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Assange e l’agonia della democrazia

Feltrinelli ha pubblicato “Internet è il nemico”, un saggio dove Julian Assange discute delle fragili libertà personali e sociali legate all’evoluzione tecnologica internettiana.

Assange dialoga con altri tre importanti esponenti del mondo della filosofia Cypherpunk, attivisti che mirano alla difesa dei più deboli attraverso i sistemi di crittografia più innovativi. Il loro motto è “Privacy per i deboli, trasparenza per i potenti”. Indubbiamente le burocrazie governative, i poteri finanziari e le multinazionali hanno trasformato Internet nel nemico, approfittando della tracciabilità dei dati.

I governi stanno limitando la libertà di comunicazione internettiana, però “anche nei governi ci sono quelli che preferiscono avere una propria sfera decentrata di potere, e perfino lì ci sono diverse fazioni in lotta tra di loro. Sarà questo che alla fine ci salverà dal Grande Fratello, perché saranno in troppi a voler essere il Grande Fratello e a combattersi” (Andy Muller-Maguhn a p. 80).

Assange e gli attivisti più oculati mirano ha difendere la libertà di anonimato, ma Assange rimane l’uomo misterioso che ha portato alla luce 250.000 documenti catalogati come confidenziali e segreti dal governo americano e l’attivista passivo-aggressivo che ha promesso verità scandalose sulle multinazionali bancarie e che invece è stato usato per evitare di reagire ai reati finanziari.

A quanto pare la funzione principale degli operatori dei servizi segreti è quella di “rallentare i processi per poterli controllare meglio” (collaboratore governativo tedesco). Così evitare di citare certe informazioni e “dichiarare segrete le cose significa che limiti la quantità di persone che detengono il sapere e pertanto la capacità di influenzare quel processo" (Andy Muller-Maguhn, p. 30). Comunque sono decine e decine le società private che collaborano con i governi nella fornitura di sistemi informatici adatti a sorvegliare e a censurare, e in grado di raccogliere e conservare i dati a tempo indeterminato senza nessuna autorizzazione da parte della magistratura.

Per quanto riguarda gli aspetti economici, Paypal, Visa e MasterCard hanno imposto un quasi monopolio, fino al punto “che persino i pagamenti dei cittadini russi nei negosi di russi per russi saranno trattati nei centri dati americani”. C’è anche un altro fenomeno: ad esempio “i paesi africani ricevono in regalo dai cinesi un’intera infrastruttura Internet, compresi cavi in fibre ottiche e backbone switch… Ovviamente i cinesi sono interessati ai dati, perciò non hanno bisogno di essere ripagati in soldi, loro accettano i dati, la nuova moneta” (Andy Muller-Maguhn, p. 56).

Infatti l’analisi delle reti sociali, l’ascolto delle trattative commerciali e l’utilizzo delle informazioni giuste al momento giusto permette ai privilegiati di alcune multinazionali di realizzare dei contratti milionari e miliardari (soprattutto nei business minerari, energetici, militari e finanziari). Quindi prima o poi scoppierà la prima bolla dei dati e la democrazia virtuale morirà. E risorgerà: miliardi di cervelli non possono essere controllati tutti nello stesso momento, dalla stessa multinazionale o dalla stessa nazione, poiché “La rete interpreta la censura come un danno e la aggira” (John Gilmore, cofondatore della statunitense Electronic Frontier Foundation).

Julian Assange è il caporedattore e la mente visionaria che sta dietro a WikiLeaks. In collaborazione con Suelette Dreyfus ha scritto la storia del movimento hacker internazionale, “Underground”, che ha ispirato il film “Underground: The Julian Assange Story” (di Robert Connolly, 2012).

Jacob Appelbaum è cofondatore di Noisebridge di San Francisco, membro del berlinese Caos Computer Club e ricercatore di Tor Project, un sistema di gestione dell’anonimato.

Andy Muller-Maguhn è membro del Chaos Computer Club e cofondatore di una ong per la difesa dei diritti umani digitali: l’European Digital Rights.

Jérémie Zimmermann è cofondatore e portavoce di un gruppo di tutela legale dei cittadini che difende il diritto all’anonimato online: La quadrature du Net.

Nota - Un hacker non è un cracker: il primo è un appassionato che ama le sfide tecnologiche e i miglioramenti sociali, il secondo è uno stronzo che penetra e rompe i sistemi di informazione e causa danni più o meno consistenti. Comunque il Web ci rende liberi, perché ci rende tutti lettori e tutti editori a costi bassissimi e a km zero (Intervista di Francesca Barca a Zimmermann).

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