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America del Sud: il PIL del Venezuela supera quello dell’Argentina ed il Venezuela diventa la seconda economia della regione

E’ ufficiale: nel 2009 il PIL del Venezuela ha superato quello dell’Argentina. Secondo i dati, recentemente pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale, nel 2009 il PIL del Venezuela è stato di 337,30 miliardi di dollari, contro i 310,07 miliardi di dollari del PIL dell’Argentina. E’ la prima volta che il Venezuela supera l’Argentina ed è la prima volta che si ritrova ad essere la seconda economia dell’America del sud.

America del Sud: il PIL del Venezuela supera quello dell'Argentina ed il Venezuela diventa la seconda economia della regione

E’ ufficiale: nel 2009 il PIL del Venezuela ha superato quello dell’Argentina. Secondo i dati, recentemente pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale (1), nel 2009 il PIL del Venezuela è stato di 337,30 miliardi di dollari, contro i 310,07 miliardi di dollari del PIL dell’Argentina. E’ la prima volta che il Venezuela supera l’Argentina ed è la prima volta che si ritrova ad essere la seconda economia dell’America del sud.

Di seguito proponiamo il grafico dell’andamento del PIl in Argentina e Venezuela negli ultimi30 anni (1980-2009).

Confronto Pil Argentina Venezuela 1980 2009 - Dati
FMI

La crescita in questi ultimi anni è stata poderosa, se si pensa che solamente nel 1996 era la quinta economía della regione, dopo Brasile, Argentina, Colombia e Cile. Nella tabella seguente riportiamo i dati del Pil, del Pil pro capite e della popolazione nel 1996 e nel 2009, oltre alle rispettive variazioni percentuali intercorse nel periodo, per i vari stati che conformano l’America del Sud, oggi riuniti nell’UNASUR.

Come si osserva, il Venezuela è lo stato che cresce in maniera più sostenuta, sia per quanto riguarda il PIl (+378%), che il pil pro capite (+273%). Inoltre accresce anche il peso della sua economia nella regione: nel 1996 l’economia venezuelana rappresentava il 4.5% della economia totale della regione; oggi è arrivata al 11.77%. Il brasile rimane la prima economia della regione, anche se diminuisce leggermente il suo peso all’interno della regione.

Se consideriamo il PIL pro capite, i venezuelani sono di gran lunga i più ricchi dell’America del sud con 11.789 dollari annui a testa; seguono i cileni con 9.525 dollari di Pil pro capite, gli uruguaiani con 9.425, i brasiliani con 8.220 e gli argentini con 7.725 dollari. I più poveri sono in assoluto i boliviani con solamente 1.723 dollari di Pil pro capite annuo.

Dunque, per la prima volta il Pil del Venezuela è superiore a quello dell’Argentina. Ricordiamo che l’Argentina, per i pimi cinquant’anni del XX secolo è stato il paese più ricco dell’America del Sud, anzi di tutta l’America Latina. Nel 1950 è superata, per PIL, dal Brasile; nel 1959 è superata dal Messico ed oggi, per la prima volta è superata dal Venezuela, che diventa così la seconda economía della regione.

Il Venezuela, fino alla scoperta del petrolio, è sempre stato un paese più povero rispetto a Uruguay, Argentina e Cile. di gran lunga i più ricchi dell’America del Sud. Ancora nel 1920, il reddito pro capite di questi tre paesi era praticamente il triplo di quello del Venezuela. Ma già nel 1930 la differenza è quasi del tutto annullata ed a partire dal 1938 il Venezuela diventa il paese col PIL pro capite più alto dell’America del Sud.

Il petrolio ha letteralmente trasformato il paese, a partire dal 1914, data in cui si è cominciato a sfruttarlo. Nel 1929, solamente quindici anni dopo, il Venezuela diventa il secondo produttore mondiale dopo gli USA e primo paese esportatore. Per oltre 40 anni, fino agli inizi degli anni settanta, il Venezuela è il primo paese esportatore di petrolio al mondo. Il grande impulso allo sviluppo del paese arriva con la seconda guerra mondiale, durante la quale fornisce il 60% della domanda petrolífera delle forze alleate. Grazie al petrolio, dunque, nel secondo dopoguerra il Venezuela diventa uno dei paesi col più alto PIL pro capite del mondo. Nel biennio 1948-1949 il Venezuela ha il terzo PIL pro capite al mondo, praticamente a ridosso di Usa e Svizzera. Per tutto il corso degli anni cinquanta e sessanta è tra i primi dieci paesi del mondo sempre per quanto riguarda il PIL pro capite.

