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ACTA sì – ACTA no. È tutto nelle mani del Parlamento Europeo

 

Era il 2007 quando 40 nazioni, tra cui gli Stati Uniti e 22 paesi europei, decisero di sottoscrivere l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement ndr) con l’obiettivo ufficiale di tutelare la proprietà intellettuale.

In realtà, due anni dopo, trapelò la notizia che in effetti la sottoscrizione del trattato era stata solo una mossa per coprire un accordo tra gli Stati sottoscriventi e le case di produzione cinematografica e musicale con lo scopo di combattere la pirateria che in quegli anni si andava diffondendo a macchia d’olio.

Con l’avvento delle nuove tecnologie e le nuove modalità di fruizione dei contenuti della Rete, sebbene il patto avesse come compito la lotta alla contraffazione, in realtà non ha fatto altro che creare una sorta di “polizia del web” che ha cercato con modi più o meno invadenti di porre vincoli alla libertà di espressione arrivando anche a proporre di trasformare i fornitori di servizi di connettività in controllori dei loro stessi utenti, andando a minare in questo modo un altro concetto basilare come la tutela della privacy individuale.

Dopo 5 anni, domani 4 luglio, il Parlamento Europeo si pronuncerà in merito all’approvazione definitiva dell’ACTA già respinto in Australia e nei Paesi Bassi e, dopo la bocciatura di ben quattro commissioni: Industria, Affari giuridici, Libertà civili, Commercio Internazionale, sembrerebbe quasi certo il “no” anche da parte della Parlamento. Nessuno canta ancora vittoria, la strada è ancora in salita e ricca di ostacoli, non a caso i sostenitori dell’ACTA, tra cui il Commissario del Commercio de Gucht, hanno già affermato che anche in caso di responso negativo chiederanno il ricorso alla Corte di Giustizia d’Europa per confermare eventuali violazioni delle norme europee.

La violazione della proprietà intellettuale è insita in ogni attività che quotidianamente compiamo semplicemente accendendo il nostro computer e navigando in Rete. Scaricare musica, vedere film in streaming, fotocopiare un libro o semplicemente copiando un disco, non facciamo altro che violare le norme contenute nell’ACTA, ciò non vuol dire però che a causa del cattivo rispetto della legge da parte di alcuni sia necessario creare una forma di controllo nascosto che vada a minare la tutela dei dati privati di ogni individuo.

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