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50 anni dopo il Muro di Berlino, troppe barriere lacerano ancora l’umanità

Fra il 12 e il 13 agosto di 50 anni fa, in una notte che avrebbe segnato i destini dell'Europa nei decenni successivi, nella Germania ancora dilaniata dagli esiti del secondo conflitto mondiale, venne condotta la "Operazione Rosa". Da un giorno all'altro, parenti ed amici si ritrovarono divisi e le case e le strade separate da una barriera terrificante: il Muro di Berlino. Per 28 anni, i soldati dell'Esercito nazionale del popolo (Nva) e dei Gruppi di Combattimento della Classe Operaia (KdA) avrebbero sorvegliato quei lunghi chilometri di grossi massi e di filo spinato, pronti a sparare a vista su chiunque avesse cercato di fuggire attraversando il confine.

Il Muro venne eretto sul suolo controllato dalla Germania est e negli anni seguenti venne continuamente rafforzato. Nel giugno 1962 fu creata la cosiddetta "striscia della morte", un secondo muro all'interno della frontiera destinato a rendere più difficile la fuga verso la Germania Ovest: 105,5 km di fossato anticarro, 302 torri di guardia con cecchini armati, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga 177 km e sorvegliata dai Vopos, la polizia paramilitare della Ddr, con l'aiuto di feroci cani da guardia. Nel 1975 il Muro fu completamente ricostruito e dieci anni dopo fu anche rasa al suolo la chiesa della Riconciliazione, che ostacolava il passaggio delle guardie di confine.

Chiamata il "Muro della vergogna" a Ovest, e il "Muro di protezione antifascista" a Est, la grande barriera attorno a Berlino Ovest era stata costruita per impedire la continua fuga dalla Germania comunista. Prima di allora, fino al 1961, ben 3,5 milioni di tedeschi dell'est, in maggioranza giovani istruiti e professionisti pari al 20% dell'intera popolazione, erano passati a Ovest. Almeno 5 mila persone tentarono la fuga dopo l'erezione del Muro, alcuni con metodi originali e fantasiosi, ma all'incirca in 200 (o in 400, a seconda delle stime) persero la vita.

Il primo morto fu Ida Siekmann, che il 22 agosto 1961 perì calandosi da una finestra di Bernauer Strasse. Mentre il primo fuggitivo ucciso fu Guenter Liftin, un sarto 24enne, raggiunto da un proiettile alla nuca due giorni dopo mentre tentava di fuggire a nuoto all'altezza del porto di Humboldt. L'ultimo morto, l'8 marzo 1989, fu Winfried Freudenberg, precipitato al suolo a Berlino Ovest con una mongolfiera che aveva lui stesso costruito.

Fra le vittime anche molti bambini, come un piccolo di otto anni che nel 1972 annegò nella Sprea. Il fiume apparteneva all'Est, e le guardie di confine impedirono i soccorsi dell'Ovest. Uno dei più tragici tentativi di fuga fu quello del diciottenne Peter Fechter, ferito da proiettili sparati dalle guardie di confine della Ddr il 17 agosto 1962 e poi lasciato morire dissanguato nella striscia della morte, sotto l'occhio dei media occidentali.

Il passaggio legale da una parte all'altra di Berlino era possibile solo attraverso sette varchi esterni, fra cui il noto "Check point Charlie", e uno sotterraneo nella stazione della metropolitana di Friederichstrasse. A poter varcare il confine, però, erano soprattutto soldati delle forze alleate, diplomatici e turisti dell'ovest. Per poter riabbracciare parenti ed amici, la quasi totalità dei berlinesi ha dovuto aspettare il 9 novembre del 1989, quando assieme al Muro venne abbattuta una delle più sanguinarie ideologie del "secolo breve".

