Appello #MexicoNosUrge alla UE: per i Diritti Umani e i giornalisti in Messico
Un appello alla UE e all'Italia per denunciare le gravi violazioni alla libertà d'espressione e ai diritti umani in Messico e sospendere i trattati
In seguito all'ennesima mattanza di giornalisti, reporter e attivisti in Messico sta circolando in italiano l'appello #MexicoNosUrge, rivolto al governo italiano e all'Europarlamento affinché esprimano una posizione chiara e prendano provvedimenti in base al trattato di libero commercio firmato dalla UE col Messico. Riproduco qui la petizione che si trova nella nota Facebook a questo link in cui si possono seguire le iniziative future.
Anche per il caso degli studenti desaparecidos di Ayotzinapa le carovane internazionali, le organizzazioni per i diritti umani, la società civile messicana (e globale) e i movimenti organizzati di tutto il mondo (e tanto pure in Italia) chiesero la sospensione delle relazioni diplomatiche dei paesi europei con il Messico o almeno l'applicazione del trattato di libero commercio e delle clausole democratiche e per la difesa dei diritti dell'uomo in esso contenute. Non ebbero successo, anche se riuscirono a smascherare l'ipocrisia di fondo che regge certe dichiarazioni di principio nei trattati le quali vengono applicate selettivamente a seconda dei paesi coinvolti, più o meno "canaglie" o allineati, e a seconda degli interessi in gioco, vedi l'apertura del settore petrolifero e del gas in Messico dopo la riforma energetica del presidente Peña. E' un piatto forse troppo ricco per essere sacrificato? Si può davvero chiudere un occhio, anzi tutti e due, sui 100mila e passa morti della narcoguerra, sui 30mila desaparecidos del conflitto armato messicano e sulle centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati interni del Messico? E sul bavaglio imposto con la violenza alla libertà di stampa? E sul femminicidio, l'omicidio delle donne in quanto tali? Il testo dell'appello, così come la bella illustrazione di Mario Biani (Il Manifesto), che è tra i primi firmatari, richiama e ricorda alcuni eventi chiave (massacro di Tlatlaya, Ayotzinapa, Atenco, la guerra militare ai narcos e i morti di questi anni, il femminicidio, eccetera) che purtroppo sono solo alcuni esempi o "casi emblematici" di una realtà molto più drammatica.
Il famoso Ya Basta! del movimento neozapatista e dell'EZLN del 1994 rieccheggia tuttora nelle grida di dolore delle famiglie dei desaparecidos che dicono "Vivos se los llevaron, vivos los queremos" (Vivi se li son portati via e vivi li rivogliamo) e in quelle delle migliaia di giornalisti, attivisti e cittadini che in questi giorni per le strade del Messico, da Veracruz alla capitale e in tante altre città, a gran voce ribadiscono che "non si uccide la verità uccidendo i giornalisti", (No se mata la verdada matando a los periodistas).
Anche per mantenere viva la "verdad" e la memoria è stato lanciato l'appello #MexicoNosUrge e ha ottenuto le adesioni di giornalisti, scrittori, intellettuali, docenti e attivisti. Valerio Evangelisti, Wu Ming, Erri de Luca, Roberto Saviano, Dario Fo, Alberto Prunetti, Paco Ignacio Taibo II, Aldo Nove, Marilù Oliva, Girolamo de Michele, Don Luigi Ciotti, Nando Dalla Chiesa, Tonio dell'Olio, Mauro Biani, Silvia Federici, Franco Berardi "Bifo", Aldo Nove, Loredana Lipperini, tra gli altri, figurano tra i primi firmatari.
"Fondamento dell'accordo. Il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, così come si enunciano nella DichiarazioneUniversale dei Diritti Umani,ispira le politiche interne e internazionali delle parti e costituisce un elemento essenziale del presente Accordo."
Art. 1 del trattato di libero commercio tra il Messico e l'UnioneEuropea
Gli omicidi del foto giornalista Rubén Espinosa, dell'attivista Nadia Vera, della studentessa Yesenia Quiroz Alfaro e di altre due donne che si trovavano con loro, Nicole Simon e Alejandra, avvenuti a Città del Messico, venerdì 31 luglio scorso, ci impongono di non rimanere in silenzio.Dinanzi alla condizione che vive chi vuole denunciare la situazione che subiscono milioni di persone in un paese, il Messico, che l'Italia e l'UnioneEuropea riconoscono soltanto come importante socio commerciale, rimanere in silenzio sarebbe una forma di complicità.
Rubén Espinosa è l'ultimo giornalista ucciso in Messico in un massacro che sembra non avere fine. Sono più di cento i giornalisti assassinati dal 2000 ad oggi. Nello stato del Veracruz, dove Rubén lavorava raccontando gli abusi del governo statale e le violente repressioni contro gli oppositori politici, sono 14 i giornalisti uccisi durante il governo di Javier Duarte de Ochoa, soprannominato anche il mataperiodistas, l'ammazza giornalisti.
