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Alitalia e "Le tristezze di San Luigi"

Se anche ci vantiamo spesso di essere un popolo di Santi, Poeti e Navigatori, non dobbiamo dimenticarci però che Cristoforo Colombo salpò per le Indie da Palos de la Frontera; che la poesia dei Baci Perugina è della Nestlé e che il pomodoro sui maccheroni è americano.

Sebbene pure a Icaro non sia andata poi tanto liscia, sono ancora in molti a desiderare un paio d’ali per volare. Le galline le hanno ma non si alzano da terra per più di mezzo metro e gli struzzi sembrano giraffe con due gambe alla Eddy Merckx; se ci aggiungi poi che perfino topi mascherati da Batman e scoiattoli alla Cip&Ciop sono riusciti a spiccare il volo, allora ti rendi conto che è proprio vero che nella vita le ali a volte servono solo per mantenersi in equilibrio prima che qualcuno venga a tirarti il collo. Una grande illusione. Come quella che nel 2008 provarono in Alitalia. Tentati dalle lusinghe di Airfrance piuttosto che da Lufthansa o KLM Royal Dutch Airlines, si ritrovarono con un CAI in mano. Da non confondere con l’antico e glorioso Club Alpino italiano il quale, conoscendo bene dove osano le aquile, di voli se ne intende sul serio. Ma si sa che certe cose devono per forza rimanere italiane: la compagnia di bandiera!

E dire che a nessuno sarebbe venuto in mente di strappare il Tricolore dalla prua degli aerei; al massimo, qualche collegamento inutile da rimuovere. E con i soldi risparmiati mettere su in periferia un appartamento all’equipaggio. Mica male. Si risolverebbe la singolare dislocazione delle residenze strategiche imperfette: il pilota che abita a Milano non dovrebbe più andare a Roma per prendere servizio e, viceversa, a spese di molesti contribuenti, che continuano a rompere le scatole, ché stanno sempre lì a lamentarsi. “Basta! Mangiatevi una brioche…”, come disse Maria Antonietta di Asburgo. Non è vero niente.

Storicamente è stata definita una diceria a effetto. Come a effetto è il problema degli esuberi in Alitalia. Premesso che il posto di lavoro è ciò che dà la pagnotta o la brioche alla gente, non bisogna dimenticare che se qualcuno è di troppo da qualche parte, dall’altra ci sarà pure uno che lo ha messo lì e non certamente per opera dello spirito santo. Chi non ricorda quando, negli anni 70-80, nell’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni si parlava fluentemente il dialetto abruzzese. Da Gissi alla Val Camonica.

Oggi, dopo la privatizzazione, l’Ente Poste ha dovuto tagliare, più o meno in maniera indolore, molti posti di lavoro, prepensionando o dando incentivi appetitosi per togliersi di torno migliaia di dipendenti. Con buona pace dei soliti contribuenti, che alle brioche hanno preferito, questa volta, la puntualità di una lettera. Se anche ci vantiamo spesso di essere un popolo di Santi, Poeti e Navigatori, non dobbiamo dimenticarci però che Cristoforo Colombo salpò per le Indie da Palos de la Frontera; che la poesia dei Baci Perugina è della Nestlé e che il pomodoro sui maccheroni è americano. Come gli hot dog, le patatine, il caffè e la cioccolata. E i Santi?! Quando c’era lui, durante il ventennio, fu promossa una campagna per l’italianizzazione dei termini stranieri in uso comune. Improbabili sostantivi italiani sostituirono i corrispondenti stranieri, imponendo l’uso di mescita per i bar, di coda di gallo per il cocktail, di pallacorda per il tennis e, se ti faceva male la testa, di un cialdino per un cachet. Si arrivò addirittura al punto che il brano musicale “St. Louis Blues” venne inciso dal Trio Lescano con il titolo “Le tristezze di San Luigi”.

Dopo l’Alitalia tutta rigorosamente all’italiana, chi ha paura di volare potrà recarsi presso la mescita (bar) dell’aeroporto per ordinare all’uomo-mescita (barman) due dita di Giacomo Danieli (Jack Daniel’s), prima di presentarsi al controllo di verifica e accettazione (check-in). Una volta valicato il cancello d’imbarco (gate), di corsa a fare acquisti in un negozio al dettaglio esentasse (duty-free) e poi volare liberi sulle ali di un maestoso vettore per il trasporto aeronautico (Jumbo Jet) verso le Americhe, alla volta di Nuova York. Con l’aiuto di Dio e di San Luigi che ci accompagna!

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