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Bambini soldato ancora impiegati nei conflitti di 19 paesi

 

Domani, 12 febbraio, è la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini e delle bambine soldato.

Sebbene arruolare e impiegare persone di età inferiore a 15 anni sia un crimine di guerra e nonostante 150 paesi si siano impegnati a non farlo attraverso il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia, nei conflitti che insanguinano una ventina di paesi la scuola viene sostituita dall’addestramento militare, i fumetti dai manuali di guerra, le matite dai fucili. La vita dalla morte.

Negli ultimi anni, Amnesty International, che fa parte della Coalizione Child Soldiers International, ha documentato l’uso o ha ricevuto denunce sull’impiego di bambini e bambine soldato in numerosi altri paesi, tra cui Repubblica centrafricanaCiad, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo (vedi foto),Myanmar, Sri Lanka, Somalia e Yemen.

In Mali, nelle ultime settimane i ricercatori di Amnesty International hanno intervistato testimoni oculari e bambini soldato arruolati dai gruppi armati islamisti attualmente in conflitto con le forze armate locali e con quelle francesi nel nord del paese.

A Diabaly, 400 chilometri a nord-est della capitale Bamako, numerose persone tra cui il vicesindaco, hanno visto bambini dai 10 ai 17 anni arruolati nei gruppi armati islamisti che avevano preso il controllo della zona.

“Portavano fucili. Uno di loro era così piccolo che a volte il fucile gli cadeva in terra” – ha dichiarato un testimone.

Più a sud, a Segoù, Amnesty International ha incontrato due bambini soldato, uno dei quali mostrava segni di disturbi mentali. I due sono stati liberati dalle truppe francesi e maliane e consegnati alle autorità locali.

Quello dei due che era in grado di parlare, 16 anni, ha raccontato ad Amnesty International la sua storia:

“Studiavo alla scuola coranica insieme ad altri 23 alunni. Due mesi fa il nipote del nostro maestro ci ha venduti agli islamisti. Ci hanno inserito in un gruppo di 14 ragazzi che portavano armi da fuoco. All’inizio, mi hanno detto di lavorare nelle cucine. Cucinavamo in una chiesa cristiana occupata. I ribelli ci picchiavano durante le lezioni di Corano perché volevano che pronunciassimo i nomi in arabo come loro”.

Il peggio doveva ancora arrivare:

 “Poi è iniziato l’addestramento a sparare, ci dicevano di mirare al cuore o ai piedi. Prima di andare a combattere, dovevamo mangiare riso mescolato con una polvere bianca e una salsa con una polvere rossa. Ci facevano anche delle iniezioni. A me, ne hanno fatte tre. Dopo le iniezioni e dopo il riso con quella polvere, mi sentivo come il motore di un’automobile, potevo fare qualsiasi cosa per i miei maestri. Immaginavo i miei nemici come cani e tutto quello che desideravo era di sparargli addosso.”

Secondo il racconto del ragazzo, tra il 20 e il 21 gennaio, durante gli scontri per il controllo di Diabaly, sono morti quattro bambini soldato.

Amnesty International ha raccolto prove sull’uso precedente dei bambini soldato da parte delle milizie filogovernative del Mali, ma non vi sono casi documentati sul loro impiego in prima linea.

A New York, a marzo, si svolgeranno i colloqui finali per l’adozione di un Trattato sul commercio di armi. Una delle norme contenute nell’attuale bozza prevede il divieto di trasferire armi a forze armate o gruppi di opposizione che impieghino bambini e bambine soldato. Potrebbe essere un primo passo per evitare di rubare l’infanzia a migliaia di altri ragazzi.

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