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Amnesty alle autorità turche: rilasciare i manifestanti arrestati a Istanbul

Quello che è successo a Istanbul, a piazza Taksim e dintorni, a partire dal pomeriggio di sabato, è noto: un uso spropositato e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici, con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua (contenente agenti chimici urticanti), granate stordenti e proiettili di plasticairruzioni nelle strutture sanitarie di fortuna, dove i medici stavano curando i feriti, come l’hotel Divan a Harbiye e l’hotel Ramada a Osmanbay.

Ciò che non è ancora noto è cosa è seguito agli arresti di massa effettuati durante la notte tra sabato e domenica, arresti proseguiti anche nelle ultime ore (tra i fermati vi sono giornalisti, medici e avvocati turchi così come un fotografo italiano).

Complessivamente, nelle ultime 48 ore sarebbero centinaia i manifestanti fermati nell’area di Taksim e anche nei quartieri vicini di Harbiye e Mecidiyekoy.

L’Associazione forense di Istanbul ha dichiarato ad Amnesty International di essere a conoscenza dell’arresto di circa 70 persone, e si parla solo di quelle viste al momento del fermo, delle quali non è possibile verificare il luogo in cui si trovano attualmente.

Quanto agli altri, Amnesty International ha sollecitato il governo turco a fornire informazioni sul loro status giuridico e sul luogo di detenzione, in modo da permettere le visite dei familiari e degli avvocati.

Il fatto che il luogo in cui i manifestanti sono trattenuti non sia noto accresce i timori che essi possano essere stati maltrattati dalla polizia.

Durante le proteste in corso a Istanbul da quasi tre settimane, Amnesty International ha ricevuto notizie costanti e credibili di manifestanti picchiati dalla polizia al momento dell’arresto e trasferiti in custodia dove sono stati loro negati cibo, acqua e l’uso dei servizi igienici fino a 12 ore.

Sul sito dell’associazione, l’appello per fermare le violenze contro i manifestanti, già sottoscritto da decine di migliaia di persone nel mondo.

 

 

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