Il voto a
Pomigliano non è andato come sperava il padrone. Adesso la sua posizione è molto scomoda; per un verso dovrà spiegare qualcosa a quei polacchi che lavorano alle sue macchine e che lui, in modo disinvolto, ha usato come arma di ricatto nei confronti dei loro colleghi italiani, per l’altro verso dovrà fare i conti con una caduta d’immagine che è sotto gli occhi di tutti.
In questi giorni il volume di fuoco contro quegli operai che non si rassegnavano a dire solo signorsì è stato imponente. Si andava da dichiarazioni (farneticanti) che facevano intravedere una svolta epocale con una separazione tra il prima di cristo e il dopo cristo sul fronte delle relazioni industriali, a discorsi sussurati tipici dei riformatori alla D’Alema e alla Fassino che chiedevano alla FIOM di arrendersi di fronte all’ineluttabile. Gente notoriamente esperta di catena di montaggio e di alienazione.
Una svendita di principi e di diritti, che fino a ieri erano patrimonio della sinistra, in nome di una modernità, che modernità non è affatto, con la pretesa di ridurre la questione lavoro a un rapporto servile in cui quello che ti rimane da fare è presentarti con il cappello in mano di fronte al tuo padrone a prescindere da quello che ti viene offerto.
Questo volume di fuoco ha usato argomenti che andavano dal classico "non hanno voglia di lavorare", una roba buona per tutte le stagioni e che alternativamente si usa per disoccupati, giovani, precari e (in questo caso) operai non allineati, a "il mondo è cambiato, c’è la globalizzazione".
Probabilmente il modello perfetto, per costoro, è rappresentato da quegli immigrati che raccolgono le arance in Calabria. Sembra che così non sia e lor signori con questa realtà dovranno fare i conti.
Una realtà che loro sanno bene essere diversa rispetto alle nude cifre; realtà fatta dalle centinaia di operai che hanno votato sì perché con una pistola alla tempia.
Eppure le hanno tentate tutte per avere il plebiscito. L’immagine di quelli che scioperano a Termini perché non possono vedere la partita propagandata su tutte le TV e i giornali di regime (tacendo sul fatto che la proposta l’aveva fatta l’azienda, e che sempre l’azienda aveva deciso di no trattando quelle persone come si fa con i ragazzini da mandare a letto per punizione), i dati sull’assenteismo (tutti precedenti al 2005) messi lì alla rinfusa senza dire i perché, l’appello del direttore di stabilimento inviato su CD rom a casa e quello dei preti durante la messa. La manifestazione con la fiaccolata fatta da qualche centinaio di persone diventate 5.000 su tutti i giornali.
Dati del colleggio operai:
4231 aventi diritto
4151 voti validi
2494 si 60%
1657 no 39,9%
23 bianche
57 nulle
Colleggio impiegati
413 aventi diritto
410 voti validi
394 si
16 no
1 bianca
2 nulle