Negli anni settanta, con la nazionalizzazione dell’industria petrolífera, avvenuta il primo gennaio del 1976 e la creazione di PDVSA, l’impresa petrolífera nazionale, si genera una situazione paradossale: agli enormi ingressi petroliferi non corrisponde un adeguamento dell’apparato produttivo e per conseguenza si genera una grande inflazione, che porta ad una ingente fuga di capitali. Tutta l’economia del paese ruota attorno al petrolio, ma quando nel corso degli anni ottanta cadono i prezzi di questa materia prima, i governi di turno si ritrovano con grossi problema finanziari e cominciano a ricorrere al debito estero. Nel 1983 il governo, presieduto da Luis Herrera Campis, per far fronte alla enorme fuga di capitali decide di instaurare nel paese uno stretto controllo cambiario, accompagnato da una forte svalutazione (100%) della moneta locale rispetto al dollaro (il famoso venerdi nero del 18/02/1983). La situazione del paese precipita. Il ricorso al debito estero ed al FMI determina l’implementazione, nel 1989, di una rigida politica neoliberale da parte del presidente Carlos Andres Perez. Il “pacchettazzo” neoliberale si caratterizza per la liberalizzazione dei prezzi di tutti i beni e servizi, compresi quelli di prima necessità; riduzione dei salari; smantellamento di tutto lo stato assistenziale e privatizzazione di tutto quanto è possibile privatizzare, compresi sanità ed educazione, oltre alle principali imprese del paese. Anche PDVSA, la più importante impresa del paese, con la cosiddetta política di apertura petrolífera, si avvia verso la privatizzazione.

La povertà nel paese aumenta rapidamente ed alla fine degli anni ottanta l’80% della popolazione venezuelana vive in povertà ed oltre il 40% in povertà estrema. L’esplosione sociale era inevitabile: il 27 febbraio del 1989 a Caracas e nelle principali città del paese scoppiano le proteste popolari, che vengono inmediatamente represse dalle forze di polizia e dai militari. Il bilancio è drammatico con un numero imprecisato di morti, che però assomma a varie migliaia.

Il malcontento si propaga anche alle forze militari, in particolare alla truppa ed ai sottoufficali, che per ordine dall’alto sono stati costretti a compiere il massacro del 27 e 28 febbraio 1989. Il malcontento all’interno della truppa sfocia nella ribellione del 4 febbraio del 1992, quando un gruppo di militari capeggiati da Hugo Chávez, tenta di rovesciare il presidente Carlos Andres Perez. Il tentativo fallisce ed i militari ribelli finiscono in carcere. A novembre dello stesso anno, vi è una nuova ribellione militare, che ugualmente fallisce. La società è ormai scossa ed il paese appoggia i militari ribelli, che nel frattempo sono condannati ad un lungo periodo di detenzione.

La situazione economica del paese continua a precipitare e la crisi bancaria del 1994 da il colpo di grazia al sistema ed al governo, che alla fine cade sotto il peso della corruzione. L’intera classe política è spazzata via ed il nuovo presidente, Rafael Caldera, viene eletto sulla promessa di concedere l’indulto ai militari ribelli.

Il neoeletto presidente mantiene la promessa elettorale ed i militari ribelli escono dal carcere. Hugo Chávez, il tenente colonnello a capo della prima rivolta militare, cosciente di godere di un grande appoggio popolare decide di fondare un movimiento politico e si presenta alle successive elezioni presidenziali del 1998. Vince ed il 2 febbraio del 1999 diventa presidente. Con l’avvento di Chávez alla presidenza, la storia del Venezuela cambia radicalmente, fino a diventare oggi, secondo i dati pubblicati dal FMI a fine aprile, la seconda economia della regione, dopo il Brasile.

