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Barbara Cola: intervista a una delle rivelazioni di “Tale e Quale Show”

È una delle grandi rivelazioni di “Tale e Quale Show”, dove, ogni settimana, i personaggi sono chiamati a calarsi nei panni di artisti italiani e internazionali. Ha iniziato la sua carriera come vocalist con una breve, ma significativa esperienza con Gloria Gaynor. Ha affiancato Gianni Morandi nel tour europeo nel 93’ e nel 94’, facendola conoscere al grande pubblico. I due hanno duettato insieme a Sanremo con il brano “In Amore”. 
Si tratta di Barbara Cola che, in questa intervista esclusiva, ci parla delle sue sensazioni sull’attuale esperienza a “Tale e Quale Show”, che l’ha vista cimentarsi con grande impegno e dedizione nell’imitazione a personaggi come Mina, Aretha Franklin, Adele. Oltre che cantante, è anche attrice di teatro, un percorso che l’ha fatta maturare in varie direzioni, senza mai dimenticare la sua passione per la musica, per la quale, in futuro, potrebbe esserci la possibilità di far uscire un terzo singolo nella sua carriera. In un’ottica, in cui l’impegno e la determinazione di perseguire risultati dignitosi e di alto livello si commisurano alla voglia innata di migliorare sempre di più. 

 

Come sta vivendo questa nuova esperienza a “Tale e Quale Show”?
“Lo sto vivendo, scoprendo delle corde che non sapevo di avere. Nel senso che, quando si inizia, non essendo degli specialisti dell’imitazione, ci si stupisce che la propria voce possa assomigliare o recuperare colori che non sono nostri. Parlo in generale per tutti quelli che sono con me in questo cast. Lo sto vivendo un po’ meno preoccupata del giudizio di chiunque, perché, per un cantante, che ha una struttura, come io che ho un’esperienza di palco di un certo tipo, imitare qualcun altro può sembrare una cosa sbagliata. Mi possono dire: allora, tu, che personalità hai? Se entri dentro le personalità degli altri, vuol dire che tu non ce l’hai. Ho bypassato il giudizio e qualsiasi cosa, per potermi godere un’esperienza che, invece, per una cantante-attrice, è bellissima, divertente, faticosa, perché noi siamo sottoposti a ore di trucco. Il sacrificio che facciamo è quello di essere ricoperti di protesi, lenti a contatto, per poter arrivare sul palco, divertendoci, senza mai avvicinandoci il più possibile al cantante che ci è stato affidato. È un’esperienza da fare, per chi è cantante-attore”.

 

Che cosa l’ha spinta ad avventurarsi in questo percorso dopo l’esperienza a “Ora o mai più” e, in quali personaggi, si è identificata?
“Ancora prima dell’esperienza a Ora o mai più, io ho passato una ventina di anni a fare teatro. L’ultima esperienza è stata con David Zard “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo” mi ha portato su palcoscenici in cui ho messo in gioco la parte dell’attrice, oltre che della cantante. Mi trovavo nelle condizioni di accettare l’esperienza di Tale e Quale, perché era qualcosa che avevo già fatto, un’esperienza di vita. Dopo Ora o mai più, ho capito come funzionava adesso la televisione. Oggi, la televisione è diventata molto veloce nella consumazione da parte del pubblico e, quindi, sono aumentati i ritmi, ai quali ero abituata a teatro. Non è che mi sono identificata. Ho trovato interessanti molti personaggi come Adele, personaggi un po’ lontani da me, che sono stati difficilissimi, come Mannoia, Emma, che è stata molto difficile da imitare, così come la Mannoia. Mi sono responsabilizzata tantissimo con personaggi come Aretha Franklin, Mina, Zanicchi, Al Bano, perché sono solo delle voci estremamente potenti, forti e importanti, ma perché vengono da una scuola musicale dove si cantava veramente, dove l’approccio con le canzoni era viscerale. Era nel Dna. Non c’era scuola, ma un grandissimo istinto e una grandissima capacità musicale da parte di tutti questi artisti nella quale mi sono calata con tanto lavoro. Due scuole di pensiero: le nuove generazioni come Adele ed Emma, difficili da imitare, e le grandi scuole canore di queste voci iconiche come Mina, Zanicchi e Al Bano”.

