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Abruzzo: il lotto della ricostruzione

Dalle nostre parti, la terra continua a tremare ma questo non impedisce una visione lucida di quanto avvenuto. L’Abruzzo è stato colpito da un sisma di forte intensità ma, né le immani devastazioni, né le 299 vite umane perse sono da addebitare solo alla natura.

È chiaro a tutti che l’aver costruito in luoghi non opportuni da un punto di visto idrogeologico e senza le più elementari prescrizioni antisismiche sono le vere cause del disastro. Per essere più chiari, i meccanismi della speculazione edilizia, diffusissima nella nostra regione, e la ricerca del massimo profitto, uno dei dogmi della società capitalistica, sono alla base di quanto avvenuto. Si aggiunga a questo, l’imperizia della protezione civile che, evidentemente distratta dall’organizzazione del G8 e da altri grandi eventi, ha sottovalutato uno sciame sismico che andava avanti da mesi.


Non si trattava di evacuare una città, come furbescamente dicono Bertolaso e compagni, ma sarebbe bastato dare alla popolazione consigli utili in caso di terremoto, rafforzare magari il personale di pronto intervento, far arrivare all’Aquila qualche struttura (tende, macchine escavatrici, gruppi elettrogeni, ecc) nell’eventualità di ciò che poi si è purtroppo verificato.

Fortuna che ai ritardi e alla inadeguatezza dello stato, ha sopperito la solidarietà sociale con le mille forme di autorganizzazione dei soccorsi che sono stati, soprattutto all’inizio, il vero aiuto alle popolazioni terremotate.

Dopo il disastro, sono giunti puntuali gli sciacalli, non quelli inventati dai media che rubano nelle case (magari rumeni, perchè un po’ di razzismo può risollevare il morale) ma quelli veri e cioè i politici e il loro codazzo di giornalisti e opinionisti del dolore altrui. Quel che si è visto in questa settimana in Abruzzo è qualcosa che si stenta a credere. Un capo del governo, già spregiudicato palazzinaro, che ogni volta che è al governo ne pensa una per favorire la lobby del mattone e nel frattempo allenta la normativa antisismica e taglia i fondi alla protezione civile, venire a vestire i panni dell’eroe. Ministri in parata con l’occhio umido in favore della telecamera e nessuno che abbia detto dove prendere i soldi della ricostruzione, cioè l’unica cosa che contava. Ora tra lotterie, cinque per mille, tasse sui redditi alti a noi pare che alla fine della fiera, saranno come sempre i lavoratori dipendenti a tirar fuori il denaro.

 

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