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8X1000: difficile conciliare accoglienza, solidarietà e portafogli

Ogni anno du­ran­te la sta­gio­ne esti­va, gra­zie na­tu­ral­men­te alle mi­glio­ri con­di­zio­ni me­teo­ro­lo­gi­che e del mare, as­si­stia­mo ad un no­te­vo­le in­cre­men­to dei flus­si mi­gra­to­ri pro­ve­nien­ti dal­le co­ste me­ri­dio­na­li e orien­ta­li del Me­di­ter­ra­neo e di­ret­ti ver­so le no­stre. Non pas­sa set­ti­ma­na che non si ab­bia no­ti­zia del­l’en­ne­si­mo bar­co­ne, già ap­pro­da­to o in pros­si­mi­tà del­la ter­ra­fer­ma (ge­ne­ral­men­te in se­rie dif­fi­col­tà), col­mo di gen­te in fuga dal­la po­ver­tà o dal­le guer­re in­te­sti­ne, per­lo­più di ma­tri­ce re­li­gio­sa o et­ni­ca, che di­la­nia­no il pae­se da cui pro­ven­go­no. E, come sem­pre, man mano che au­men­ta­no gli ar­ri­vi il di­bat­ti­to pub­bli­co sul­l’ar­go­men­to si fa più ac­ce­so: da una par­te chi con­si­de­ra i mi­gran­ti dei pro­fu­ghi, che come tali han­no quin­di di­rit­to ad es­se­re ac­col­ti e a cui even­tual­men­te va dato asi­lo po­li­ti­co, e dal­l’al­tra chi in­ve­ce ri­tie­ne che si trat­ti qua­si sem­pre di im­mi­gra­zio­ne clan­de­sti­na da re­spin­ge­re sen­za se e sen­za ma.

Tra tut­ti i so­ste­ni­to­ri del­l’ac­co­glien­za “a pre­scin­de­re” spic­ca, se non da ogni pun­to di vi­sta al­me­no da quel­lo del­l’im­ma­gi­ne pub­bli­ca, la Chie­sa cat­to­li­ca. L’at­ten­zio­ne ver­so il mi­gran­te, e an­co­ra pri­ma ver­so po­ve­ri ed emar­gi­na­ti, è sem­pre sta­ta uno dei suoi ca­val­li di bat­ta­glia, an­che se poi il bud­get ri­ser­va­to a que­sti ca­pi­to­li di spe­sa non è esat­ta­men­te sta­to al­l’al­tez­za dei bei di­scor­si. In­ten­dia­mo­ci, ci sono si­cu­ra­men­te in­ve­sti­men­ti in tal sen­so, ma de­sti­na­re ap­pe­na un quin­to dell’otto per mil­le a sco­pi uma­ni­ta­ri, di cui buo­na par­te de­sti­na­to alle mis­sio­ni al­l’e­ste­ro, sem­bra poca cosa per un’or­ga­niz­za­zio­ne che basa sul­la so­li­da­rie­tà so­cia­le la sua at­ti­vi­tà. E non si trat­ta nem­me­no di dati for­ni­ti da ter­zi, è la stes­sa CEI a for­nir­li. An­che le Ca­ri­tas met­to­no a di­spo­si­zio­ne pa­sti cal­di e po­sti let­to, ma ven­go­no sov­ven­zio­na­te in lar­ga par­te da fi­nan­zia­men­ti di enti pub­bli­ci, che di fat­to ri­nun­cia­no ad oc­cu­par­si di so­li­da­rie­tà in nome del­la sus­si­dia­rie­tà, e da do­na­zio­ni di pri­va­ti. E di tan­to in tan­to ci scap­pa an­che qual­che epi­so­dio di­scu­ti­bi­le.