 

Nel 1990, vanta una breve, ma significativa esperienza come vocalist in studio per Gloria Gaynor e Jean Rich. Che cosa significa, per la sua carriera, aver preso parte a questo percorso?
“Si inizia sempre dalle retrovie. Io ho avuto la fortuna di essere vocalist per Morandi dal ’93 al ’94 prima che ci portassero al Festival di Sanremo. Io credo che sia importante iniziare dal backstage, dal background vocals. È un’esperienza da fare per un cantante, perché ti allena musicalmente. Mi ha lasciato un’impronta importante. Mi ha dato l’idea che, dopo Gloria Gaynor, fosse nel destino l’incontro con altri personaggi. C’è stato quello con Lucio Dalla, con Morandi. In qualche modo, mi ha lasciato semplicemente l’idea che un giovane debba iniziare non come è capitato a me, catapultata giovanissima nella notorietà giovanile. Deve iniziare, facendosi le ossa. Grandissime vocalist hanno collaborato con grandi artisti. Continuano ad essere le grandissime cantanti, perché sanno che cosa significa lavorare intorno a questi grossi personaggi. Vuol dire avere una grande capacità musicale. Questa cosa te la sviluppa solamente, iniziando da quei background vocals, da quelle esperienze di palcoscenico. Quando hai davanti un grande artista, riesci ad assorbire il massimo possibile, per crescere artisticamente”.

 

Proficuo il sodalizio artistico con Gianni Morandi che, oltre al duetto sanremese, che l’ha consacrata e portata al successo, l’ha vista protagonista come vocalist nel tour europeo nel 93’ e nel 94’. Che ricordi ha di queste esperienze?
“È un’esperienza che mi ha portato a lavorare professionalmente. A ventidue anni, io ho avuto il mio primo contratto importante che mi ha portato su palcoscenici di tutta Italia con Morandi. È stato un preludio al fatto che sarei diventata una performer, perché il tour “Dell’Autobus”, nella cui scenografia, curata da Maurizia Narducci, descriveva uno scorcio cittadino con un autobus a grandezza naturale dove noi vivevamo. I musicisti e io vivevamo come si vive una scenografia teatrale. Questa è stata un’esperienza che mi ha formato. Morandi mi ha dato questo spazio da solista, cantando il brano scritto nel 67’ per Mina, da Bruno Canfora, che era “Brava”. Questo brano è stato il mio cavallo di battaglia, con quei giochi vocali. Mi ha lasciato un precocissimo impatto con il lavoro professionale di un artista. A ventuno anni, ho già cominciato a pensare professionalmente in maniera molto rigorosa. Mi ha dato l’opportunità di farmi conoscere per la prima volta al grande pubblico. Di questo, ringrazierò sempre Morandi”. 

 

Nella sua carriera, oltre a quella di cantante, vanta quella di attrice teatrale e autrice delle musiche negli spettacoli in cui era protagonista. Per un’artista versatile, che cosa significa misurarsi con tanti percorsi?
“È assolutamente necessario. Non deve essere escluso il fatto di essere multitasking dal punto di vista professionale. Se si fanno le cose con serietà e dedizione, si possono fare bene. Sappiamo benissimo come in America e in Inghilterra, un artista che è attore-cantante, sta nella normalità, mentre, in Italia, essere un performer significa non essere né carne né pesce. In realtà, la vera energia artistica si diffonde in varie direzioni. Non ci può essere un’unica direzione, a meno che non si sia sotto contratto con una casa discografica che ha dato bisogno che tu sia un’azienda creativa per poter vendere dischi. Nel momento in cui un artista è libero, deve sperimentarsi in varie direzioni professionali. L’importante è farlo sempre ad alti livelli, a livelli dignitosi e con grande lavoro su noi stessi. Solo in questo modo, si ottengono i risultati”. 

 

Tre anni fa, è uscito il suo singolo “A mezz’aria”, riappropriandosi della scena musicale a cui mancava da molto tempo. Con l’avventura a “Tale e Quale Show”, ci potrebbe essere la possibilità di vederla impegnata con un nuovo album?
“A mezz’aria”, scritto da Sandra von Borries ed Enrico Andreini, è stata una mia volontà di far uscire un singolo dopo tanto tempo. Ha un testo raffinato e bello. Dopo, sono uscita anche nel 2019 con “A quando l’amore?”, scritto da Roberta Faccani e Giordano Tittarelli. Penso che uscirò con un altro singolo, non con un disco, semplicemente perché la mia volontà non è quella di tornare alla discografia, ma è quella di aggiungere brani inediti del mio repertorio. Io stessa nasco come cantante discografica, per poi scegliere, vent’anni fa, il teatro per urgenza. Non credo che l’album possa essere spendibile in un momento in cui la musica ha cambiato direzione. Mi avvicinerò alla possibilità di un terzo singolo, che sarebbe una cosa bella da fare. Lo farò presto”. 

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