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Bere non è un crimine. Stuprare sì - #LAlcolNonStupra

Dopo gli ultimi casi di strupro in Puglia, in particolare sulla costa salentina, il Prefetto di Lecce ha deciso di fermare alcolici e happy hour, d’accordo con i gestori dei locali notturni, per “fermare l’emergenza”.

L’alcol riscalda, disseta, ubriaca. L’alcol rende euforici o malinconici.
Se assunto in quantità eccessive, procura danni al fegato e impotenza, cirrosi epatica o dipendenza.

Ma non stupra. Non c’è mai stato un caso di stupro ad opera di un cocktail o di una bottiglia di birra.

l'alcol non stupra
L’alcol non stupra, non lo fa nemmeno la minigonna o gli shorts. Gli stupri li compiono solo gli stupratori.

Il prefetto di Lecce non sembra pensarla così. Quindi dopo gli ultimi casi di strupro in Puglia, in particolare sulla costa salentina, ha deciso, di fermare alcolici e happy hour, d’ accordo con i gestori dei locali notturni, per “fermare l’emergenza”.

Divieto di somministrazione di superalcolici, riduzione del numero delle feste autorizzate e con un numero di partecipanti limitato.

Giuliana Perrotta, prefetto di Lecce, si era infatti scagliata giorni fa contro l’uso smodato di alcol riferendosi agli ultimi atti di violenza:

“Girano bottiglie di superalcolici da dieci litri, con violazioni, tra l’altro, della normativa fiscale. Situazioni che poi finiscono col generare episodi di violenze sessuali, presunte o meno che siano, ai danni di ragazze che vengono travolte da tutto questo

Insomma l’alcol è il responsabile delle violenze e in quanto tale viene bandito.

Né il prefetto, né i giornalisti che riportano la dichiarazione spendono una sola parola per ricordare che la causa delle violenze sessuali è invece a cultura sessista in cui galleggiano le generazioni italiane, lo svilimento costante delle donne quali semplici oggetto di sguardo e di consumo del genere maschile.

Questo sì, anche nelle pubblicità degli alcolici.

Si parla di emergenza da fronteggiare e si rinnova il proibizionismo.

Ennio Cillo, procuratore aggiunto di Lecce rivela poi un passaggio fondamentale:

“I casi di violenza sessuale sui quali stiamo indagando non sono peculiari ad un allarme specifico su Gallipoli ma piuttosto sintomo di un disfacimento dei costumi che si sta registrando dovunque”

Si tratta quindi di un’emergenza morale, “un disfacimento dei costumi” annunciato con la disarmante semplicità di una cultura che ancora considera lo stupro reato contro la morale e non contro la persona.
Un’emergenza falsata inoltre, perché numeri e generazioni dimostrano come la violenza sulle donne sia strutturale, connaturata al sistema di dominio patriarcale e di cultura maschile e maschilista del nostro Paese.

Si tratta quindi più che del “disfacimento dei costumi”, del consolidamento di quelli strettamente legati alla cultura maschilista che genera violenza e della continua colpevolizzazione di quelli femminili, perché le donne o hanno la minigonna, o hanno bevuto, comunque sono colpevoli, comunque vanno difese da se stesse.

Non dagli stupratori, ma dalle situazioni in cui potrebbero mettersi.

Foto in home: gwen/Flick

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