Pare pro­prio che tra il pre­di­ca­re la fra­tel­lan­za e la so­li­da­rie­tà, e il met­te­re mano al por­ta­fo­gli per ado­pe­rar­si in tal sen­so ci sia una cer­ta dif­fe­ren­za. E tra­la­scia­mo per un at­ti­mo il fat­to che qua­lun­que ini­zia­ti­va non sia del tut­to di­sin­te­res­sa­ta ma ab­bia come fine ul­ti­mo l’e­van­ge­liz­za­zio­ne. Come in­ter­pre­ta­re, ad esem­pio, lo sgom­be­ro de­gli im­mi­gra­ti ri­chie­sto dal­la par­roc­chia San Pio X di Ci­vi­ta­vec­chia? La cu­ria si di­fen­de ar­go­men­tan­do che gli ex­tra­co­mu­ni­ta­ri vi­ve­va­no in con­di­zio­ni igie­ni­che e di si­cu­rez­za pre­ca­rie, e ag­giun­gen­do di aver fat­to il pos­si­bi­le «fino a quan­do le ri­sor­se sono sta­te suf­fi­cien­ti», ma for­se po­te­va­no es­se­re tro­va­te al­tre so­lu­zio­ni per il pro­ble­ma. In­ve­ce alla fine si è pre­fe­ri­to sca­ri­ca­re sul­l’am­mi­ni­stra­zio­ne co­mu­na­le il “peso” di que­sti im­mi­gra­ti.

E che dire dei cam­pio­ni no­stra­ni del na­zio­na­li­smo che si ri­chia­ma alle “ra­di­ci cri­stia­ne”? Come Mat­teo Sal­vi­ni (Lega), tan­to per ci­tar­ne uno, che un gior­no si sca­glia con­tro il mi­ni­stro del­l’In­te­gra­zio­ne Cé­ci­le Kyen­ge per aver an­nun­cia­to un raf­for­za­men­to del­le strut­tu­re di ac­co­glien­za, e l’al­tro se la pren­de con il Pre­si­den­te Na­po­li­ta­no, “reo” di aver elo­gia­to i ba­gnan­ti che han­no dato vita ad una ca­te­na uma­na per aiu­ta­re i mi­gran­ti sbar­ca­ti a Pa­chi­no (SR). Chi, come Sal­vi­ni, chie­de che gli im­mi­gra­ti ven­ga­no im­me­dia­ta­men­te re­spin­ti so­stie­ne an­che che essi an­dreb­be­ro aiu­ta­ti a casa loro, in modo che non ab­bia­no mo­ti­vo di av­ven­tu­rar­si in viag­gio ver­so l’I­ta­lia. Una pro­po­sta che me­ri­ta at­ten­zio­ne, seb­be­ne sia da te­ne­re se­pa­ra­ta dal­l’as­si­sten­za do­vu­ta a chi si tro­va in pe­ri­co­lo o è fug­gi­to da zone tea­tro di guer­ri­glia.

Vale la pena di ri­cor­da­re che fon­di pub­bli­ci a di­spo­si­zio­ne ne esi­ste­reb­be­ro già, e che i cit­ta­di­ni po­treb­be­ro es­se­re an­che chia­ma­ti a fare la loro par­te per in­cre­men­tar­li: l’as­si­sten­za ai ri­fu­gia­ti e gli in­ter­ven­ti straor­di­na­ri per fame nel mon­do sono in­fat­ti due del­le quat­tro de­sti­na­zio­ni pre­vi­ste per l’Otto per Mil­le di per­ti­nen­za sta­ta­le. Isti­tu­zio­ni e po­li­ti­ci sem­bra­no re­go­lar­men­te di­men­ti­car­se­ne, e che la ra­gio­ne sia quel­la di non in­tac­ca­re al­l’ap­pro­vi­gio­na­men­to di sol­di pub­bli­ci da par­te del­la Chie­sa ci sem­bra più di una mera ipo­te­si. E se dal­la par­te dei ca­ri­ta­te­vo­li tro­via­mo i cat­to­li­ci, dal­la par­te de­gli in­tran­si­gen­ti tro­via­mo in­ve­ce… i cat­to­li­ci! Già, per­ché spes­so, poi, quel­li che so­sten­go­no la po­li­ti­ca dei re­spin­gi­men­ti ri­sul­ta­no coin­ci­de­re con i più ac­ca­ni­ti fan del tra­di­zio­na­li­smo cri­stia­no-cat­to­li­co. Come ad esem­pio la Re­pub­bli­ca di Mal­ta, ter­ra del­l’or­di­ne re­li­gio­so dei Ca­va­lie­ri Ospi­ta­lie­riin­di­ca­ta ap­pe­na 3 anni fa da papa Ra­tzin­ger come esem­pio di cri­stia­ni­tà (tut­t’og­gi a Mal­ta l’a­bor­to è il­le­ga­le), ep­pu­re de­ter­mi­na­ta non solo a re­spin­ge­re l’im­mi­gra­zio­ne, ma ad­di­rit­tu­ra ane­ga­re i soc­cor­si a chi si tro­va in se­rio pe­ri­co­lo. Nem­me­no l’U­nio­ne Eu­ro­pea è riu­sci­ta, il 6 ago­sto scor­so, a con­vin­ce­re il go­ver­no mal­te­se a la­sciar en­tra­re in por­to una nave che ave­va pre­sta­to soc­cor­so in mare a 102 mi­gran­ti. Alla fine sono sbar­ca­ti a Si­ra­cu­sa.

