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 Home page > Tribuna Libera > Benigni e la riforma costituzionale. L’arcitaliano

Benigni e la riforma costituzionale. L’arcitaliano

Ecco gli effetti provocati da chi ha iniziato la discussione sul voto referendario troppo presto e per pura propaganda elettorale. 

La dialettica politica non può essere definita intolleranza. Benigni si contraddice clamorosamente, mi pare giusto sottolinearlo. Questi sono gli effetti provocati da chi ha iniziato la discussione sul voto referendario troppo presto per pura propaganda elettorale. Sei mesi di discussioni ci sfiancheranno, può essere un metodo, ma non si tratta di logica politica.

Benigni nei sei minuti dell’anteprima della replica, di ieri, della serata evento La più bella del mondo va dritto al punto: “Ora si fa un gran parlare della Costituzione, è attualissima perché si parla della riforma, dobbiamo farla o non dobbiamo farla? Si può ritoccare e rivedere? Ma certo, è scritto dentro la Costituzione”, dice il premio Oscar “naturalmente non la prima parte, ma nell’articolo 138 – gli articoli sono 139 – il penultimo”.

Il premio Oscar ammette però che la riforma è “pasticciata”, ma sostiene che sia meglio di niente. “Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente – afferma Benigni – Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il sì, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile”.

Ecco sposate integralmente le ragioni di Renzi, intanto LA RETE si scatena come al solito arrivando a dare del rincoglionito al Premio Nobel Dario Fo che si definisce “sconvolto, terribilmente stupito”. Dario Fo ricorda Roberto Benigni quando era ancora ragazzo e muoveva i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo. Lo rivede “fare fatica, recitare in posti in cui a malapena c’era la luce, una vera forza della natura”. E ora, quasi non sembra farsene una ragione. L’endorsement dell’attore toscano a favore delle riforme di Matteo Renzi gli sembra inaccettabile, se non nell’ottica del “dare e avere”.

Premio Nobel contro premio Oscar, in nome di quella che proprio Benigni aveva definito “la più bella del mondo”: la Costituzione. Da tempo vicino al Movimento 5 stelle, Fo dosa le parole, ma quello di cui parla è di fatto un “tradimento” figlio delle “lusinghe” del potere.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.73) 4 giugno 2016 19:12
    Giacomo Nigro

    Adoro Benigni anche se vota Si e Dario Fo anche se sta diventando grillino. La nostra amata Costituzione difende il diritto e il dovere, si il dovere, di opinione. In esempio di opinione spiritosa e ironica:


  • Di jgniger (---.---.---.73) 5 giugno 2016 07:40

    L’intolleranza e il tifo da stadio è ciò che bisogna evitare in una competizione referendaria di questa importanza.

  • Di GeriSteve (---.---.---.180) 6 giugno 2016 00:31

    certo, ce ne sono di prostitute, ma come gli intellettuali...

    con il dovuto rispetto per Matteotti, Gobetti e tanti altri intellettuali che invece han pagato caro la loro coerenza, c’è un lunga lista di intelletuali italiani, anche di gran valore, che si sono prostituiti, a cominciare da Pirandello, per arrivare a TUTTI i prof universitari, tranne tredici, che hanno giurato fedeltà al fascismo...

    Il Fatto di oggi segnala che la "autocritica" di Benigni è già stata retribuita dalla Rai con circa 2oo ooo € (per 6 " di trasmissione). Data l’autorevolezza, credibilità e popolarità di Benigni, che fino a poco fa difendeva "la costituzione più bella del mondo", immagino che quello sia stato soltanto un piccolo acconto.

    Ricordiamoci anche che quando uno viene corrotto diventa un servo affidabilissimo, in quanto eternamente ricattabile.

    GeriSteve

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