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Affettività e sessualità nella terza età: tabù e diritti irrinunciabili

Ogni stagione ha i suoi frutti e la sua bellezza. Io ho sempre amato l’autunno con gli alberi d’oro o rosso fuoco e poi color ruggine, con quelle limpide giornate che ancora conservano il calore dell’estate”

Donna, maschere e ombre, Jole Baldaro Verde, 1987

L’ingresso nell’età matura può determinare nell’uomo e nella donna profondi mutamenti e alterazioni di carattere fisico, endocrino e neurochimico, tali da favorire il passaggio verso la comunemente nota fase del “climaterio”, uno stadio della vita con esordio attorno ai 40-50 anni. Esso rappresenta “un’accelerazione in negativo del nostro percorso vitale, specularmente a quanto avviene in positivo con la pubertà” (Baldaro Verde, 1987). Si tratta di un importante momento di transizione caratterizzato da un complesso di fenomeni che precedono, accompagnano e seguono la cessazione dell’attività delle ghiandole sessuali, più evidente ed impattante nel sesso femminile per l’interruzione dei cicli mestruali ed il conseguente termine della vita fertile.

Il “periodo critico” della menopausa determina infatti delle importanti modificazioni (quantitative e qualitative) ormonali e neurotrasmettitoriali associate ai processi del cosiddetto invecchiamento fisiologico (Bloom, 1985; Calkins, 1981), fenomeno presente anche nell’uomo, sebbene in esso la produzione degli ormoni steroidei (come il testosterone) tenda a protrarsi nel corso degli anni, mantenendo comunque le sue capacità procreative. Questo step comporta spesso una serie di implicazioni di carattere psico-fisico, relazionale ed intimo-affettivo direttamente correlate con l’ingresso nella fatidica “terza età”, scientificamente nota sotto la voce di “senilità” e con esordio, convenzionalmente, tra i 65-70 anni. Assieme alla gravidanza, essa rappresenta un momento dell’esperienza di vita da sempre considerato privo di una sessualità per tre diversi ordini di ragioni: motivi legati a condizioni fisiologiche; motivi di ordine psicologico (relativi ad aspettative, motivazioni e vissuti emotivi); motivi di ordine socioculturale. Questi ultimi sono connessi a quello che il senso comune e il contesto di vita stabiliscono essere il tempo opportuno per la sessualità ed il piacere, in particolare nel femminile.

Il diritto all’intimità, nelle sue svariate declinazioni, dura per l’intero arco della nostra esistenza, ma spesso viene negato agli individui di una certa età, la cui sessualità viene sottostimata, ignorata o ritenuta pressoché inesistente. Lo stereotipo dell’anziano “asessuato” o “vecchio sporcaccione” (nel caso in cui manifestasse il desiderio di contatto) riflette una forma di ageismo (Butler, 1969), ovvero una fattispecie discriminatoria nei confronti di individui di età differente dalla propria. Ad alimentare i pregiudizi vi è il presupposto che vede ancora la sessualità come esclusivamente legata alla procreazione e alla vita coniugale, in una società che esalta il dinamismo, il culto della perfezione fisica e la bellezza dei corpi giovanili entro dei rigidi canoni estetici.

Come è noto, gli stereotipi (presenti anche in ambito sanitario) possono essere interiorizzati e favorire in tal caso la cosiddetta “sindrome da breakdown sessuale”: una condizione comune nella popolazione anziana che induce a percepire sé stessi come asessuati e a sviluppare problemi di autostima e sicurezza, minando il proprio benessere psicologico (Casucci, 1992). Depressione, ansia, alterazioni comportamentali e somatizzazione complessa sono solo alcune delle conseguenze che possono derivare dallo stigma e dalla sensazione di perdita, spesso caratteristiche della menopausa e del successivo periodo della senescenza. La compromissione del Sé somatico, del Sé psichico ed una porzione consistente dei sintomi psicosessuali climaterici sono espressione, infatti, della crisi e della profonda ferita narcisistica che la donna può avvertire sul fronte dell’identità sessuale. Ciò può modificare la percezione che essa ha di sé come “oggetto di desiderio” e condurre verso la svalutazione della stessa dimensione erotica, già compromessa dall’esaurimento delle potenzialità procreative, che per molte rappresentano ancora l’unico vero fine dell’esperienza sessuale.

Le modificazioni corporee, la comparsa dei capelli bianchi e delle rughe vengono interpretati di frequente come segni del limite biologico entro cui poter vivere la propria sessualità, soprattutto nei contesti basati su una cultura rurale e su profonde radici cattoliche, tanto da arrivare spesso a negare il piacere che ancora si potrebbe ricevere e dare e che potrebbe rendere tale periodo stimolante e arricchente.
“Ora che vivo il mio autunno capisco che anche nella vita questa stagione è ricca di nuove possibilità, di ulteriori crescite ed è possibile ancora sperare che altra frutta maturi nel proprio giardino. Sempre che lo si abbia coltivato!” (Baldaro Verde, 1987). L’aumento della vita media negli uomini e nelle donne dell’ultimo secolo ha permesso infatti di aprire nuove porte alla possibilità di variegate esperienze anche in ambito erotico-sessuale.

