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Asterix e Obelix leghisti?

Mi sono imbattuto in un interessante articolo su farefuturowebmagazine, il periodico della fondazione di Gianfranco Fini. In risposta all’anniversario della creazione del fumetto di Asterix e Obelix, l’autore nega alcuna simpatia con il villaggio gallico “resistente”, dichiarandosi apertamente schierato con Roma e le sue legioni, “simbolo di modernità e multiculturalità".

 

Il cocciuto e chiassoso popolo gallico del villaggio dell’Armorica, “da sempre elevato a modello di resistenza all’omologazione, è piuttosto l’esempio di una cultura identitaria stantìa, il simbolo di una difesa della tradizione a oltranza e fine a se stessa, il monumento alla paura del nuovo e del diverso. Altro che eroici resistenti, custodi di una purezza antica. I Galli che resistono all’avanzata di Cesare sono conservatori, nel senso più deleterio del termine, sono oltranzisti localisti, nemici a prescindere dello “straniero” e di ogni forma di melange culturale“. In una parola, sono leghisti.

La resistenza ad oltranza verso un impero che ha forgiato il mondo europeo come lo conosciamo oggi, con un forte rispetto (salvo rare eccezioni) verso le nuove culture, non può dunque essere un valore. Il riferimento ad un episodio della saga, nel quale Asterix, mirando quei capolavori architettonici che sono gli acquedotti romani, si rivolge ad Obelix con l’ormai celebre “sono pazzi questi romani, stanno rovinando le nostre valli” suona quindi come la rivolta anti-TAV dei nostri giorni. Popoli ottusi che rifiutano il progresso, accecati dalle vallate che li proteggono da secoli e che non intendono valicare neppure con la mente.

E’ giusta questa lettura? Asterix e Obelix sono davvero leghisti? Vi giuro che non saprei affermare il contrario. Al di là dell’italianità del sottoscritto, credo si possa andare orgogliosi di ciò che ha rappresentato nella storia dell’umanità l’impero romano. Ma la resistenza verso le legioni romane è anche resistenza verso il progresso e il futuro? E’ tradizionalismo a oltranza? E’ paura del diverso? E’ xenofobia? E’ l’ottusità di chi non coglie i cambiamenti di questo mondo? “Padroni a casa nostra“, recita il motto leghista. Mi dà i brividi, populismo allo stato puro. Ma se pronunciato da Asterix (”la Gallia è casa nostra“) riscuote subito la mia simpatia.

La saga di Goscinny e Uderzo è stata spesso oggetto di parallellismi simili: nel 1960, una parte della stampa francese descrisse le avventure del villaggio bretone come un fumetto frutto dell’influenza politica di De Gaulle, come una metafora patriottica della Francia che rifiuta l’egemonia statunitense. Un fumetto al servizio dell’orgoglio nazionale francese? In Asterix e i Goti ed Asterix in Corsica troviamo i Germani raffigurati come ottusi guerrafondai, e gli abitanti dell’isola come ignoranti e retrogradi (un evidente attacco all’indipendentismo corso degli anni sessanta e settanta).

Non so se Asterix, Obelix, Panoramix e i loro amici possano essere i leghisti di allora. So solo che, nonostante il debole orgoglio che possono suscitare i vessilli riportanti le insegne dell’impero (S.P.Q.R.), il mio tifo sarà sempre per il villaggio ai confini del mondo allora conosciuto: in quell’angolo di Francia che non ne vuole sapere di cambiare, che continua a vivere la vita di caccia ai cinghiali e pesca che si sono scelti, che continua a respingere l’invasore più forte.

Certo, finché il cielo non cadrà sulle loro teste.

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