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Benjamin Netanyahu e la questione palestinese

In merito alla politica del leader israeliano di destra Benjamin Netanyahu poco incline a riconoscere lo stato palestinese come soluzione del problema mediorientale. La politica israeliana, nei confronti dei palestinesi, a spinto molti a schierarsi dalla parte palestinese in nome dei diritti dei popoli ad esistere come entità indipendente, altri, si sono schierati dalla parte degli israeliani, questi hanno la tendenza ad accusare i primi di antisemitismo, ma è vero o è possibile essere anti israeliani senza essere anti semiti?

 
 
 

CREDO PROPRIO DI SI.

 
Essere anti-israeliani significa essere contrari allo stato d’Israele - molti ebrei lo sono sin da quando si incominciò a parlarne - , invece anti-semita significa essere contrari al popolo di Israele, di conseguenza anche alla sua cultura socio/religiosa - anti-semita era la chiesa in passato e l’olocausto si basò sull’anti-semitismo.
Sono due cose completamente diverse, gli ebrei come popolo va rispettato come tutti gli altri popoli, come stato, dipende dalla sua politica, che, da quando è nato, con la scusa di difendere i confini, ha sempre praticato una politica di aggressione nei confronti dei paesi vicini.

Inoltre, la sua nascita, ha comportato l’occupazione di territori occupati dai palestinesi.

Sperare che, il problema palestinese, si risolva pacificamente è lecito, che ciò avvenga veramente è impossibile.
Israele è stato creato appositamente per destabilizzare il mondo arabo, l’unica soluzione è il totale allineamento degli arabi alla politica occidentale. 

Da quando è stato creato è iniziata la guerra tra Israele e il mondo arabo, e, in occidente, tutte le volte, non si fa altro che parlare di responsabilità, chi sostenendo gli uni chi gli altri, nessuno però riesce o non vuole risalire alle origini delle ostilità. 
 
PERCHE PROPRIO LI?
 
Mi riferisco all’insediamento dello stato moderno d’Israele in una zona completamente islamizzata, a parte qualche comunità di cristiani e di ebrei che da secoli ci vivevano, anche se controllata dagli inglesi e mi chiedo, come mai un popolo, che da circa duemila anni vive sparso per il mondo, tutto d’un tratto si è insediato proprio nel bel mezzo del mondo islamico? Quali motivazioni reali ci possono essere in una azione del genere dal momento che il mondo islamico non l’ha mai accettato e da allora la guerra non è mai cessata?
 
Prendere a giustificazione il fatto che il territorio in questione corrisponde alla terra di Caanan del vecchio testamento e perciò terra dei patriarchi mi sembra molto forzato, duemila anni sono tantissimi per la storia umana e in quei territori di popoli ne sono passati tanti, sarebbe come pretendere che i Galli tornassero nel nord Italia perché ci vivevano al tempo dei romani o che l’Austria pretendesse di tornare a comandare in Lombardia e triveneto o che Venezia pretendesse di ricostituire la repubblica annettendo i territori a suo tempo annessi ecc., insomma, gli ebrei hanno sì tutti i diritti di esistere come stato, ma non quello di pretendere di vivere su un territorio che, storicamente (dal 6° secolo), non gli appartiene più, e che, per giunta, crea non pochi problemi alla comunità internazionale. 
 
Neppure problemi di controllo del territorio legati a possibili materie prime (petrolio), poiché di petrolio non ce n’è sul territorio, o problemi legati a una certa volontà di dominio (sarebbe/è più comodo gestire il potere nell’anonimato) possono essere valide giustificazione. Rimane, come possibilità reale, la politica occidentale, che nel tentativo ultimo, dopo l’indipendenza dei popoli nord africani e medio orientali, di controllare quei territori, creano un “momento di instabilità” per tenere divisi tali popoli e cosi gestire al meglio i propri interessi economici (gestione del petrolio ). Tutto ciò sulla pelle delle popolazioni civili che di guerre, sante o no, non ne vogliono sapere.

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