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Bangkok International Film Festival: Sponsor nuovi, vita nuova

Bando ai luoghi comuni, che a questa testata non piacciono, e parliamo di cinema asiatico di cui poco si argomenta se non coinvolge scandali, quello Tailandese. Il festival del cinema di Bangkok si svolge dal 2003 e in questi anni ha avuto non poche vicissitudini spiacevoli, la prima coinvolgeva un tappeto rosso sempre poco nutrito di star conosciute, la seconda invece si snodava tra mancanza di sponsor, utilizzo di fondi illegali e censura. L’ultimo festival che ha avuto luogo dal 23 al 30 di settembre di quest’anno ha visto il ritorno dell’autorità per il turismo tailandese come sponsor unico affiancato dalla federazione nazionale del film e l’associazione dei registi Thai. E chi poteva dirlo che i registi di quell’angolo di paradiso fossero talmente influenti e prolifici da riunirsi in un’associazione, ebbene sì e molti di loro danno vita a pellicole quantomeno interessanti. Pen-Ek Ratanaruang ad esempio ha sfruttato la fotografia di Christopher Doyle per uno dei suoi film di successo Last Life in the Universe del 2003, storia di un bibliotecario suicida ( interpretato dal giapponese Tanadobu Asano) in esilio in Thailandia che uccide per sbaglio un membro della yakuza e si innamora di una figliola anche lei omicida priva di coscienza. Invisible Waves progetto di un paio d’anni fa rivede come protagonista Asano che interpreta un killer giapponese che fa lo chef a Macao, incaricato di uccidere la moglie del suo boss, colpevole di infedeltà...sembra un film già visto tanto che l’altra persona coinvolta nell’adulterio si scopre essere lo stesso killer.



Apichatpong Weerasethakul (provate a dirlo velocemente) classe 1970 è il beniamino della critica e del nuovo cinema tailandese, il suo Tropical Malady ricevette il premio della giuria al festival di Cannes e mescola sapientemente una trama orientale classica e fuori dagli schemi che racconta la storia omosessuale tra un tagliatore di ghiaccio e un soldato, a una favola tailandese che ha come sfondo la giungla, in cui si è proiettati nel mondo magico e spirituale di uno sciamano-tigre. Da un paio d’anni comunque il festival ha maturato un certo rilievo tanto da portare attori come Jeremy Irons, Catherine Deneuve e registi quali Oliver Stone e Terry Gilliam a calcare il tappeto rosso infuocato di Bangkok e presentare lì i loro lavori. Certo è che c’è da dover affrontare la censura che è ancora un problema radicato nelle menti degli organizzatori : quest’anno, per inciso, un film giapponese contro l’abuso minorile è stato rifiutato senza motivo apparente dalla gestione e giudicato in un secondo tempo "non adatto allo spirito del festival".
Ancora molte barriere dunque da superare, ma una finestra importante su un cinema asiatico che sempre di più sa dimostrare una crescente eccellenza nel modus "cinemandi".

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