione all’omicidio della consigliera comunale di Río de Janeiro per il Partido Socialismo e Liberdade, impegnata nel rivendicare i diritti di afrodiscendenti, omosessuali, donne e favelados, la strada da percorrere sembra essere ancora lunga, soprattutto perché si tratta di risalire alla catena di comando che ha dato il via libera all’assassinio, molto probabilmente proveniente dall’entourage della famiglia Bolsonaro.

 

Ministra dell’uguaglianza razziale nel nuovo Brasile a guida lulista, Anielle Franco ha promesso che si batterà per quei diritti sociali, civili e politici a cui si era dedicata la sorella Marielle, uccisa a colpi di pistola a Río de Janeiro il 14 marzo 2018.

In particolare, Anielle Franco si dedicherà alla tutela dei diritti degli afrodiscendenti, delle donne, della comunità lgbt, dei favelados e di tutta quella fascia sociale di brasiliani storicamente marginalizzati da gran parte dei governi e, in particolare, da quella parte di paese a maggioranza bianca che si riconosce nelle storiche rivendicazioni dell’oligarchia e del grande latifondo.

In Brasile, secondo gli ultimi dati, ogni 7 ore viene uccisa una donna. Il report dell’Istituto di sicurezza pubblica di Río de Janeiro parla chiaro: nel 2020 sono avvenuti 78 casi di femminicidio, nel 2021 il numero è salito a 85 e nel 2022 le donne assassinate sono state addirittura 97. Questi dati si riferiscono al solo stato di Río de Janeiro.

Proveniente dalla favela di Maré (nella Baixada Fluminense), come sua sorella Marielle, Anielle Franco, fin dal suo insediamento, si è adoperata per far luce sull’omicidio della consigliera comunale di Río de Janeiro che, in qualità di esponente del Psol – Partido Socialismo e Liberdade, aveva iniziato a rappresentare una spina nel fianco per l’estabilishment.

Durante la presidenza Bolsonaro, come è facile immaginare, le indagini sull’omicidio di Marielle Franco erano cadute nel dimenticatoio, ma l’attuale ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha chiesto ufficialmente la riapertura del caso. Del resto, i bolsonaristi avevano tutto l’interesse ad insabbiare il caso a causa dei legami tra i sicari, due ex agenti della polizia militare dello Stato, Ronnie Lessa e Élcio Vieira de Queiroz ,attualmente detenuti e in attesa di processo per aver commesso il crimine, e i familiari del Messia Nero.

L’uccisione di Marielle Franco rientra, con tutta evidenza, tra i casi di violenza politica poiché la sua appartenenza al movimento nero degli afrodiscendenti e le sue costanti denunce delle disuguaglianze razziali l’hanno trasformata in un bersaglio, paradossalmente nel secondo paese al mondo, il Brasile, con il maggior numero di abitanti discendenti dalla popolazione africana.

A questo proposito, è emblematico il caso di Daniel Silveira, deputato bolsonarista che, insieme ad un altro seguace del Messia Nero, distrusse una targa dedicata a Marielle Franco di fronte a centinaia di persone. Attualmente, lo stesso Silveira è in stato d’arresto per ordine del Supremo Tribunale Federale, per aver disobbedito a diverse misure cautelari. In precedenza, era stato condannato a 8 anni di prigione per minacce e aggressioni verbali contro il Supremo Tribunale Federale, prima di godere dell’indulto concesso da Bolsonaro.

Viste queste premesse, il compito di Anielle Franco non si presenta dei più facili, sia perché il Brasile viene da quattro anni di bolsonarismo, che hanno esacerbato il machismo, esaltato la violenza politica, sdoganato definitivamente l’odio contro il diverso (nero, omosessuale, abitante della favela), la misoginia e apertamente incitato all’utilizzo delle armi come legittima difesa, sia per le difficoltà nel costruire un nuovo modello di paese, nonostante le parole ottimiste pronunciate da Cida Gonçalves, ministra della Donna, in occasione della cerimonia di insediamento di Lula: “Stiamo costruendo un nuovo paese con e per le donne”.

L’attuale governo Lula si caratterizza per essere l’esecutivo con il maggior numero di donne nella storia del Brasile, ben 11.

Tuttavia, sono ancora molte le domande senza risposta in merito all’omicidio di Marielle Franco. È proprio per questi motivi che il ministro Flavio Dino ha disposto la riapertura del caso, evidenziando l’urgenza di risalire alla catena di comando che ha dato il via libera all’omicidio della donna e che ovviamente, si trova ad un grado ben più alto dei sue sicari materialmente responsabili dell’omicidio.

La risoluzione del caso Marielle Franco potrebbe, inoltre, aprire la strada per accertare la verità anche in relazione ad altri crimini, ad esempio quello del 6 maggio 2021, quando la polizia civile di Río de Janeiro entrò nella favela di Jacarezinho e uccise 27 persone, in gran parte giovani, neri e poveri.

L’omicidio di Marielle Franco, in pratica, anticipò l’esplosione e la definitiva impunità dell’estrema destra in Brasile, capace di marcare territorialmente le favelas e fare fronte comune con narcotrafficanti e milizie private per sostenere futuri deputati e senatori fanatici del bolsonarismo al Congresso.

Dopo cinque anni di impunità, se venisse fatta chiarezza sull’uccisione di Marielle Franco, a recuperare credibilità sarebbe tutto il sistema politico e giudiziario del paese.

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