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Azerbaigian, imboscata contro un leader dell’opposizione

 

Manca quasi un anno alle elezioni presidenziali in Azerbaigian, previste a ottobre, e la campagna elettorale non solo è già in corso, ma già mostra di essere cruenta.

All’inizio del mese Isa Gambar, leader del partito di opposizione Musavat (Uguaglianza), aveva annunciato la sua candidatura. Leggete cosa è successo dopo.

Il 13 gennaio, Gambar si stava recando a un comizio nella città costiera meridionale di Lenkoran, quando l’automobile su cui viaggiava e le altre al seguito sono state bloccate da una decina di veicoli. Oltre 100 persone hanno iniziato a lanciare uova e sassi. Questi ultimi hanno frantumato i vetri dell’automobile su cui era a bordo Gambar.

Nove persone sono rimaste ferite, diverse delle quali a causa dei calci e dei pugni ricevuti; il vice leader del partitoGulagha Aslanliè stato investito da una vettura che gli è passata sopra al piede.

Uomini in borghese, che sembravano dare indicazioni alla folla di facinorosi, hanno fermato un fotografo del partito, Mehman Karimov, rilasciato solo dopo essere stato costretto a consegnare la sua fotocamera. Ci è abituato…

Le forze di polizia presenti nella zona non sono intervenute. Alla fine, Gambar e i suoi accompagnatori sono riusciti a riprendere il cammino, non prima che un camion colpisse un veicolo e dopo essere stati inseguiti per alcuni chilometri da cinque automobili.

Amnesty International ha chiesto ai partner europei dell’Azerbaigian di chiedere spiegazioni su questo grave attacco e sui motivi per cui è stato lasciato che avesse luogo in modo indisturbato, come se si trattasse di un’imboscata organizzata dall’alto.

Chi segue, sul nostro blog, le vicende dell’Azerbaigian, sa che non si è trattato di un episodio isolato e dai contorni incerti. Ma senza risalire alla repressione del 2012, prima, durante e dopo il concorso musicale Eurovision, basta apprendere cosa è accaduto meno di 24 ore prima dell’attacco a Gambar.

Sabato 12 gennaio, 2000 persone avevano raccolto l’appello a manifestare, nel centro della capitale Baku, per la morte di un giovane militare di leva che si sospetta sia stato torturato fino a fargli perdere la vita.

La manifestazione non aveva bandiere né simboli di partito. Eppure, la polizia è arrivata e ha arrestato almeno una cinquantina di oppositori. Due giorni dopo, 22 di loro sono stati condannati a pagare una multa da 285 a 470 euro (lo stipendio medio mensile in Azerbaigian è di 385 euro) e restano in attesa del processo per raduno illegale.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il 2013 si prospetta un pessimo anno per i diritti umani in Azerbaigian.

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