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A3: quell’autostrada non doveva passare di lì

Sull’A3 Salerno-Reggio Calabria si muore. Si muore perchè basta che piove un pò più del normale che può capitare ti crolli addosso una montagna, oppure basta che tu sia costretto a doverla percorrere d’inverno che rischi di ritrovarti nel bel mezzo di una fitta nevicata che ti costringerà a ore e ore di coda. Per non parlare delle fredde temperature, che molto spesso scendono diversi gradi sottozero e quindi provocano la formazione di uno strato di ghiaccio sul manto stradale.

L’A3 è l’autostrada più difficile, tormentata e pericolosa d’Italia non solo per i continui lavori che da sempre, da quando cioè nel 1974 è stata inaugurata, la caratterizzano, ma anche per le naturali condizioni ambientali, meteorologiche e orografiche del territorio che percorre.

Sull’A3 si muore davvero, e non bisogna pensare esclusivamente agli struggenti episodi in cui singole persone fisiche perdono la vita per le cause più varie possibili, ma bisogna piuttosto riflettere sulla situazione quotidiana di un’autostrada che rispecchia in pieno la morte di una Regione che è assolutamente periferica rispetto alle realtà più importanti, nazionali e internazionali, anche (e forse soprattutto) a causa del pessimo sistema di trasporti e collegamenti.

http://www.meteoweb.it/images/atre/3.JPGL’A3 è simbolo della morte del mezzogiorno, che viene così tagliato fuori da quei virtuosi circuiti dei trasporti dell’Italia centtro/settentrionale e dell’Europa, dove il sistema autostradale realizzato e gestito dall’Iri si differenzia dalle strade statali, provinciali e minori, gestite dall’Anas.
L’A3, però, è l’unica autostrada d’Italia dell’Anas, ed è l’unica autostrada d’Italia dove non si paga il pedaggio: oltre al danno, sarebbe la beffa per chi deve sorbirsi un tracciato tortuoso, lento, interrotto e spesso deviato su improponibili percorsi alternativi.

L’A3 è un’autostrada che collega due città di mare, Salerno e Reggio Calabria, appunto, ma lo fa passando per la montagna, nonostante avrebbe potuto avere lungo la costa del basso Tirreno la totalità del proprio tracciato. A questo mi riferisco quanto titolo "Quest’autostrada da lì non doveva neanche passare": non doveva passare da Rogliano, dove la sera di quel maledetto 25 gennaio scorso sono morti due ragazzi a causa di una frana provocata dalle grandi piogge degli ultimi tempi.

Non doveva passare da Lauria e Lagonegro, dove ogni anno, d’inverno, si moltiplicano i disagi provocati dal freddo e dalla neve.

Non doveva passare
, in sostanza, dalla Valle del Crati e da Cosenza.

E infatti il progetto originario dell’autostrada, realizzato nel 1961, prevedeva proprio un tracciato litoraneo: ma ai Cosentini non andava bene.

Fu Giacomo Mancini, politico socialista del capoluogo Silano, supportato anche dal democristiano Riccardo Misasi, ad accendere quei grandi dibattiti a livello Regionale e Nazionale sulle possibilità di realizzare l’autostrada che avrebbe dovuto collegare il nord al sud del Paese su percorsi alternativi, e alla fine, grazie proprio ai rapporti dell’onorevole Mancini con il governo di allora, venne preferito un percorso interno che consentisse all’A3 di passare da Cosenza.

E così venne approvato il progetto dell’A3 nella Valle del Crati, che rispetto al tracciato originario, quello litoraneo, ha comportato un allungamento della lunghezza complessiva dell’autostrada di ben 40km, con 45km di viadotti in più rispetto a quanti non ce ne sarebbero stati lungo il mare, e con 22km di gallerie in più: sono moltiplicati oltremodo i costi, oltre ai disagi per i viaggiatori.

http://www.meteoweb.it/images/atre/1.jpgL’autostrada è così costretta a salire fino ai 1.027 metri sul livello del mare di Campotenese per scalare il Pollino, e sui 643 metri sul livello del mare di Piano Lago per passare, più a sud, in mezzo a Sila e Catena Costiera: luoghi impervi, di collina o montagna, dove d’inverno nevica sempre e dove le piogge sono frequenti e violente.

L’Anas deliberò l’esecuzione del tracciato interno in un consiglio d’amministrazione a parere di molti non regolarmente convocato, in assenza del rappresentante della Regione Sicilia - Giuseppe Tesoriere, tra i più competenti esperti di ingegneria stradale in Italia, e di quelli del Cnel e della Cassa per il Mezzogiorno. Anche la Sicilia, infatti, soffre oggi lo stato di cose sull’A3, lamentando - giustamente - l’assoluta inadeguatezza del tracciato.

La Federazione italiana della Strada cricitò l’operato dell’Anas, e non solo per vizio di forma ma per il sospetto di non aver svolto un esame comparativo fra i due tracciati.

Fatto sta che poi nel gennaio 1962 iniziarono i lavori che vennero completati nel 1974, anno di inaugurazione dell’autostrada, dopo tormenti vari culminati nel 1969 con l’apertura di un fascicolo d’indagine per alcuni dirigenti dell’Anas e il presidente Giacomo Mancini per aste truccate e pagamento di tangenti da parte delle ditte appaltatrici: l’inizio di una lunga storia che continua ancora oggi, nel 2009: sono passati 35 anni, ma l’autostrada - inaugurata in pompa magna tanto tempo fa - non è stata mai completata.

E rimane, oggi, l’autostrada della morte.
Di quella morte morale, sociale ed economica di una Regione intera, di una Calabria che già di per sè sorge su un terreno difficile, con un clima a volte devastante, ma una Calabria i cui cittadini non hanno mai fatto nulla per dar vita a una fase di crescita e sviluppo che darebbe sollievo e benessere.

Una Calabria che si fa male da sola, che si costruisce le autostrade nei punti più impervi possibili anzichè praticare i tracciati più agevoli, una Calabria comandata da poteri forti di politica, ’ndrangheta e massoneria e con un’opinione pubblica lamentosa e piagnona, senza alcuna voglia di rimboccarsi le maniche e di sostituire alla classica mentalità meridionale del "tiriamo a ’campà" quell’intraprendenza mediante la quale sarebbe possibile valorizzare le pregevoli risorse gloriose che appartengono a questa terra.

Anche Cosenza, caro Mancini, starebbe meglio se fosse un capoluogo di Provincia di una Regione sviluppata, ben collegata e ricca, senza un’orrenda autostrada le passasse sotto il culo.


http://www.meteoweb.it/images/atre/4.JPG

Commenti all'articolo

  • Di dascalia (---.---.---.121) 4 marzo 2009 20:26

    QUANDO, AVERE UN SANTO IN PARADISO, SIGNIFICA ANDARE ALL’INFERNO; OPPURE QUANDO IL POLITICO LOCALE CI FA’ SOLO DANNI. FORSE ERA MEGLIO CHE QUELLO CHE GLI E’ CAPITATO QUALCHE ANNO FA, A MANCINI, GLI CAPITAVA 45 ANNI FA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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