In questo decennio (1999-2009) le politiche del nuovo governo tendono ad una maggiore presenza dello stato nella sfera económica e i principi basilari della nuova política sono il diritto gratuito alla sanità ed alla educazione per tutti. In sostanza le politiche del nuovo governo tendono ad assicurare una maggiore e più equa redistribuzione della ingente ricchezza nazionale fra tutte le classi sociali.

Sono queste le politiche che stanno determinando il successo del paese, che si avvia al ruolo di potenza regionale. Il Venezuela principale riserva di prodotti energetici della regione, oltre che di numerose altre materia prime di cui è ricco il sottosuolo, sul piano internazionale è fortemente impegnato in una política di integrazione, cosciente che l’unione di tutti i paesi della regione (e si spera di coinvolgere tutti i paesi dell’emisfero, dal Messico in giù) possa determinare benefici per tutti.

Attilio Folliero e Cecilia Laya

Fonte: http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_05_21_venezuela_segunda_economia_unasur.htm

Prima pubblicazione: Selvas Blog, Url: http://selvasorg.blogspot.com/2010/05/sudamerica-venezuela-seconda-economia.html

Nota

___________________________

(1) Dati pubblicati dal FMI all’Url: www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2010/01/weodata/index.aspx

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.100) 27 maggio 2010 00:48
    Renzo Riva

    Direttamente dal Venezuela ricevo queste informazioni.


    Razionamento dell’energia elettrica a causa
    dell’incapacità di manutendere le centrali.

    I telefoni di casa non funzionano e se vuoi telefonare all’estero
    devi recarti nei centri commerciali.

    Davvero strano questo articolo!

    Renzo Riva
  • Di (---.---.---.249) 29 maggio 2010 08:58

    Purtoppo quando madre natura ha distribuito i cervelli, qualcuno non è riuscito ad acciffarne uno ... (Libera traduzione di una massima di Alberto Nolia). Purtroopo è vero

  • Di Mr. Hubbert (---.---.---.61) 29 maggio 2010 13:36

    Qualcuno mi vuol spiegare perchè quel comunista immondo di Lula sta rimettendo in piedi il Brasile dopo almeno 40 anni di corruzione all’italiana? mi saltano le mie convinzioni, com’è possibile una bestemmia del genere?..non capisco.
    In Italia abbiamo il fior fiore della onesta’ intellettuale e politica al governo e ci dicono che siamo sull’orlo di una catastrofe imminente, in Brasile un immondo analfabeta e COMUNISTA al governo che si permette perfino di dare soldi al FMI ma la cosa piu’ oltraggiosa è che sto COMUNISTA proviene dalla parte piu’ povera della popolazione, come è possibile che non senta il bisogno di rimpinzarsi di soldi? In Italia la nostra classe politica ne ha bisogno come un anemico del sangue e noi siamo ben COSCIENTI e CONTENTI quando provvedono alle loro necessita’, anzi adesso NON VOGLIAMO NEANCHE PIU’ ESSERNE INFORMATI, perche’ essere informati di una loro necessita’?....sti comunisti maledetti una ne fanno e cento ne pensano! che mondo!

  • Di (---.---.---.36) 30 maggio 2010 03:11

    Ottimo articolo e soprattutto obiettivo e fondato su dati esterni del FMI. Non capisco quelli che parlano male come la persona del secondo commento. Anche io ho appena ricevuto notizie dal venezuela e le cose vanno bene, o per essere corretti molto meglio di prima.

    In quanto al Brasile, gli italiani al governo (vedasi affare del presunto terorista italiano rigugiato la, di cui al momento mi sfugge il nome) pensano che sia ancora una colonia del portogallo e non si sono accorti che il mondo sta cambiando velocemente. Il g7 morira’ presto ed i nuovi 4 grandi saranno i 4 del Bric, Brasile, Russia, Cina, India.... e l’italia? Non si sa quale posto occupera’ nella grduatoria dei paesi piu’ ricchi, forse cercando con la lente di ingrandimento si riuscira’ a trovarla attorno al cinuqntesinmo posto. la cosa ovviamente mi dispiace. Ma questa e’ la realta anche a causa dei politici italiani e dei cittadini italiani come quelli del secondo commento

  • Di (---.---.---.36) 30 maggio 2010 03:12

    volevo dire primo commento, persona del primo commento, tale renzo riva. scusate

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