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Al Sisi, la polizza assicurativa dell’Occidente

L’Egitto è a tutti gli effetti una nazione controllata da decenni dai militari. Dalla morte di Re Farouk sino ad oggi ai vertici dello Stato delle Piramidi vi sono stati solo dei militari, tranne la breve parentesi di Mohamed Morsi esponente dei Fratelli Musulmani che è riuscito a rimanere Presidente per poco o più di anno per essere poi messo fuori gioco (manco a dirlo) da un militare: il generale Al Sisi. L’Egitto è un paese bellissimo, ricco di un patrimonio culturale inestimabile. Ma basta passeggiare per le strade del Cairo per rendersi conto che se sei un giornalista straniero la polizia ti segue ovunque, spesso camuffata in borghese tra i tanti egiziani di una capitale che conta oltre 25 milioni di abitanti.

Tutta la spina dorsale dell’organizzazione dello Stato è nelle mani dell’esercito, da sempre il vero padrone della terra dei Faraoni e in linea con gli interessi dell’occidente nella regione. La restaurazione militare compiuta dal generale nel 2013 ha rimescolato le carte nel mazzo in favore dell’esercito, che dopo la caduta di Mubarak dopo la rivoluzione di Piazza Tahrir si era visto scivolare il potere dalle mani come una saponetta. Ed ora l’Egitto è tornato ad essere l’interlocutore più affidabile delle nazioni occidentali, che vedono ora nel generale Al Sisi il migliore amico ed alleato leader di un paese arabo.

I militari egiziani sono da sempre stati ostili ad ogni forma di islamismo radicale, vedi anche la messa fuori legge dei Fratelli Musulmani che sono ora considerati una vera organizzazione terroristica . E di sicuro il generale non può gradire in alcun modo che ai confini dell’Egitto nasca e cresca uno Stato islamico sul modello di quello creato dall’Isis. I raid aerei egiziani eseguiti in questi giorni contro le postazioni libiche dei fondamentalisti islamici stanno a significare proprio questo: in tutta la regione l’Egitto dovrà restare in maniera inequivocabile il fulcro ed il riferimento dei tornaconti occidentali. E, come al solito, su quello che di nefasto commetterà il nuovo regime egiziano verranno chiusi gli occhi.

Dalle torture del Mukabarat sino ad arrivare alle durissime repressioni degli oppositori, il regime di Al Sisi sarà la nostra assicurazione contro le infiltrazioni dell’Isis nella regione. E sarà come Gheddafi o Saddam Hussein, due tiranni che facevano comodo soprattutto all’ Europa e agli Stati Uniti, la cui caduta ha segnato l’ascesa sempre più forte del fondamentalismo islamico in medio oriente. Prevarrà la logica del “meno peggio”? Di certo avranno la meglio gli interessi internazionali legati al regime egiziano, che da tutto questo non potrà che non uscirne del tutto rafforzato. Al Sisi sarà una polizza assicurativa contro l’isis o qualsiasi altro gruppo ostile per tutti noi che possa svilupparsi in Libia. Intanto, però, in quella che era stata le terra del "colonnello" e della rivoluzione verde si continua a morire. La mattanza continua, il sangue scorre su tutta la Libia e il nuovo tiranno egiziano potrà fare quello che vorrà.

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