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 Home page > Attualità > Cronaca > Braccio disarmato - Intervista a Federico Montella

Braccio disarmato - Intervista a Federico Montella

Federico Montella è il figlio di Fortunato, una delle ultime vittime del degrado e della violenza che si respira nella provincia di Napoli e Caserta. Fortunato Montella reagisce alla rapina della sua macchina la notte tra il 21 e il 22 ottobre. I rapitori lo trascinano con la macchina fino a strappargli un braccio e maciullarlo sotto la macchina. Così mentre in Italia ci sono raccolte di firme e indignazione contro la camorra, i comuni cittadini muoiono come mosche nell’indifferenza dei media e della coscienza nazionale.

 

Quando avete compreso che l’uomo incastrato tra le lamiere era vostro padre?

“Alle 9 del mattino, dopo 5 ore di ricerca, dopo aver telefonato a tutte le caserme di carabinieri, polizia stradale, vigili urbani... "non vi preoccupate vi chiameremo noi", senza sapere cosa era successo, arrabbiati per l’ipotesi di aver un padre forse assassino, per me stava crollando un mito. 5 figli uniti più che mai, pensando al da farsi, ma con l’amaro sospetto che qualcosa di tragico stava per succedere. Poi alle 9, il tenente Cortese vuole parlare con me, mi chiede l’età e cosi capisco tutto”.


In che condizioni era il corpo, era minimamente riconoscibile?

“Andiamo all’obitorio e non ci permettono di vederlo, dicendo che le condizioni erano pessime ed era irriconoscibile. Lo vedo io e i miei zii 2 giorni dopo per il riconoscimento. Speravo non fosse lui, invece era mio padre ancora abbronzato, i sui capelli bianchi e lì per la rabbia, ho solo gridato "bastardi ". Come si può morire in quel modo?”.


Perché tuo padre ha reagito alla rapina? Non poteva cedere alle richieste dei criminali, ma salvarsi la vita?

“Per tanti anni ha posseduto un auto vecchia e consumata. Tutto ciò che aveva serviva per curare mia mamma, "la malattia è un lusso" ripeteva spesso. Eppure con tanto sacrificio e coraggio ha lottato 20 anni contro la malattia di mia madre fino ad un anno e mezzo fa quando il cancro è stato più forte di ogni cosa. Aveva sconfitto anche lui una brutta malattia si era ripreso e continuava a lottare. Era la persona più combattiva che io abbia mai conosciuto, un guerriero. E’ vero, meglio un vigliacco vivo che un eroe morto.
Ma mio padre non accettava i soprusi, le ingiustizie, per lui questa società era ormai malata di cancro, e forse ha creduto di potercela fare come gli è stato possibile per tanti anni, ma anche questa volta il cancro è stato più forte. Mio padre non è morto per l’auto, è morto per i suoi principi. E speriamo non invano”.


Su questa morte orribile è calata subito una profonda cappa di silenzio: da una parte grandi mobilitazioni  anti camorra, dall’altra il silenzio sulle morti più orribili e solitarie, come lo spieghi?

“Non voglio fare polemiche, ma in fin dei conti è morto solo un povero disgraziato, solo un pensionato”.


Chi vi è vicino realmente in questi giorni e di chi, invece, non avete proprio avvertito la presenza?

“La famiglia, gli amici. La Rai avrà i suoi motivi, ma almeno loro non hanno dimenticato mio padre. Mi hanno chiamato, si interessano, il loro appoggio il loro aiuto si fa sentire. E spero che grazie a loro, grazie a voi, si continui a lottare e a fare tutto il possibile affinché tutto questo non si ripeta più”.


A che punto sono le indagini, c’è una possibilità di risalire agli autori dell’omicidio?

“I carabinieri di Casoria sembrano ottimisti, dicono che stanno seguendo una pista e aspettano i riscontri scientifici”.


Cosa rimane il giorno dopo aver vissuto una tragedia di questa portata?

“Rabbia, dolore. Angoscia, paura. Ma anche la voglia di continuare e di non arrendersi”.


Credi che il Sud potrà mai cambiare per davvero, o avremo sempre tragedie di questo genere?

“Io credo in Dio, e credo nella sua giustizia. Mio padre è solo una delle tante vittime di questo mondo malato, e purtroppo credo che, sarà anche uno dei tanti morti inutili, uno dei tanti dimenticati”.


Cosa vorresti dire a tuo padre in questo momento?

“Solo mi manchi, ti voglio bene e te ne ho sempre voluto. Sei un grande".

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.246) 5 novembre 2008 15:45
    Damiano Mazzotti

    Sicuramente Fortunato Montella è morto per i suoi principi... Purtroppo anche nel 2008 in Italia se si lotta per avere giustizia ed affermare i propri diritti si rischia di fare questa fine... Ma solo se si lotta da soli.... Se ci uniamo nella denuncia e nella protesta non sarà necessario questo sacrificio estremo... Dovremmo rifiutarci di andare a lavorare fino a quando verranno cancellate quelle leggi assurde e troppo permissivi che permettono a criminali violenti e recidivi di fare pochissimi anni di galera..... Chi ripete i reati più volte e pure in maniera violenta non può essere perdonato... In Italia nessuno usa più il cervello è chiaro che una persona per fare meno anni di galera si dichiari pentito.... E poi sarebbe ora di ripristinare il lavoro forzato come del resto avviene in molti paesi in tutto il mondo... Anche col lavoro fozato si può rieducare, di certo è sempre meglio della tv via cavo gratuita....

  • Di Annalisa Melandri (---.---.---.35) 5 novembre 2008 15:55
    Annalisa Melandri

    Un abbraccio ideale ai figli di Fortunato Montella, con tanto affetto.

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.37) 5 novembre 2008 16:09
    Rocco Pellegrini

    effettivamente il padre di Federico è un grande..
    Nessuno muore invano ma quelli così hanno qualcosa di particolare, un valore aggiunto.

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