Agoravox ovvero l’equilibrio nell’open journalism

Non scrivo queste parole per piaggeria, ma per una constatazione di fatto: Agoravox rappresenta una piattaforma democratica, in grado di dare voce a opinioni diverse senza cadere in rigidità editoriali.
Dal 2011 ho avuto l'opportunità di pubblicare i miei articoli su questa piattaforma, e anche quando, per lunghi periodi, non ho scritto nulla, ho trovato spazio per esprimere le mie idee quando ho ripreso l'attività.
Ciò che distingue Agoravox è proprio questa apertura: un approccio che non richiede fonti necessariamente verificabili in caso di riflessioni personali o constatazioni, purché ci sia onestà intellettuale. Personalmente, ho sempre cercato di scrivere in modo equilibrato, approfondendo gli argomenti con ricerche che non fossero orientate ideologicamente o partiticamente.
In confronto, altre testate di open journalism si mostrano spesso meno accessibili. In alcuni casi, i miei articoli sono stati respinti con toni severi, al limite del rimprovero, e non ho ritenuto opportuno insistere. Come dice il proverbio: "Chi non apprezza, non merita".
Naturalmente, anche su Agoravox non tutti i miei articoli sono stati pubblicati, e questo è del tutto normale e comprensibile. La differenza sta nella varietà e nella poliedricità degli autori che animano questa piattaforma. Qui si trovano punti di vista diversi, riflessioni argute e contenuti stimolanti, una ricchezza che raramente ho riscontrato in altre testate che si autodefiniscono serie e professionali.
Un plauso, dunque, ad Agoravox per il suo equilibrio e la capacità di dare spazio a opinioni diverse, contribuendo a una forma di giornalismo realmente partecipativo e aperto.
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