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Alla ricerca del dottor Freud

Che cosa è il voto popolare? Perché la gente va a votare e come sceglie le persona da votare?
Perché un popolo si innamora di un leader e perché odia i suoi avversari.
Meno male che Silvio c’è. 
È stato il motivetto che ha segnato l’ultima campagna elettorale.
Lo cantavano i ragazzi in coro ai comizi, le casalinghe osannanti quando qualcuno le intervistava, i dipendenti pubblici e gli insegnanti ed anche i bidelli. Lo mimava con occhi pieni d’orgoglio Emilio Fede in tutti i suoi telegiornali. Lo recitava con sorriso vezzoso Maria Michela Brambilla.
Alla base di tanto affetto e tanta considerazione si ravvisano motivi eterogenei che vanno comprensibilmente al di la dei meriti reali del personaggio in questione.
Si spera che, per amore della pura razionalità, di ciò sia consapevole anche il protagonista, poiché al di la di una grande capacità comunicativa e di un sorriso coinvolgente non si vedono miracoli reali che giustifichino l’infatuazione collettiva di un popolo.
Anzi, ogni volta che vince un’elezione c’è un cataclisma in arrivo:
- anno 2001 le torri gemelle;
- anno 2008 la crisi dei mercati finanziari.
Certo non è proprio fortunato.
Come, il nostro Silvio nazionale, sia riuscito a colpire l’immaginario collettivo per giungere a tanto non è dato sapere.
Di sicuro ha una bella famiglia, un successo imprenditoriale ragguardevole, una forza fisica e nervosa eccezionale, una fama da sciupafemmine, che non guasta, e dulcis in fundo una inesistente opposizione.
Dichiarare il 67% di gradimento non è una cosa da poco e non è una cosa da tutti.
Cosa difficile è riuscire ad avere il gradimento anche di quelle categorie verso cui si devono prendere provvedimenti impopolari: dipendenti pubblici, insegnanti e bidelli, medici macellai, ecc…
Ciò potrebbe sembrare il segno della maturità del polo italiano e sarebbe veramente bello.
Ma ci si chiede perché queste categorie protestano?
Come giustamente protestarono i tassisti contro Bersani.
Esprimere il gradimento verso il Capo del Governo è bello, esprimerlo e protestarci contro è da schizofrenici.
Per la verità chi scrive pensa che all’interno di complesse società come quelle di un’intera nazione vi siano dinamiche sociali molto contorte che rendono il voto popolare giusto nella forma ma non sempre legato a quelli che sono i bisogni di un popolo.
Forse anche la democrazia merita di essere perfezionata.
O, quanto meno, è giusto cominciare a discutere su come una democrazia si può esprimere al meglio, e non parlo certo delle leggi elettorali.
Forse dovremmo cominciare a discutere sulle fondamenta:
- che cosa è il voto popolare e che cosa si esprime attraverso esso;
- come devono essere scelte le persone da candidare e chi le può scegliere, le cosiddette primarie, democrazia dentro la democrazia, non rappresentano la panacea solo perché si praticano negli Stati Uniti;
- l’uso degli strumenti di comunicazione nel campo della politica.
Inoltre, appare indispensabile discutere di come la psicologia interviene nel condizionare le scelte.
Una democrazia migliore dovrebbe mettere il cittadino nella migliore condizione di poter esprimere una opzione, senza che vi siano fatti particolari ad influenzare la scelta politica.
Le future campagne elettorali le dovremmo fare senza dibattiti e senza spot, leggendo solo il curriculum morale dei candidati ed il programma politico di riferimento.

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