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Assolto per non aver violentato due ragazze di vita romene. Ora sono queste a rischiare

L’automobile in cui si sarebbero consumate le presunte violenze era stata minuziosamente descritta dalle romene che avevano pure rilevato il numero di targa e che corrispondeva a quella in uso all’albanese 

Colpo di scena al processo, celebrato a Sanremo, contro l’albanese Habili Ilmi, immigrato regolare di trentadue anni residente a Bologna ma che all’epoca dei fatti la scorsa primavera si trovava ad Imperia presso parenti: ieri il Giudice dell’Udienza preliminare del Tribunale della città dei fiori lo ha assolto, con la formula dubitativa, dall’accusa di aver sequestrato, stuprato e rapinato due ragazze di vita romene giunte nella città dei fiori dalla provincia di Alessandria, dove risiedono. A nulla sono valse le accurate indagini degli investigatori del Commissariato di Polizia di Sanremo che avevano sequestrato all’extra-comunitario un vestito, un telefono cellulare ed un anello di proprietà delle denuncianti: la mancanza di un impianto di chiusura centralizzata nell’automobile, di cui Ilmi aveva la disponibilità, sulla quale si sarebbero consumate le violenze si è rivelata essere la prova decisiva per dimostrare l’inesistenza del reato di sequestro di persona e dunque, ha ritenuto il giudice, anche della supposta violenza carnale. Ad aiutare Ilmi anche alcune inesattezze in cui sarebbero cadute in fase di interrogatorio le due cittadine neo- comunitarie che si sarebbero dimostrate, su alcuni particolari, in contraddizione l’una con l’altra.

Ilmi, durante le scorse feste pasquali,aveva contattato le due giovani sul marciapiede di una strada periferica di Sanremo; poi, minacciandole con una pistola- giocattolo ed esibendo loro un falso tesserino della Polizia ricavato piegando accuratamente al suo interno il proprio permesso di soggiorno, le avrebbe costrette, in due episodi separati, a raggiungere una località isolata dell’entroterra matuziano ed a subire violenza per poi rapinarle di quelle povere e poche cose che avevano con se. Una delle due romene, però, era riuscita a segnarsi il tipo ed il numero di targa dell’autovettura per poi passarlo alla Polizia che, appurò, come quell’automobile fosse di proprietà di una ditta di Bologna per cui lavorava l’extra- comunitario. Ilmi, anzi, aveva la disponibilità dell’autovettura. Nella camera dell’appartamento dei suoi parenti ad Imperia, dove dormiva al momento dell’arresto l’albanese accusato del fatto, la Polizia rinvenne tutto ciò che era stato sottratto alle ragazze. Tutto ciò, secondo il Gup del Tribunale di Sanremo, non ha integrato alcun quadro probatorio esaustivo: il tesserino della Polizia potrebbe essere stato solamente un regalo fatto all’extra- comunitario da qualche poliziotto per permettergli di custodire meglio il proprio permesso di soggiorno mentre i poveri beni delle ragazze gli erano stati da queste lasciati in quanto non avevano il resto da dargli al momento di saldare il prezzo della prestazione sessuale. Come se fossero state le cassiere di un supermercato! La procura, rappresentata in aula dal Sostituto Procuratore Barbara Bresci, aveva chiesto per l’imputato sei anni di carcere. Ora a dover pagare il conto salato con la giustizia saranno proprio le due ragazze di vita provenienti da Bucarest: il giudice Maria Grazia Leopardi ha, infatti, inviato alla Procura gli atti relativi al dibattimento affinché si proceda contro di loro per calunnia e diffamazione. Verranno quasi sicuramente condannate ed allontanate dal territorio nazionale con il divieto di farvi rientro per tre anni. Per loro, romene, essersi fidate della giustizia italiana non è stato un buon affare.          

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