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Arabia Saudita: manifestante arrestato a 13 anni rischia la pena di morte

Partecipazione a manifestazioni contro il governo, presenza ai funerali di un fratello ucciso dalla polizia, adesione a un’organizzazione terrorista, lancio di bombe Molotov contro una stazione di polizia e uso delle armi da fuoco contro le forze di sicurezza.

Sono queste le accuse che hanno spinto la procura del Tribunale speciale (una corte che si occupa di casi di terrorismo) dell’Arabia Saudita a chiedere la pena di morte per Murtaja Qureiris. Questi reati li avrebbe commessi prima del settembre 2014, quando è stato arrestato. All’epoca aveva 13 anni.

Nei giorni scorsi l’emittente televisiva Cnn aveva reso nota la notizia, pubblicando anche un video in cui si vede Qureiris partecipare in bicicletta, nel 2011, a una protesta indetta nella Provincia orientale.

In questa zona dell’Arabia Saudita, abitata prevalentemente dalla minoranza sciita, dopo il 2011 le autorità hanno represso duramente – anche con le condanne a morte, spesso emesse proprio dal Tribunale speciale – le proteste degli sciiti contro la discriminazione che subiscono dal governo centrale.

Qureiris, che ora è appena maggiorenne, ha potuto incontrare un avvocato solo in occasione della prima udienza del processo, nell’agosto 2018.

Purtroppo, non si tratta dell’unico caso di una persona arrestata da minorenne e per il quale è stata chiesta la pena di morte.

Tre altri giovani sciiti – Ali al-Nimr, Abdullah al-Zaher e Dawood al-Marhoon – arrestati nel 2012 quando avevano rispettivamente 17, 16 e 17 anni, rischiano da un momento all’altro di essere messi a morte.

Mentre ad aprile è stato messo a morte insieme ad altri 36 prigionieri Abdulkareem al-Hawajun giovane sciita arrestato a 16 anni, giudicato colpevole di vari reati relativi alla partecipazione alle manifestazioni degli sciiti contro il governo.

Il diritto internazionale vieta l’uso della pena di morte nei confronti di imputati minorenni, ossia persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato.

Ma come ormai noto, le autorità saudite non tengono in alcun conto le norme sui diritti umani, grazie anche al silenzio degli Usa e di altri governi occidentali, Italia inclusa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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