Il cambiamento degli stili di vita, l’ampliamento delle libertà personali e professionali ed i complessivi mutamenti sociodemografici hanno stimolato una nuova attenzione alla sessualità in età matura, quale aspetto assolutamente possibile, praticabile ed ormai molto comune, benché permangano forti pregiudizi di ordine morale e culturale. La qualità della vita sessuale nell’età fertile condiziona marcatamente il comportamento e il vissuto intimo-erotico nella fase post-climaterica: una vita sessuale attiva e gratificante in età giovanile può essere foriera, infatti, di una buona sessualità anche in età matura. È fondamentale, ad ogni modo, che l’individuo impari a vivere e ad accettare i cambiamenti dettati dallo scorrere del tempo e a riadattare sé stesso e la propria identità sessuale in tal senso.

Il processo di invecchiamento può stimolare infatti delle importanti modificazioni psico-fisiologiche nell’ambito della risposta sessuale: la mucosa vulvovaginale tende progressivamente ad atrofizzarsi, favorendo una diminuzione dell’elasticità dei tessuti, il meccanismo di lubrificazione viene privato della sua componente ormonale (a causa della carenza estrogenica) e può manifestarsi con maggiore latenza; nell’uomo può esserci un aumento del periodo di refrattarietà ed il suo il membro va incontro a perdita di vigore e a minore reattività; in entrambi i sessi, infine, può manifestarsi una carenza del desiderio sessuale e può ridursi progressivamente la frequenza delle contrazioni ritmiche orgasmiche.

Il periodo della senescenza e le correlate modificazioni organiche e funzionali non sono incompatibili con un’esperienza sessuale vivace, soddisfacente e benefica. Un sufficiente stato di salute può permettere infatti di vivere serenamente la propria “seconda primavera”, concedendo l’opportunità di curare sé stessi anche in rapporto al gioco erotico. Secondo la ricerca commissionata dal portale britannico OnBuy.com e condotta nel corso del 2020, il passare degli anni sembrerebbe non turbare le fantasie e le attitudini erotiche dei senior. La metà degli intervistati ha dichiarato infatti come il sesso rientri regolarmente nel suo stile di vita, il 63% ha ammesso di pensare al sesso ogni settimana ed il 21% quotidianamente, con una prevalenza maschile del 73%. Il 20% dei soggetti intervistati ha dichiarato inoltre di avere delle fantasie o specifiche forme di feticismo, da loro selezionate attraverso un’apposita lista.

Le 7 pratiche più popolari emerse tra gli over 60 sono state: BDSM (63%), “gioco dell’età” (60%), sesso di gruppo (58%), attività di dominazione e sottomissione (56%), giochi di ruolo (53%), feticismo dei piedi (51%) e voyeurismo (47%).


Mantenere viva la consapevolezza di sé come “esseri sessuati”, dotati di bisogni, desideri, pensieri ed emozioni, attraverso cui conoscere ed esplorare il mondo circostante, è necessario per evitare di arrendersi alle proprie inibizioni e paure. Il piacere sessuale non è un dato di fatto: esso è fonte e frutto di scoperte, di crescita, di benessere, tale da accompagnare tutte le fasi della nostra esistenza e della nostra stessa identità sessuale, resa più flessibile ed indipendente dall’avanzare del tempo. L’affievolirsi della spinta biologica si accompagna talvolta ad un rafforzato bisogno di relazione, di vicinanza e di riconoscimento, forniti spesso dalle più tenere espressioni dell’abbraccio, della carezza, del bacio.

“Per provare piacere – di qualunque forma esso sia – è necessario concederselo, pensare di meritarlo, attribuirgli un ruolo quotidiano importante, senza dimenticare che i rapporti sessuali sono anche relazioni con un altro diverso da sé” (Consolo, 2017). Tutti noi, infine, dovremmo sentirci liberi ed autorizzati a pensare e a parlare di sesso e intimità man mano che invecchiamo, svincolandoci dai cliché e da una morale spesso castrante.

 

Tirocinante: Enrica De Michele
Tutor: Fabiana Salucci

 

Riferimenti:
– Baldaro Verde, J. (1987). Donna, maschere e ombre. Ontogenesi dell’identità femminile. Milano: Raffaello Cortina Editore.
– Consolo, I. (2017). Il Piacere Femminile. Scoprire, sperimentare e vivere la sessualità. Firenze: Giunti Editore.
– Goldin, G. (2021, febbraio 16). State of Mind. Tratto da stateofmind.it: https://www.stateofmind.it/2021/02/...
– Quattrini, F. (2017). Il piacere maschile. #sessosenzatabù. Firenze: Giunti Editore.
Relate. (s.d.). Tratto da relate.org.uk: https://www.relate.org.uk/later-life-sex
– Sessa, A. (2021, gennaio 16). Vanity Fair. Tratto da vanityfair.it: https://www.vanityfair.it/benessere...

Foto di MART PRODUCTION da Pexels

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