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Articolo 18 sempre più a rischio

Un attacco senza precedenti all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori facilita i licenziamenti senza giusta causa.

Accade che dentro una finanziaria che fa acqua da tutte le parti, il nostro caro governo decida di infilare en passant un emendamento per i suoi amici imprenditori che nulla c’entra con una manovra economica: la tanto desiderata libertà di licenziamento, un colpo di spugna all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Le aziende la libertà di licenziamento già ce l’hanno e si chiama “mobilità”, ma funziona solo per i licenziamenti collettivi, e se invece un onesto imprenditore volesse far fuori uno o due lavoratori che non gli vanno più? Come deve fare se non riesce a costruire una “giusta causa”? Non c’è problema, ti infilo un emendamento nella finanziaria!

E così la Commissione bilancio a maggioranza ha cancellato il diritto al reintegro per licenziamento senza giusta causa, con un colpo di emendamento alla manovra finanziaria inserito nell’articolo 8. L’emendamento stabilisce che i contratti di lavoro aziendali possono operare in deroga dai contratti e dalle leggi nazionali. Viene così escluso dalle leggi da rispettare la Legge 20 maggio 1970, n. 300, lo Statuto dei Lavoratori, con quell’articolo 18 ormai attaccato ormai da più fronti negli ultimi anni.

L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori afferma che per licenziare un lavoratore occorre una giusta causa, sembra un’ovvietà, ma si è arrivati a questo, superando il medioevo nel mondo del lavoro solo nel 1970, grazie alla lotte dei nostri padri. Prima di allora il “padrone” disponeva del dipendente come più gli aggradava. Fu una grande conquista che da qualche tempo in tutti i modi gli ultimi governi cercano di abbattere con l’applauso della Confindustria e purtroppo di alcuni sindacati. Difatti Cisl e Uil sono favorevoli, la Uil dice che “semplicemente si prevede la possibilità per i sindacati di avvalersi di un potere di deroga”, mentre Bonanni afferma “Su art. 8 troppo allarmismo”.

Ma cosa aspettano i lavoratori iscritti a quei sindacati a stracciare le tessere! Contraria tutta l’opposizione, che chiede la soppressione dell’intero articolo 8, e la Cgil che ha definito la norma inapplicabile e con “evidenti profili di incostituzionalità” ed è pronta al ricorso alla Corte Costituzionale. “Mai nella storia della Repubblica ci sono stati un Governo e un ministro del Lavoro che avessero come scopo quello di abolire il contratto nazionale, lo statuto dei lavoratori, i diritti dei lavoratori", dichiara Susanna Camusso.

Ora occorre la reazione dei lavoratori e di tutte le categorie malversate da questo governo e lo sciopero generale indetto dalla Cgil di oggi 6 settembre è la prima occasione. Da ieri abbiamo un motivo in più per aderire in massa. Tutti nelle 100 piazze a gridare la nostra rabbia!

di Cadigia Perini – ex lavoratrice Agile Eutelia
(6 settembre 2011)

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