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Armi chimiche: dalla Francia un mandato di cattura per il presidente siriano

Un giudice francese ha emesso un mandato di cattura per il presidente siriano Bashar al-Assad (nella foto) e per altri tre funzionari di primo piano del governo di Damasco: Maher al-Assad, fratello del presidente e capo della quarta divisione armata dell’esercito; il generale Ghassan Abbas, direttore della divisione 450 del Centro di ricerche e studi scientifici (ossia il programma di armi chimiche); e il generale Bassam al-Hassam, consulente del presidente per le questioni strategiche e ufficiale di collegamento tra il palazzo presidenziale e il Centro di ricerche e studi scientifici.

I mandati di cattura, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, si riferiscono all’uso di armi chimiche contro la popolazione civile della città di Douma e della regione della Ghouta orientale che, nell’agosto 2013, uccisero oltre mille persone.

L’iniziativa giudiziaria è stata resa possibile dalla previsione, nella legislazione francese, del principio della giurisdizione universale che consente alla magistratura di uno stato di avviare indagini su crimini commessi altrove, da presunti autori e vittime che non sono cittadini di quello stato. All’interno del tribunale di Parigi esiste da tempo un’unità speciale per i più gravi crimini di diritto internazionale.

Sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti agli attacchi chimici, a quel tribunale si è rivolto, nel marzo 2021, il Centro siriano per i media e la libertà d’espressione, sostenuto da altre organizzazioni per i diritti umani.

Anche se è il primo mandato di cattura emesso da un tribunale statale europeo nei confronti di un capo di stato in carica (quello contro il presidente russo Putin è stato spiccato dalla procura della Corte penale internazionale), il tribunale di Parigi ha già incriminato altri sette esponenti del governo siriano, tra i quali Ali Mamlouk, attuale capo dell’Ufficio per la sicurezza nazionale.

Una denuncia analoga a quella francese è stata presentata anche in Germania, sempre nei confronti del presidente siriano Assad e sempre per attacchi con armi chimiche: ancora nella Ghouta orientale nel 2013 e a Khan Shaykhun nel 2017.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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