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8 marzo 2010 Sotto la gonna e i pantaloni dell’Informazione

Contatti improvvisati? Cominciamo con qualche notizia che rimane sotto la gonna o i pantaloni dell’Informazione.

8 marzo 2010 Sotto la gonna e i pantaloni dell'Informazione

8 marzo In Val di Susa Manganelli e non Mimose: “Siamo donne che, oltre ad essere casalinghe, lavoratrici, pensionate, studentesse, disoccupate, contadine, precarie, siamo protagoniste attive nella lotta all’Alta Velocità. Il sistema che impone il TAV in Valsusa è lo stesso che ci impone di essere composte o velate, merce/veline o al potere con arroganza contro altre donne. Portiamo con noi la foto di Marinella, simbolo della resistenza popolare in cui le donne pagano con la violenza sul proprio corpo il prezzo della disobbedienza civile. Marinella è stata selvaggiamente manganellata la notte del 17 febbraio ’10 a Coldimosso quando insieme a centinaia di persone subiva la vile aggressione dei carabinieri”.

 

I maschi, innamorati o meno, della Val di Susa, hanno chiesto oggi di diffondere la loro NAUSEA e con un p.s. in fondo: “queste righe, come le precedenti, vengono spedite a tutti i giornali e Tv. Naturalmente non una parola uscirà sulla nostra verità. Pertanto chiediamo a tutti gli uomini e donne di buona volontà,di far girare questo scritto come altri che stanno girando, di stamparli e diffonderli… la verità, quella sì che è rivoluzionaria!”

Poi ci sono le Testimonianze dal lager di Corelli in sciopero della fame e solidarietà agli antirazzisti torinesi. Inizia così: “A Corelli, dopo giorni di sciopero della fame i detenuti e le detenute cominciano ad essere debilitati ed indeboliti. Ad alcune ragazze del reparto trans sono state fatte flebo di liquidi; una è stata portata in ospedale. I detenuti hanno fatto la richiesta per esser pesati e controllati costantemente da personale medico, come è prassi durante ogni sciopero della fame, ma questo, nel centro di Corelli, non avviene. Tuttavia, nonostante le difficoltà, i reclusi continuano con determinazione, supportati anche dalla solidarietà degli antirazzisti che continuamente portano acqua e succhi al centro e mantengono ininterrottamente i contatti. Anche a Roma una ventina di reclusi continua lo sciopero. I gestori portano il cibo e loro lo rimandano indietro. Alcuni che avevano iniziato autonomamente lo sciopero qualche giorno prima degli altri oramai sono 10 giorni che non mangiano e sono molto provati. A differenza che a Milano i reclusi sembra che siano pesati e monitorati regolarmente ma la nuova cooperativa subentrata alla Croce Rossa nella gestione del centro non permette che i solidali portino i succhi e le bevande dall’esterno. Ciascun recluso ha in dotazione solo un litro d’acqua al giorno diviso in due bottigliette da mezzo litro, una la mattina ed una la sera. E solo con questo portano avanti la loro lotta. A Torino intanto lo sciopero continua a staffetta. Bologna invece è un caso a parte. Dopo due giorni che non si avevano più notizie da dentro i reclusi hanno risposto alle chiamate dei solidali. Lo sciopero si è interrotto dopo il primo giorno, tranne che per un recluso che continua il suo sciopero della fame in solitaria e per motivi personali. Il motivo di questa difficoltà è presto detto: in questo cie infatti sembra sia una prassi quella di drogare con tranquillanti il cibo dei reclusi, al punto tale che ogni volta che li si chiama rispondono del tutto intontiti ed addormentati, quale che sia l’ora del giorno in cui li si senta…”

Riprendendo titolo e notizie: La Sicilia mentre dorme aspetta che cambia la sua sorte… del 30 ottobre 2009, aggiorno. Affacciandosi al sud, si legge: *Le donne dei Call Center* trapanesi Multi Media Planet e B2B, l’otto marzo, non hanno molto da festeggiare, e se è per questo neanche gli uomini… Però in compenso, hanno molto diritto e molti motivi per manifestare, protestare etc... Ecco perché, in occasione della festa della Donna, alle ore 19, in Piazza Martiri D’Ungheria a Trapani, il *Comitato Spontaneo Lavoratori* dei Call Center ha organizzato una fiaccolata per le lavoratrici e i lavoratori anche in ricordo di *Francesco Magro, operaio edile di 26 anni, morto il 27 febbraio *in un incidente sul lavoro a San Vito Lo Capo.

Leggo pure che in Nigeria… “Dormivano tutti nel villaggio di Dogo Nahawa, nel centro della Nigeria, quando dalle colline è sceso l’inferno. Uomini, donne, bambini si sono svegliati di colpo, si sono precipitati fuori tra le urla e gli spari. Ed è cominciato il massacro: i machete hanno lasciato sul terreno decine di persone. Almeno un centinaio i morti, decine i feriti, molti dei quali ustionati o mutilati”. La strage dicono che sia accaduta in una zona già teatro di scontri e massacri interetnici e interreligiosi, crocevia obbligato tra il nord a maggioranza musulmano e il sud a maggioranza cristiano, come a gennaio, quando ne morirono più di 400.

marzo 2006 scrivevo Io non ce la faccio l’8 marzo

marzo 2007 TU CUCI IO TAGLIO Oh Casta diva…

marzo 2008 Adorate rincorse assediate donne dall’ 8 marzo

marzo 2009 l’8 marzo di un arcivescovo brasiliano e del Vaticano

Ho rintracciato queste storie di donne e di uomini, in spazi che mi hanno ospitato in questi anni, e alcuni poi negato. Fa spavento, fa davvero paura come le notizie si ripetano uguali, cambiano solo le cifre delle morte e dei morti, i luoghi dell’oppressione e l’aumento di quelli dove la Mistificazione regna sovrana.

Non ho da augurare un bel niente, se non di superare e resistere a certe Giornate, noi tutte e tutti, invisibili per niente.

Sia il vento forte a scompigliare tutte le pagine già scritte. Perché tutto cambia, Todo Cambia, se non abbiamo paura di volare via.

Una mattina ci hanno regalato un porcellino d’India.
Ce l’hanno portato in una gabbia. A mezzogiorno gli ho aperto la porta della gabbia

Sono tornato a casa all’imbrunire e l’ho trovato tale e quale l’avevo lasciato: dentro la gabbia, che si afferrava alle sbarre, atterrito di libertà.

Eduardo Galeano.

 

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