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Alitalia: il gettone di Delta e i soldi dei contribuenti italiani

Alla fine, dopo lunga sofferenza e annunci propagandistici da repubblica delle banane, pare che Alitalia riesca a stabilizzarsi. Non possiamo parlare di sistemarsi perché questa, se confermata, sarà l’ennesima operazione ad altissimo rischio di fallimento, che peraltro mette a nudo la forza negoziale degli italiani. Pari a zero.

Dopo che la low cost britannica easyJet si è sfilata, essendo interessata ad uno spezzatino aziendale che i nostri eroi al governo non potevano accettare, pare che siamo prossimi a finalizzare con gli americani di Delta Airlines, dopo la missione americana dell’a.d. di Ferrovie, Gianfranco Battisti. Oggi ne scrive il solitamente informato Messaggero.

Cominciamo col dire che Delta entra con un chip assai piccolo, sfruttando l’estrema debolezza negoziale italiana, alle prese con un prestito-ponte che sarà quasi certamente dichiarato illegittimo dalla Commissione Ue, e che si sta squagliando come neve al sole, visto che Alitalia resta un altoforno di Stato, malgrado la grancassa sulla puntualità ed altre amenità del genere.

Quando sei prossimo a finire i soldi, di solito non sei in grado di alzare la voce. Ed è quello che puntualmente si è verificato con Delta. Accreditata inizialmente di un ingresso al 20% del capitale dell’ennesima NewCo, stimato ad un esile miliardo di euro, la compagnia americana pare entrerà con un minimale 10%, su un capitale non ancora quantificato con certezza.

E chi saranno gli altri azionisti? Secondo voi? Intanto, pare che FS sarà costretta a salire dal 30% che Battisti voleva inizialmente immolare sino al 40%. Ci sarà da verificare se questo investimento andrà a detrimento del core business di FS, e se il trasporto locale pagherà l’ennesimo pegno a questa demenziale operazione. E chi altri? Scrive oggi Rosario Dimito:

Nella nuova Alitalia, dopo il 50% sottoscritto da Fs e Delta, dovrebbe esserci un 15% del Mef mediante la conversione del prestito ponte. Poi Battisti avrebbe ottenuto dal Tesoro la disponibilità di Fincantieri a coprire un 10-15%. Resta ancora inevaso un 20% circa che sempre il governo dovrà ripartire presso alcune partecipate dirette o indirette come Quattro R, il fondo che ha come sponsor Cdp ma anche Poste Vita per conto della quale potrebbe intervenire, Fintecna, Leonardo.

Ma non è meraviglioso, tutto ciò? Aziende pubbliche che c’entrano una simpatica cippa con Alitalia, dovranno bruciare centinaia di milioni per questa operazione dove Delta mette ad enorme leva il suo gettone e l’Italia mette il fondoschiena dei suoi contribuenti. Spicca, in particolare, l’ipotetico investimento indiretto di Poste Vita, che nella vita (appunto), si occupa di polizze ed è reduce dall’incenerimento dell’investimento in Atlante. Giusto per non farsi mancare nulla. Ma speriamo sia solo uno scherzo di pessimo gusto.

Dopo di che, con quanto capitale partire? Due ipotesi: il miliardo di cui si diceva oppure soli 750 milioni, con cui fare i gargarismi e mettere al mondo una compagnia già pesantemente incravattata di debito, anche per non far superare a FS i 300 milioni di esborso di cui si parla dall’inizio di questa vicenda. E chi fornirebbe questo debito? Al momento non è dato sapere, ma nell’articolo si ipotizza un prestito ponte sino a 400 milioni di euro con un consorzio di banche. Noi italiani siamo specialisti di prestiti ponte, evidentemente. Cosa potrà mai andare storto?

E per fare cosa, tutto questo ridicolo accrocchio, che getta nello sciacquone la presenza di un partner industriale “con una significativa partecipazione”, come proclamava l’offerta vincolante presentata ai commissari Alitalia il 31 ottobre scorso? Per “sviluppare le rotte di lungo raggio”, signora mia. Quelle dell’alleanza in cui Delta opera con Air France-KLM e la stessa Alitalia.

