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Bielorussia, la repressione nel cuore d’Europa

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui anche una protesta solitaria costituisce una violazione della Legge sulle azioni di massa.

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui dal 2000 non si forma più un partito politico.

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui il leader di un sindacato indipendente viene licenziato per guida imprudente.

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui il presidente di un’organizzazione per i diritti umani non può aprire un conto in patria per ricevere donazioni e quando lo apre in Polonia e in Lituania viene condannato a quattro anni e mezzo di carcere.

Nel cuore d’Europa c’è un paese nel quale un governo intollerante verso ogni forma di critica impedisce di parlare in pubblico e si fa feroce anche quando le manifestazioni sono silenziose, senza slogan, solo applausi o suonerie di telefonini.

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui il presidente rieletto mette in carcere i suoi concorrenti.

Nel cuore d’Europa c’è un paese il cui presidente sostiene che è meglio essere un dittatore che essere gay, con risultati facilmente immaginabili.

Nel cuore d’Europa c’è un paese in cui i condannati a morte vengono fucilati alla nuca e i loro corpi non vengono restituiti alle famiglie.

Nel cuore d’Europa c’è un paese le cui autorità hanno proposto ad Amnesty International: “Vi autorizzeremo se ci farete sapere sempre prima cosa avrete intenzione di fare”.

Nel cuore d’Europa c’è un paese le cui autorità sono andate in crisi, l’anno scorso, per un lancio di peluche.

Mai sentito parlare della Bielorussia? Ecco l’ultimo rapporto di Amnesty International.

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