Rubén Espinosa e Nadia Vera erano fuggiti dallo stato del Veracruz proprio per le minacce ricevute da funzionari del governo di Javier Duarte, indicato mesi fa come responsabile di qualsiasi gesto di aggressione nei loro confronti. Non è stato sufficiente fuggire a Città del Messico,considerata finora un porto sicuro in cui ripararsi dalle aggressioni contro la libertà di stampa. Il messaggio è chiaro: non si è sicuri da nessuna parte.Tutti i giornalisti critici devono avere paura perché possono essere raggiunti nelle loro case, torturati e ammazzati.
La libertà di stampa in Messico viene violentata quotidianamente. Fare il giornalista in Messico è una delle professioni più a rischio e i dati delle più importanti organizzazioni di difesa dei giornalisti e della libertà di stampa (come Article19 o RSF) indicano chiaramente come la maggior parte delle minacce, aggressioni, intimidazioni, sparizioni e uccisioni di giornalisti, fotografi e comunicatori si debbano imputare alle istituzioni dello Stato.
Il Messico e l'Unione Europea sono vincolati dal Trattato di Libero Commercio che si basa su una clausola democratica, e i nostri paesi, i nostri Parlamenti - sia nazionali che quello europeo - non possono rimanere in silenzio di fronte a questa situazione.
Nel maggio del 2016 si compiranno dieci anni dal massacro di San Salvador Atenco. Una Commissione Civile di Osservazione dei Diritti Umani -i cui componenti erano cittadini europei - nel giugno del 2006 ha presentato alParlamento Europeo un rapporto sui fatti e sulle gravi violazioni dei diritti umani in relazione allo sgombero forzato di una comunità per costruire il nuovo aeroporto di Città del Messico in una zona ejidal (cioè di proprietà collettiva) dello Stato del Messico.
Negli ultimi dieci anni la situazione si è fatta se possibile ancora più grave, con decine di migliaia di sparizioni forzate, violenza sistematica contro chi vuole difendere e promuovere i diritti umani, contro attivisti dei movimenti sociali e contro i giornalisti e fotografi che documentano la condizione di violenza strutturale scelta come forma di"politica attiva" dai governi di Felipe Calderón, prima, e di Enrique Peña Nieto (che nel 2006 era governatore dello Stato del Messico durante i fatti di Atenco), ora.
Tra gli attivisti e giornalisti minacciati e perseguitati ci sono anche cittadini italiani ed europei; tra le vittime ci sono anche cittadini italiani ed europei (come il finlandese Jyri Antero Jaakkola,assassinato dai paramilitari nello stato del Oaxaca nel 2010).
In questo panorama di violenza diffusa e repressione contro i civili ricordiamo la sparizione forzata dei 43 studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa, avvenuta la notte del 26 settembre del 2014 nella città di Iguala, stato del Guerrero, in cui sono coinvolti la polizia municipale di Iguala ed elementi dell'esercito messicano. Da dieci mesi i 43 giovani studenti sono vittime di sparizione forzata di persone.
Il 30 giugno 2014 l'esercito messicano, con un ordine scritto dall'Alto Comando Militare, fucilava 22 ragazzi in un'esecuzione extragiudiziale nella località di Tlatlaya, una delle tante esecuzioni extragiudiziali portate a termine dall'esercito che ha l'ordine di "abbattere" civili considerati delinquenti senza alcun diritto ad avere un processo. L'ONU ha recentemente spiegato come in Messico la tortura sia un metodo utilizzato in maniera sistematica negli interrogatori da tutte le forze di sicurezza.
Tutto questo accade nel silenzio della cosiddetta "comunità internazionale" e l'Unione Europea di fatto si disinteressa dei crimini dello stato messicano, continuando a mantenere relazioni commerciali con uno Stato che viola costantemente i diritti umani.
Tra il 2007 e il 2014 in Messico ci sono stati più di 164mila omicidi di civili.Negli stessi anni in Afghanistan e in Iraq si sono contate circa 104mila vittime. Il numero di persone sparite dal 2006 ad oggi, basandosi su dati conservativi del governo messicano, supera le 30mila persone. È indefinito il numero delle persone sfollate forzatamente all'interno del paese,ma molte organizzazioni di difesa dei diritti umani parlano di più di due milioni e mezzo di persone.
A fronte di tutto questo l'indifferenza dei grandi mezzi di comunicazione internazionali è impressionante e complice. Per tutto questo, #MexicoNosUrge e non possiamo rimanere in silenzio. Chiediamo che il Parlamento Europeo esprima la sua preoccupazione rispetto alla grave crisi dei diritti umani che vive il Messico, in particolare per le costanti aggressioni ai giornalisti e difensori dei diritti umani.
Chiediamo all'Italia e all'Unione Europea che si sospendano tutte le relazioni (politiche e commerciali) con il Messico fino a quando non si farà luce sui gravi casi di omicidio, violenza e sparizione forzata di persone. I paesi dell'Unione Europea devono applicare l'embargo agli investimenti in Messico e chiudere le loro Ambasciate, così come si è fatto nel caso di altri paesi che non osservano l'obbligo del rispetto dei diritti umani e del diritto alla vita dei propri cittadini.
Italia, Agosto 2015
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