L’Uaar, pur non aven­do la so­li­da­rie­tà tra i pro­pri sco­pi so­cia­li ha in più oc­ca­sio­ni dato il suo pic­co­lo con­tri­bu­to. I pro­get­ti non man­ca­no, nel­la re­la­ti­va pa­gi­na sul no­stro sito ne elen­chia­mo al­cu­ni, ov­via­men­te tut­ti dal ta­glio lai­co-uma­ni­sta, in­di­can­do an­che come si può fare per fi­nan­ziar­li. Uno dei pro­get­ti se­gna­la­ti è quel­lo per la co­stru­zio­ne di una scuo­la nel cuo­re del­l’A­fri­ca nera, in Ugan­da: la Ka­se­se Hu­ma­ni­st Pri­ma­ry School. Il pro­get­to è tut­t’al­tro che con­clu­so, e anzi in que­sti mesi gli uma­ni­sti ugan­de­si sono im­pe­gna­ti nel tra­sfe­ri­men­to del­l’in­te­ra scuo­la da dove si tro­va at­tual­men­te, una ter­ra per cui pa­ga­no l’af­fit­to e per cui non vi è al­cu­na cer­tez­za per il fu­tu­ro, ad un’al­tra di loro pro­prie­tà.

A rac­con­tar­ne la sto­ria in det­ta­glio è Sean Mc­Gui­re in un ar­ti­co­lo pub­bli­ca­to sul blog Friend­ly Athei­st di He­mant Me­h­ta. Gra­zie al so­ste­gno di va­rie or­ga­niz­za­zio­ni è sta­ta av­via­ta un’ul­te­rio­re cam­pa­gna per rac­co­glie­re i fon­di ne­ces­sa­ri per la co­stru­zio­ne dei nuo­vi edi­fi­ci sul fon­do di pro­prie­tà e, quin­di, per ul­ti­ma­re il tra­slo­co. L’o­biet­ti­vo è quel­lo di rac­co­glie­re 35.000 dol­la­ri, chiun­que vo­glia con­tri­bui­re può far­lo an­dan­do di­ret­ta­men­te alla pa­gi­na su Cau­ses. Per­ché nel­l’e­ra mo­der­na non si può pre­ten­de­re di fare so­li­da­rie­tà solo for­nen­do cibo e fi­lo­so­fie pre­con­fe­zio­na­te; come dice lo stes­so Mc­Gui­re, oc­cor­re for­ni­re loro gli stru­men­ti per im­pa­ra­re a pen­sa­re in modo au­to­no­mo, non dir­gli sem­pli­ce­men­te cosa pen­sa­re.

 

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Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.40) 26 agosto 2013 15:12

    sono troppi, sono tanti.......e sopratutto una volta che sono qui ovviamente abbisognano di tutto: quanto ci costano?
    Se non si lavora i soldi non si hanno per provvedere alle necessità + disparate (sigarette ,cibo e quant’altro)...quanto paga lo stato per ogni sbarcato?
    e capita la musica..se vengono tutti da noi che succede?
    P.S.
    in Grecia e Spagna non vanno, Malta li respinge...e noi??
    MA BAsta con questo buonismo a tutti i costi...non se ne può +. Se si ha possibilità e disponibilità sono io il primo a dare, ma non abbiamo risorse x noi...come possiamo provvedere agli altri?
    Aprissero i centri d’accoglienza in Parlamento e al vaticano..voglio vedere poi se si stufano anche LORO
    (il problema è sempre della povera gente, a loro cosa gliene frega? vivono in palazzi dorati e con le scorte. ma siamo noi cittadini a vivere quotidianamente il e i problemi di furti e convivenze forzate e..malattie)

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