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Azerbaigian, non rilasciato un prigioniero: procedura d’infrazione del Consiglio d’Europa

Il 5 dicembre il Consiglio d’Europa ha preso la decisione, la prima sulla base dell’articolo 46 della Convenzione europea dei diritti umani (“Forza vincolante ed esecuzione delle sentenze”), di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Azerbaigian, che rifiuta di rilasciare un prigioniero di coscienza nonostante così avesse stabilito, già nel 2014, la Corte europea dei diritti umani.

Il prigioniero è Ilggar Mammadov, leader del gruppo di opposizione “Real”(acronimo di Movimento per l’alternativa repubblicana), arrestato nel febbraio 2013 insieme al giornalista Tofig Yagublu. Il 23 e 24 gennaio i due si erano recati nella città di Ismayili per osservare lo svolgimento di una serie di proteste e la brutale reazione delle forze di polizia.

Nel marzo 2014 Mammadov e Yagublu erano stati giudicati colpevoli di “organizzazione di disordini di massa” e “violenza contro pubblico ufficiale” e condannati rispettivamente a sette e a cinque anni di carcere.

Immediatamente, Amnesty International li aveva considerati prigionieri di coscienza. Il 22 maggio la Corte europea dei diritti umani aveva preso in esame il caso di Mammadov giungendo alla conclusione che l’uomo era stato condannato solo per aver criticato il governo e chiedendone il rilascio immediato e incondizionato.

Il 5 novembre 2015 la Corte si era espressa allo stesso modo anche su Yagublu, poi rilasciato nel marzo 2016 a seguito di un’amnistia presidenziale.

Così l’Azerbaigian aggiunge un altro record alla sua pessima performance in materia di diritti umani: il caso Mammadov rappresenta la prima volta in cui la Corte è chiamata a pronunciarsi sull’inosservanza, da parte di uno stato membro del Consiglio d’Europa, di una sua propria decisione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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