Tuttavia, non è bastato far cadere il comunismo e il nazifascismo per impedire che altre barriere, non solo in Europa, continuassero a separare nazioni, popoli e vite. E dagli Stati Uniti al Kashmir, dal Marocco a Gerusalemme, le frontiere diventano spesso sinonimo di odio e incomprensione. Città e paesi diversi e lontani, uniti solo da un elemento: un muro che può assumere di volta in volta il nome di "linea verde", "cortina di ferro", "muraglia cinese" o "cintura di sicurezza".

In Irlanda del Nord, la città di Belfast è divisa da un sistema di 26 muri di cemento e mattoni, ma anche da barriere di lamiera o da semplici palizzate o staccionate, che servono a tenere lontani gli Unionisti (Protestanti) dai Repubblicani (Cattolici).

C'è poi la barriera che divide Israele e Palestina, forse la più odiosa fra le barriere del mondo, voluta da Ariel Sharon per consolidare con alti steccati e sofisticati sistemi di monitoraggio il confine con la Cisgiordania. E' un muro iniziato nel 2002, che penetra ben al di là della “Linea Verde” istituita dalle Nazioni Unite nel 1967, lungo 730 km ed alto circa 8 metri.

L'isola di Cipro, invece, dal 1974 è divisa in due da una "zona cuscinetto" controllata dalle Nazioni Unite. A Nord c'è la Repubblica di Cipro Nord, riconosciuta solo dalla Turchia; nel restante territorio c'è la Repubblica di Cipro, entrata recentemente nell’Ue. La capitale, Nicosia, è divisa in due dalla cosiddetta “Linea Verde” composta di fili spinati e guarnigioni militari. In alcuni tratti si erge un vero e proprio muro, considerato l'ultima barriera d'Europa.

Nel Nord Africa, sono situate le due città autonome spagnole di Ceuta e Melilla, vicine allo stretto di Gibilterra e circondate dal Marocco. Attorno alle due enclavi sono state erette barriere di filo spinato e palizzate, per impedire ai migranti africani di passare la frontiera ed entrare in Europa pur restando in suolo africano.

Il confine tra gli Stati di India e Bangladesh non è diviso da un muro in cemento armato ma da una barriera metallica, sormontata da filo spinato, che corre per ben 4000 chilometri. La barriera è pattugliata da guardie e ogni anno, per gli incidenti nelle vicinanze, muoiono in media 200 persone.

Nella stessa regione c'è l'annosa questione del Kashmir, una terra divisa fra India, Pakistan e Cina ma i cui confini non sono riconosciuti da nessuna delle tre parti in causa, ognuna delle quali rivendica tutto, o quasi, il territorio da essa non occupato. Le maggiori tensioni sono sul confine indo-pakistano: le Nazioni Unite attribuirono all'India 2/3 e al Pakistan 1/3, ma la contesa non si è mai risolta.

La frontiera tra USA e Messico è lunga circa tremila chilometri. Dal 1994, un tratto lungo 22 km è diviso da una barriera di acciaio alta 3 metri, con telecamere a infrarossi, sismografi che rilevano il movimento di corpi umani, torri di osservazione, potentissimi riflettori e filo spinato che impediscono ai clandestini messicani di passare il confine.

La divisione tra le due Coree scorre lungo il 38° parallelo. Dalla fine della seconda guerra mondiale, Nord e Sud rivendicano la legittimità della propria autorità sulla totalità della penisola coreana. La linea di demarcazione è lunga 250 chilometri ed è la più protetta del mondo, con mine, armi pesanti, filo spinato, rilevatori di movimento e circa due milioni di soldati su entrambi i lati. Un'autentica polveriera su cui poggiano le sorti geopolitiche dell'intero pianeta.

Tante altre barriere, non solo fisiche, dividono le persone ad ogni angolo del mondo. Perfino nelle nostre città sempre più muri separano i quartieri ricchi da quelli poveri, i nativi dagli immigrati. Creando ghetti e provocando esplosioni di rabbia sociale.

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