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Autostrade nazionalizzate: domande e risposte

In base a quanto sappiamo dopo il consiglio dei ministri notturno, proviamo a valutare cosa è accaduto, cosa potrà accadere e -soprattutto- se i contribuenti e gli utenti di Autostrade per l’Italia potranno avere un qualche beneficio. Ovviamente sulla base di quanto sappiamo oggi.

Che è accaduto?

Questo:

  • In vista della realizzazione di un rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva, Atlantia S.p.a. e ASPI si sono impegnate a garantire:
  • l’immediato passaggio del controllo di ASPI a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti – CDP), attraverso:
  • la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di CDP;
  • l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali;
  • la cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di CDP, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi;
  • la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di ASPI dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa. Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di ASPI, con conseguente aumento del flottante.

La Cassa Depositi e Prestiti deve esprimere, e lo farà entro alcuni giorni, il valore economico di Autostrade per l’Italia, in base al quale effettuare l’aumento di capitale. Questo numero permetterà di capire quanto Atlantia ed i suoi azionisti avranno perso dall’operazione.

Prima dell’aumento, Atlantia potrà cedere a investitori istituzionali di gradimento di CDP quote della partecipazione in Aspi. A questo riguardo, trovo quanto meno singolare che Atlantia debba subire il divieto di distribuire ai propri azionisti tali proventi di cessione. A dirla tutta, non so neppure se sia una previsione legale.

In un momento successivo Aspi verrà quotata in quella che potrà essere una OPV (offerta pubblica di vendita), oppure una OPVS (offerta pubblica di vendita e sottoscrizione), in questo secondo caso nell’ipotesi servano ulteriori capitali propri.


Ah, ma allora lo stato paga i Benetton anziché revocare la concessione, VERGOGNA!!11!1!X!
Calma: se ci fosse stata la revoca, lo Stato avrebbe pagato agli azionisti di Aspi 7 miliardi di indennizzo, ex art. 35 del Milleproroghe, quindi “i Benetton” sarebbero stati comunque pagati. Non solo: avrebbero fatto causa allo Stato, chiedendo i 23 miliardi previsti dalla convenzione. Contenzioso lungo e difficile. Ma nel mezzo, avremmo avuto un altro fallout radioattivo…

E quale?
Beh, al fallimento di Aspi sarebbe conseguito quello di Atlantia. Un totale di oltre 20 miliardi di prestiti e bond, detenuti da banche italiane ed estere, Bce, Bei, ed anche piccoli risparmiatori riguardo all’emissione da 750 milioni da essi sottoscritta anni addietro. Avremmo causato onde sismiche in giro per il mondo, diciamo.

Che mondo difficile. Ma almeno CDP pagherà meno dei sette miliardi di indennizzo previsto?
Credo proprio di sì.

Però c’è di buono che, con una macchina da soldi come Autostrade, gli italiani saranno più ricchi, e pagheranno meno pedaggi autostradali!


Aspetta: o meno pedaggi autostradali o la macchina da soldi. Capisco che sei italiano e quindi per te il concetto di tradeoff non esiste, nella tua spasmodica ricerca della felicità, ma purtroppo in questa dimensione spazio-temporale esiste il vincolo di realtà. E poi, considera anche che ci saranno enormi spese per manutenzione, a ridurre il flusso di cassa liberamente distribuibile. E non solo…

Che altro c’è, ancora??
Beh, bisogna decidere chi pagherà l’enorme contenzioso giudiziario che Autostrade si trascinerà dietro. Se a pagare sarà il nuovo azionista, la stima di questo importo andrà sottratta dalla valutazione del capitale economico di Aspi, quello che serve per determinare l’aumento di capitale. A quel punto, quel valore potrebbe essere zero o negativo. Ma dubito che Atlantia paghi CDP per prendersi Aspi. E comunque, ci sarà da considerare la corresponsabilità pubblica per omessa vigilanza sulla manutenzione…

Insomma, non pare l’affare del secolo!
Il vero non-affare del secolo è stato fatto “privatizzando” la rete autostradale in questo modo, con concessioni che diventano segreto di Stato. Ovvio che il bubbone, prima o poi, sarebbe esploso. Se ti interessa, i nomi degli autori di questa operazione, chi l’ha concepita e chi per lustri ha continuato a gestirla a questo modo, sono facilmente reperibili.

Ma ora entreranno in Aspi anche gli stranieri?
Ci sono già, sono una controllata della tedesca Allianz ed una compagnia cinese. Ora forse ne arriveranno altri. Ognuno di loro chiederà una remunerazione del capitale in linea con quanto si ricava in giro per il mondo da operazioni del genere. Sai, gli investitori non sono onlus, di solito, contrariamente a quanto crede il nostro ministro degli Esteri. Questo vale anche per gli italiani che entreranno, fondi pensione ed assicurazioni, ad esempio.

Ma allora sarà un’operazione di mercato, non un bene comune!
Credo che tu abbia ragione. Però il rischio di guai c’è anche col cosiddetto bene comune, sai?

E perché? Come?
Semplice: lo Stato ha fame di soldi? Chiede a CDP ed alle altre controllate di pagare dividendi ordinari elevati oppure direttamente dividendi straordinari. Ad esempio indebitandosi, oppure alzando le tariffe autostradali per avere più risorse, o anche riducendo la manutenzione. Chi può dirlo?

Quindi, comunque la si giri, i cittadini perdono?
C’è questo rischio. Ma mai disperare: potrebbero stupirci con effetti speciali, questa volta. Prima tappa: aspettiamo di vedere quale valore CDP attribuirà ad Aspi, e poi torneremo a discuterne.

Foto di Free-Photos da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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