Mentre nulla viene detto o immaginato per la parte della compagnia che continuerà a sanguinare copiosamente, cioè il corto e medio raggio. Delta mette a leva l’investimento, e se le cose andranno bene potrà aumentare la partecipazione (“modello AeroMexico”, come la nostra stampa rilancia diligentemente lo spin degli americani), altrimenti procederà a svalutare sino ad eventuale azzeramento questo piccolo chip. Così si fanno gli affari, perdio. Se poi li fai con degli accattoni disperati come sono gli italiani, c’è ancora più gusto.

Ma Delta avrà pensato come segregare la parte che sanguina di Alitalia, oppure attenderà che le cose marciscano? Le bocce non sono ancora ferme, evidentemente. E gli americani come entreranno nella fornitura dei nuovi aerei di lungo raggio? Con qualche deal col fornitore (Boeing o Airbus), tale da portare a casa un bell’utile non immediatamente visibile ma tangibile, in modo da coprire immediatamente l’esborso sul capitale? Ah, saperlo.

Ricordate pure che, preliminarmente alla nascita della NewCo, nascerà (si fa per dire) anche una BadCo, l’ennesima, dove i contribuenti italiani metteranno tanti bei miliardini a fondo perduto. Questa struttura sarebbe comunque dovuta partire, con qualsiasi acquirente, a meno di mettere in liquidazione Alitalia. Ora partiremo (forse) con uno squilibrio di forze che riflette le posizioni negoziali. E se dovesse passare ancora più tempo, è probabile che Delta chieda soldi all’Italia per comprare quella mini quota azionaria. Oppure un’opzione put per restituirla al valore di sottoscrizione.

Tutta questa devastazione per sfuggire agli orridi crucchi di Lufthansa, che puntava al 51% di una compagnia comunque ripulita e snellita, e che avrebbe potuto gestire in modo integrato su tutte le tratte, non solo sul lungo raggio. Senza avere tra i piedi il Tesoro italiano. Difficile immaginare una buffonata maggiore di questa. L’ennesima, compiuta da un governo di buoni a nulla e capaci solo di fare deficit e propaganda becera, sino al dissesto.

P.S. Al 31 dicembre 2018, Delta aveva attivi non correnti (cioè immobilizzi), per quasi 54 miliardi di dollari. L’investimento in Alitalia richiederà circa 110 milioni di dollari. Comprendete meglio il senso, ora? Tipo impedire a Lufthansa di accrescere la sua quota di mercato sul lungo raggio? A pensar male si fa peccato, eccetera.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di vittorio (---.---.---.38) 20 marzo 2019 14:48

    COMPLIMENTI . articolo assai concreto e lucido (come è appunto l’ottima e accorta lufthansa) ma proprio perchè lucido è "impopolare".

    Da oltre 20 anni ormai Aliitalia è un bagno di sangue (ma una cuccagna per i troppi dipendenti pagati molto più persino dei tedeschi !) per lo Stato (grazie a Fini che proibi riforme e cessioni), per i capitani coraggiosi (grazie a Berlusconi che glie la rifilò),per le FS che brucerebbero inutilmente miliardi di utili, per i contribuenti che dovranno presto subire altri salassi (grazie al prode Di Maio che miracolosamente risolve tutto tipo Ilva, Tap, TAV,Pernigotti, ecc. ma solo a parole!).

    Ma perché nessuno ha il coraggio di dire che l’unica via d’uscita è il fallimento, così come fece anni fa SWISSAIR poi rinata con altro nome una volta risanata e liberata di pesi morti ?

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.64) 21 marzo 2019 10:37
    Enzo Salvà

    Aggiungiamo pure che la legge di bilancio 2019 ha disposto il definanziamento trasferimenti a Ferrovie dello Stato per 600 milioni, (vedi pag.2 verso il fondo del rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio dove i gialloverdi sono maggioranza)

    http://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2019/03/Focus_2_2019.pdf

    e comprenderemo perché FS (o RFI) in Italia sono vicine al terzo mondo ma diventano anche vettori aerei ........! 

    Con la propaganda vediamo dove si arriva.....!

    Un Saluto

    Es.

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