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Adelina, l’albanese che fece arrestare i suoi aguzzini rischia l’espulsione

La ragazza, ex prostituta, dal 1996 ad oggi ha fatto arrestare collaborando con gli inquirenti più di centoventi sfruttatori albanesi contribuendo ad alzare il velo sulla mafia d’oltre Adriatico.

Era arrivata in Italia da Durazzo, maggior porto dell’Albania, nel lontano 1996 proprio quando il poverissimo stato d’oltre- Adriatico stava vivendo uno dei peggiori momenti della sua vita grazie al fallimento delle cosiddette società finanziarie piramidali a cui gli albanesi avevano affidato i propri risparmi. Disperata, Adelina aveva creduto alle promesse che alcuni uomini del suo paese le avevano fatto: “ Vedrai in Italia troverai un lavoro ben retribuito e potrai con i risparmi aiutare la tua famiglia” le avevano detto, ma una volta sbarcati con il famigerato gommone sulle coste pugliesi le avevano finalmente rivelato quello che doveva fare: la prostituta.

Ad Adelina, tradita dagli uomini che l’avevano accompagnata in Italia che ben presto divennero i suoi sfruttatori, fu riservato dunque un compito per così dire “sociale”: sollazzare i tanti, troppi, uomini italiani, in buona parte dalla vita irreprensibile, che la sera amavano, di nascosto dalle rispettive famiglie, appartarsi in cambio di poche migliaia di lire ai cigli delle nostre strade con la ragazzina albanese di turno che spesso e volentieri poteva avere l’età delle loro figlie.


Adelina, dopo l’approvazione della Legge sull’immigrazione nella seconda metà degli anni novanta (meglio conosciuta come legge Turco- Napolitano), che permetteva la concessione immediata di un permesso di soggiorno per ragioni di protezione sociale alle donne ridotte in schiavitù che si fossero ribellate al racket della prostituzione, prese allora il coraggio a due mani e si affidò alle forze dell’ordine denunciando i suoi aguzzini. Grazie al lungo racconto- denuncia fatto da Adelina in pochi mesi la magistratura riuscì nel Nord- Italia ad incastrare qualcosa come centoventi albanesi, dediti allo sfruttamento della prostituzione, in gran parte pericolosi criminali affiliati alla florida mafia d’oltre- Adriatico. Era il 1996, i clan mafiosi albanesi giurarono vendetta contro Adelina che da quel momento mai più tornò nel suo paese. Adelina, aiutata dall’Associazione Giovanni XXIII° di Don Oreste Benzi si rifece una vita in Italia dove scrisse due libri, aprì un sito internet dedicato all’aiuto verso le sue connazionali vittime del racket, si batté affinché questo vergognoso mercimonio di giovanissimi corpi di ragazze provenienti o dal terzo mondo o dai paesi ex- comunisti potesse cessare.

Nessun italiano però in tutti questi anni ha saputo offrire ad Adelina un lavoro regolare e così ora la ragazza, divenuta nel frattempo apolide perché l’Albania le ha ritirato la cittadinanza, così, per ringraziarla di quanto aveva fatto, non è più coperta da alcun permesso di soggiorno o, per meglio dire, il suo permesso rilasciato per questioni di protezione sociale e scaduto al principio di questo mese, è stato rinnovato per appena tre mesi e ad Ottobre scadrà definitivamente.

Adelina ora è considerata dallo Stato italiano un “peso sociale”, un costo improduttivo e tra poco più di un mese correrà il rischio, rimanendo in Italia, di essere fermata in qualsiasi momento, arrestata per permanenza clandestina in Italia ed espulsa. E’ lei stessa a raccontare la sua storia utilizzando alcuni canali radiofonici nazionali. Dove però potrà essere espulsa Adelina rimane un mistero: è infatti apolide e dunque dovrebbe, secondo il diritto internazionale, conservare la facoltà a rimanere in Italia. Adelina però ad essere onesti qualche colpa ce l’ha: è quella di essersi fidata troppo, presa forse dalla sua ingenuità e dal suo entusiasmo verso alcuni progetti di recupero di ragazze ex- prostitute, di politici in cerca solamente di visibilità in occasione delle scorse elezioni politiche come Daniela Santanchè. La politica piemontese infatti si fece riprendere con Adelina durante una sortita serale sui viali del vizio di Milano mentre questa cercava di convincere alcune ragazze ad abbandonare la strada. Poi, spenti i riflettori, i destini della Santanchè e di Adelina si separarono. Troppo esibizionismo e troppa visibilità comunque alla fine hanno nociuto alla giovane ragazza albanese.

Commenti all'articolo

  • Di Eldomo (---.---.---.162) 28 agosto 2009 17:04
    Adelina, se davvero ha contribuito all’arresto di sfruttatori, e a far cambiare vita
    ad altre donne ridotte sul marciapiede, non merita questo destino.
    Qualche autorità politica o religiosa dovrebbe darle una mano.
    In Italia molte donne venute dai paesi ex-comunisti si sono fatte una vita tranquilla,
    senza passare per la carta stampata o internet, senza fare grandi cose per il prossimo.
    Molte volte il protagonismo non aiuta, aiuta invece sapersi fare una posizione,
    trovarsi un buon lavoro e dei veri amici e non persone che ti sfruttano per i loro interessi,
    e poi si fregano di te. Auguro ad Adelina tanta fortuna e successo e il permesso di restare in Italia.
    Eldomo
  • Di sergio bagnoli (---.---.---.250) 7 settembre 2009 07:45

    Anche grazie allo scalpore suscitato dall’articolo di AgoraVox Adelina avrà il permesso di soggiorno: almeno così le è stato detto dalla Polizia italiana. Adelina mi ha subito telefonato, era commossa ed ha ringraziato innanzitutto il nostro giornale.

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